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Fondi pensione, più dettagli sui rischi in portafoglio

4 Novembre 2014 11:00

financialounge -  danimarca livello di rischio
rità di vigilanza finanziaria danese richiederà ai fondi pensione di presentare relazioni trimestrali più dettagliate sugli investimenti alternativi per monitorare l'utilizzo dei fondi hedge, nonché l'esposizione a progetti di private equity e infrastrutture.
La decisione ha l’obiettivo di tenere sotto attenta osservazione i rischi nelle strategie di investimento delle casse di previdenza.

Si tratta di una decisione che vede la Danimarca apripista di un sistema che dovrebbe essere introdotto in tutta l'Unione europea nel 2016. Le nuove regole permetteranno ai fondi pensione di investire in base a un modello basato sulla prudenza invece che impostato sulla definizione di limiti delle quote di portafoglio da destinare ad investimenti non tradizionali. In Danimarca, l'approccio si è dimostrato problematico in quanto è l'unico paese della UE ad aver adottato tale modello dal 2012.

Ma proprio questa particolarità rende l’esperienza danese particolarmente seguita in tutto il resto d’Europa. La decisione adottata dalle autorità danesi, dopo quasi due anni di esperienza, è dovuta anche alla mancanza di orientamenti chiari e potrebbe portare gli asset manager responsabili delle gestioni pensionistiche ad interpretazioni errate in quanto il loro obiettivo è quello di incrementare i rendimenti. In pratica, le autorità di vigilanza non vietano l’utilizzo di investimenti alternativi ma suggeriscono di ponderarne bene l’uso.

Esiste infatti la preoccupazione che i fondi pensioni sottovalutino il rischio sottostante. Le casse di previdenza danesi evidenziavano 152 miliardi di corone (21 miliardi di euro) alla fine del 2012, pari a circa il 7 per cento dei loro bilanci, in partecipazioni ed altre attività che la FSA (la divisione del Ministero di Economia danese che ha giurisdizione sulle pensioni) classifica come illiquidi, opachi e più a rischio.

Quanto sta accadendo in Danimarca non può non richiamare l’attenzione a ciò che accadde nel 2007 ad alcuni importanti fondi monetari area euro e area dollaro. Nell’estate di quell’anno, questa tipologia di fondi (venduti come tra i più stabili in termini di oscillazioni del valore delle quote e degli attivi che dovrebbero avere in cassa) registrarono perdite consistenti (fino al -7%) in poche settimane poiché avevano investito in modo massiccio in ABS con sottostanti mutui subprime USA: titoli obbligazionari che, nonostante la Tripla A assegnata dalle principali agenzie di rating, si rivelarono «bond spazzatura» facendo registrare ingenti perdite ai gestori e ai sottoscrittori dei fondi.
Della serie, la prevenzione non è mai troppa.

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