Etica Sgr
Due imprese su tre attente alla responsabilità sociale
14 Ottobre 2014 12:20
due terzi di ben 2.500 imprese intervistate su scala globale hanno dichiarato di aver donato, negli ultimi 12 mesi, tempo o fondi a una causa locale: percentuale che, per quanto riguarda in particolare il nostro paese, si attesta al 61 per cento.
È questo il dato di rilievo che spicca da un’indagine condotta da Grant Thornton sui dati dell’International Business Report dalla quale si evince anche che due aziende su tre hanno migliorato la gestione dei rifiuti o l’efficienza energetica (il 67% in Italia), più della metà ha donato prodotti o servizi a organizzazioni di beneficenza (53% in Italia), e la stragrande maggioranza è coinvolta in attività di responsabilità sociale di vario genere: due terzi degli intervistati hanno inoltre dichiarato che la motivazione alla base dell’adozione di politiche di CSR (Corporate social responsibility) sta nel risparmio dei costi dei quali l’efficienza energetica è il tipico esempio.
In estrema sintesi, quel che emerge nell’ultima pubblicazione del Grant Thornton International Business Report (IBR), Corporate social responsibility: beyond financials (Responsabilità sociale d’impresa: oltre i numeri), è che le imprese in tutto il mondo sono impegnate in una serie di attività a carattere ambientale e sociale.
«Le imprese sono tenute nei confronti degli investitori, degli azionisti e anche indirettamente dei loro dipendenti, a generare profitto. Tuttavia, un numero crescente di imprenditori intravede i benefici tangibili derivanti dall’adozione di pratiche più sostenibili a livello ambientale e sociale: due terzi degli intervistati (il 52% in Italia) citano una migliore gestione dei costi quale motivazione chiave all’adozione di politiche di Csr nel proprio settore, contro poco più della metà nel 2011. Migliorare l’efficienza energetica è un grande esempio di azione che permette una riduzione dei costi con ricadute positive a livello ambientale e potenzialmente anche a livello sociale» hanno dichiarato gli analisti di Grant Thornton.
In tutti i casi, per un business leader la responsabilità sociale dovrebbe assumere un significato molto più ampio. Significa liberare il potenziale di crescita delle persone e delle comunità locali, svilupparsi ed evolvere, ma non a spese dell’ambiente naturale o della società. Significa una crescita che consideri le implicazioni a lungo termine, agendo come cittadini globali responsabili. E i dati dell’indagine dimostrano che la stragrande maggioranza delle imprese sta andando proprio in questa direzione.
“Sempre più imprese stanno comprendendo che una condotta responsabile non va a discapito del valore creato per gli azionisti, anzi. Buone prassi di responsabilità sociale sono in grado di coniugare la creazione di valore per tutti i portatori di interesse, inclusi gli azionisti. E la crescita della finanza responsabile dimostra come molti piccoli investitori se ne stiano accorgendo” sostiene Marcello Colla, CSR manager di Etica Sgr.
È questo il dato di rilievo che spicca da un’indagine condotta da Grant Thornton sui dati dell’International Business Report dalla quale si evince anche che due aziende su tre hanno migliorato la gestione dei rifiuti o l’efficienza energetica (il 67% in Italia), più della metà ha donato prodotti o servizi a organizzazioni di beneficenza (53% in Italia), e la stragrande maggioranza è coinvolta in attività di responsabilità sociale di vario genere: due terzi degli intervistati hanno inoltre dichiarato che la motivazione alla base dell’adozione di politiche di CSR (Corporate social responsibility) sta nel risparmio dei costi dei quali l’efficienza energetica è il tipico esempio.
In estrema sintesi, quel che emerge nell’ultima pubblicazione del Grant Thornton International Business Report (IBR), Corporate social responsibility: beyond financials (Responsabilità sociale d’impresa: oltre i numeri), è che le imprese in tutto il mondo sono impegnate in una serie di attività a carattere ambientale e sociale.
«Le imprese sono tenute nei confronti degli investitori, degli azionisti e anche indirettamente dei loro dipendenti, a generare profitto. Tuttavia, un numero crescente di imprenditori intravede i benefici tangibili derivanti dall’adozione di pratiche più sostenibili a livello ambientale e sociale: due terzi degli intervistati (il 52% in Italia) citano una migliore gestione dei costi quale motivazione chiave all’adozione di politiche di Csr nel proprio settore, contro poco più della metà nel 2011. Migliorare l’efficienza energetica è un grande esempio di azione che permette una riduzione dei costi con ricadute positive a livello ambientale e potenzialmente anche a livello sociale» hanno dichiarato gli analisti di Grant Thornton.
In tutti i casi, per un business leader la responsabilità sociale dovrebbe assumere un significato molto più ampio. Significa liberare il potenziale di crescita delle persone e delle comunità locali, svilupparsi ed evolvere, ma non a spese dell’ambiente naturale o della società. Significa una crescita che consideri le implicazioni a lungo termine, agendo come cittadini globali responsabili. E i dati dell’indagine dimostrano che la stragrande maggioranza delle imprese sta andando proprio in questa direzione.
“Sempre più imprese stanno comprendendo che una condotta responsabile non va a discapito del valore creato per gli azionisti, anzi. Buone prassi di responsabilità sociale sono in grado di coniugare la creazione di valore per tutti i portatori di interesse, inclusi gli azionisti. E la crescita della finanza responsabile dimostra come molti piccoli investitori se ne stiano accorgendo” sostiene Marcello Colla, CSR manager di Etica Sgr.