livello di rischio

Debito emergente in valuta locale, la selezione è il valore aggiunto

24 Ottobre 2014 08:40

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tet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity, ha deciso di riportare ad un peso neutrale (da sottopeso) il debito emergente in valuta locale mantenendo un approccio selettivo sia a livello valutario (per esempio sul real brasiliano e la lira turca) che obbligazionario (bond messicani).
A livello valutario, invece, la PSU ha ridotto il sottopeso dello yen e dell’euro rispetto al dollaro USA. Ma procediamo con ordine, e iniziamo dal debito emergente in valuta locale che, secondo gli esperti della PSU, appare sempre più interessante, poiché le valutazioni di bond e divise non riflettono le prospettive a lungo termine delle economie in via di sviluppo.

“Ciò vale soprattutto per le valute emergenti, che in base ai nostri modelli sono scambiate nell’insieme a circa due deviazioni standard sotto il fair value” fanno presente gli specialisti della PSU che sono di conseguenza passati da una posizione di sottopeso ad una neutrale sull’asset class senza abbandonare la rigorosa selezione delle emissioni in funzione delle prospettive delle valute sottostanti e dei tassi di interesse: “Real brasiliano e lira turca sono tra le divise con il maggior potenziale di rialzo a breve termine, mentre altre, come il rublo russo, sono ancora penalizzate dalle vicende geopolitiche. Anche alcuni mercati obbligazionari presentano valutazioni estremamente allettanti. I titoli di stato messicani denominati in peso appaiono particolarmente interessanti grazie al forte aumento dell’extra rendimento offerto rispetto al Treasury americani (lo spread tra i tassi messicani e statunitensi a 5 anni attesa dagli investitori fra cinque anni di attesta a 400 punti base, un livello ingiustificabile)” dicono i professionisti della PSU che, per finanziarie questo investimento, hanno ridotto la posizione sul debito corporate emergente da lunga (sovrappeso) a neutrale, una decisione in parte dettata dai timori per le condizioni del mercato non più liquido come un tempo.

“Il contesto di liquidità sembra peggiorare anche in altri segmenti di mercato dei corporate bond, soprattutto nell’high yield, dove aumenta lo squilibrio fra il volume di titoli nei fondi di investimento (in costante crescita) e le scorte dei market maker dell’asset class (che tendono invece a diminuire). La liquidità giornaliera fornita da diversi Etf high yield statunitensi potrebbe inoltre ampliare le oscillazioni dei prezzi, specialmente se più investitori intendono vendere contemporaneamente. Per questo motivo manteniamo un’esposizione neutrale alle emissioni investment grade” puntualizza la PSU il cui attuale posizionamento è neutrale su tutti i segmenti corporate, nel quadro di una maggiore cautela nei confronti del rischi di credito globale.

Su altri mercati la PSU ha incamerato dei profitti su posizioni valutarie di lunga data. “Ad esempio, nelle ultime settimane abbiamo considerevolmente ridotto il sottopeso dello yen rispetto al dollaro, alla luce della recente flessione della valuta nipponica. Lo stesso è accaduto per la posizione corta (ribassista) sull’euro, leggermente ridimensionata dopo il deprezzamento della moneta unica nei confronti del dollaro Usa. Siamo tuttavia consapevoli che l’euro potrebbe scendere ancora, a causa di un possibile ulteriore allentamento da parte della Bce e della progressiva riduzione degli stimoli monetari negli USA. Una politica più accomodante dovrebbe comunque avere un effetto meno marcato sui titoli di Stato europei, in particolare su quelli italiani e francesi, già scambiati a livelli elevati” rivela la PSU.

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