indice
Turbolenze dei mercati, le cose da sapere prima di agire
17 Ottobre 2014 10:33
iamo. Dopo un periodo di relativa calma, ecco che tornano le turbolenze dei mercati e, con esse, le preoccupazioni e l’ansia per gli investitori e, soprattutto, per i piccoli risparmiatori. Nelle ultime settimane gli indici di Borsa sono andati a picco e il Vix, l’indice che misura le fibrillazioni dei mercati, è balzato ad oltre quota 26 dopo essere stato per un lungo periodo intorno ai 15 punti (la media di lungo termine che discrimina tra volatilità di mercato normale e non è a quota 20).
Secondo molti osservatori sono tante le concause di questa tempesta finanziaria. Dalla ripercussioni del virus Ebola nel mondo occidentale al deterioramento del momentum economico, dalle tensioni geopolitiche internazionali al “nuovo caso Grecia”. Se a tutti questi ingredienti aggiungiamo che ci troviamo alla vigilia dei tanto attesi AQR e stress test della BCE (che dovrebbero essere diramati domenica 26 ottobre) sull’affidabilità patrimoniale degli istituti di credito europei, allora il quadro negativo è completo e spiega molte delle ragioni di questa violenta correzione.
Ma c’è di più. Non vanno trascurate nemmeno alcune voci secondo le quali alcuni importanti investitori istituzionali che erano indecisi sul prendere profitto da alcune posizioni azionarie in attivo perché non trovavano alternative valide nel reddito fisso hanno deciso, sulla scia di queste vendite, di accodarsi facendo precipitare ulteriormente gli indici di Borsa.
Resta il fatto che gli investitori devono concentrarsi sui fondamentali e non lasciarsi influenzare troppo da altri fattori secondari. Secondo alcuni operatori di mercato, per esempio i volumi degli asset a rischio (le azioni in particolari) riversate sui listini farebbero supporre che una buona parte della correzione dovuta alle eccedenze di posizionamento in portafoglio sia ormai alle spalle.
Questo non esclude affatto ulteriori colpi di coda ma è probabile che si possa trattare più di consolidamenti al ribasso che non di una caduta senza soluzione di continuità. C’è poi da aggiungere che le banche centrali (in primis la BCE) dovrebbero essere interessate a ripristinare la liquidità e l’attività dei mercati su un livello adeguato a svolgere le loro funzioni, in particolare quella di canale di trasmissione delle politiche monetarie. Ne deriva, come ha affermato Maria Paola Toschi, Market Strategist di J.P.Morgan Asset Management, che ci sono buone ragioni per mantenere la strategia di esposizione al rischio azionario.
“Il rialzo dei tassi negli Stati Uniti potrebbe essere procrastinato ma resterà lo scenario di riferimento per il 2015. Dal momento che l’economia americana è in rafforzamento (disoccupazione in calo, ribasso del prezzo della benzina che spingerà i consumi) prevediamo che il primo rialzo dei tassi della Fed possa essere deciso entro la prima metà del prossimo” commenta Maria Paola Toschi che, nonostante gli ultimi dati economici non propriamente positivi in altre zone del mondo, suggerisce di volgere l’attenzione sulla stagione dei risultati societari che negli Stati Uniti dovrebbe confermarsi positiva e in Europa potrebbe delineare ulteriori progressi dopo quelli notati già nel secondo trimestre. “I margini sono ancora molto elevati negli Stati Uniti e in crescita in Europa, e la disponibilità di cassa è molto abbondante. Anche le banche europee potrebbero essere meno penalizzate che in passato da alti accantonamenti” tiene infine a precisare Maria Paola Toschi.
Secondo molti osservatori sono tante le concause di questa tempesta finanziaria. Dalla ripercussioni del virus Ebola nel mondo occidentale al deterioramento del momentum economico, dalle tensioni geopolitiche internazionali al “nuovo caso Grecia”. Se a tutti questi ingredienti aggiungiamo che ci troviamo alla vigilia dei tanto attesi AQR e stress test della BCE (che dovrebbero essere diramati domenica 26 ottobre) sull’affidabilità patrimoniale degli istituti di credito europei, allora il quadro negativo è completo e spiega molte delle ragioni di questa violenta correzione.
Ma c’è di più. Non vanno trascurate nemmeno alcune voci secondo le quali alcuni importanti investitori istituzionali che erano indecisi sul prendere profitto da alcune posizioni azionarie in attivo perché non trovavano alternative valide nel reddito fisso hanno deciso, sulla scia di queste vendite, di accodarsi facendo precipitare ulteriormente gli indici di Borsa.
Resta il fatto che gli investitori devono concentrarsi sui fondamentali e non lasciarsi influenzare troppo da altri fattori secondari. Secondo alcuni operatori di mercato, per esempio i volumi degli asset a rischio (le azioni in particolari) riversate sui listini farebbero supporre che una buona parte della correzione dovuta alle eccedenze di posizionamento in portafoglio sia ormai alle spalle.
Questo non esclude affatto ulteriori colpi di coda ma è probabile che si possa trattare più di consolidamenti al ribasso che non di una caduta senza soluzione di continuità. C’è poi da aggiungere che le banche centrali (in primis la BCE) dovrebbero essere interessate a ripristinare la liquidità e l’attività dei mercati su un livello adeguato a svolgere le loro funzioni, in particolare quella di canale di trasmissione delle politiche monetarie. Ne deriva, come ha affermato Maria Paola Toschi, Market Strategist di J.P.Morgan Asset Management, che ci sono buone ragioni per mantenere la strategia di esposizione al rischio azionario.
“Il rialzo dei tassi negli Stati Uniti potrebbe essere procrastinato ma resterà lo scenario di riferimento per il 2015. Dal momento che l’economia americana è in rafforzamento (disoccupazione in calo, ribasso del prezzo della benzina che spingerà i consumi) prevediamo che il primo rialzo dei tassi della Fed possa essere deciso entro la prima metà del prossimo” commenta Maria Paola Toschi che, nonostante gli ultimi dati economici non propriamente positivi in altre zone del mondo, suggerisce di volgere l’attenzione sulla stagione dei risultati societari che negli Stati Uniti dovrebbe confermarsi positiva e in Europa potrebbe delineare ulteriori progressi dopo quelli notati già nel secondo trimestre. “I margini sono ancora molto elevati negli Stati Uniti e in crescita in Europa, e la disponibilità di cassa è molto abbondante. Anche le banche europee potrebbero essere meno penalizzate che in passato da alti accantonamenti” tiene infine a precisare Maria Paola Toschi.
Trending