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Borse, ai prezzi attuali le opportunità superano i rischi

20 Ottobre 2014 14:23

financialounge -  analisi Credit Suisse Fondi azionari politica monetaria suggerimenti di investimento
ta senza dubbio una settimana da dimenticare quella appena conclusa. Gli indici azionari hanno lasciato sul parterre tra il 3% e il 4% con punte anche del 5% per Piazza Affari. Un mercato che ha sorpreso molti investitori che avrebbero potuto mettere in conto una correzione ma non certo di tale entità e in così breve tempo.
Oltretutto, le ingenti perdite accusate dai listini hanno trascinato in territorio negativo quasi tutti gli indici di Borsa e, a cascata, la maggior parte delle tipologie di fondi azionari. Al contrario, la corsa ai Treasury USA e ai bund tedeschi, ha innescato un nuovo rialzo dei prezzi con ricadute positive su buona parte dei portafogli obbligazionari.

Ne consegue che chi diceva a inizio anno che l’obbligazionario fosse l’asset class più a rischio e che l’azionario potesse beneficiare almeno di una valutazione favorevole relativa (rispetto al reddito fisso) è stato seccamente smentito dai fatti. Tuttavia, alla luce di questa profonda correzione, cominciano a riaffiorare le analisi di mercato che, al di là del momentum non certo favorevole all’azionario, tornano a suggerire un posizionamento sull’equity. Tra questi studi è interessante quello di venerdi scorso a cura della Global Equity Research di Credit Suisse secondo il quale a conti fatti, ai prezzi attuali di mercato, le opportunità superano i rischi.

“Molti indicatori tattici indicano elevati livelli di pessimismo: le posizioni nette long (cioè il saldo tra le posizioni rialziste e quelle ribassiste) sui contratti future sull’indice S&P500 di Wall Street sono attualmente sui livelli più bassi dal novembre 2011 in base ai dati Credit Suisse. Inoltre una serie di indicatori di mercato evidenziano uno sconto eccessivo degli indici rispetto al rallentamento economico atteso. Per esempio il rapporto tra titoli ciclici europei e difensivi si attesta al livello più basso dal 2010 mentre la propensione al rischio sta scontando un calo negli Stati Uniti di nuovi ordini misurati dall’indice ISM (indice manifatturiero) a 45 (cioè a una crescita pari a zero per il PIL americano)” fanno notare gli esperti di Credit Suisse per i quali gli investitori sono troppo pessimisti sulla crescita e non tengono nel dovuto conto del fatto che il calo dei prezzi delle materie prime (che stanno mostrando andamenti comunque inferiori a quelli seppure non molto brillanti del ciclo economico) e la forza del dollaro stanno contribuendo a ridistribuire la crescita globale.

In Europa, gli indicatori di domanda domestica hanno retto molto meglio degli indicatori industriali (suggerendo pertanto un possibile rimbalzo con la riduzione delle scorte di magazzino). Inoltre, mentre i segnali mostrano che il credito bancario sta lentamente migliorando (come si evince dall’M1 reale, l’ aggregato ristretto monetario composto dal denaro circolante e dei depositi a vista), gran parte della shock legato alla Russia e alla Cina è stato quasi del tutto assorbito. Infine, la politica monetaria resterà ancora più flessibile a livello globale. Ne consegue che, secondo le stime degli analisti svizzeri, le valutazioni appaiono favorevoli: l’equity risk premium (ERP) negli Usa si attesta secondo loro al 5,9% mentre il consenso degli analisti lo stima al 7,3%. L'eccesso di liquidità è inoltre di supporto: l’M1 è in crescita del 4,5% al di sopra del PIL nominale che, tradotto in pratica, implica un re-rating (cioè una possibile rivalutazione al rialzo) del 10% delle azioni.

“Noi pensiamo che, in aggregato, i bilanci delle banche centrali si espanderanno nel 2015 rispetto al 2014 (per effetto del QE in Europa e in Giappone). Abbiamo comunque leggermente ridotto le nostre stime di Eps (utili per azioni) per il prossimo anno portandole al +7,4% per gli Stati Uniti e al +13,4% per l'Europa” sottolineano i professionisti di Credit Suisse che poi spiegano anche quali siano i rischi: “La Cina rimane il rischio economico più significativo, a nostro avviso, tuttavia le transazioni immobiliari sembrano essere in via di stabilizzazione dopo le recenti misure governative e la crescita del deposito di garanzia salito su base annua del 10 per cento. Il secondo fronte di pericolo deriva dagli high yield dove gli spread si sono ampliati molto: tuttavia, per tutta una serie di ragioni, sebbene tale fenomeno in passato sia sempre stato anticipatore dei mercati azionari ribassisti, riteniamo che resti una condizione necessaria ma non sufficiente per decretare un mercato orso”.

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