Banca Centrale Giappone

QE della BCE, ecco perché non serve

7 Novembre 2014 10:00

financialounge -  Banca Centrale Giappone BCE Federal Reserve quantitative easing
affetta con un tempismo eccezionale.
Se fossimo nell’ambito dell’atletica leggera si potrebbe commentare così quello che è accaduto la scorsa settimana tra la Fed e la BOJ (Bank of Japan). Con la prima che ha comunicato la fine del proprio Quantitative Easing (QE) e la seconda che, sorprendendo i mercati, ha annunciato un nuovo incremento espansivo.

L’istituto centrale nipponico già protagonista delle scene tra la fine del 2012 e la prima metà del 2013 tramite il suo programma di allenamento quantitativo e qualitativo, ha infatti ufficializzato che accelererà l’espansione della base monetaria di ulteriori 10-20 mila miliardi di yen, triplicando gli acquisti di ETF e trust immobiliari e di fatto estenderà la duration media delle obbligazioni che detiene in portafoglio. Dunque il testimone virtuale in tema di QE passa dalle mani dalla FED a quelle della BOJ.
Cosa farà invece la BCE?

Mentre Draghi ieri ha guadagnato di fatto altro tempo, per Morgan Stanley Research Europe non è necessario un quantitative easing dell’Eurotower. Vediamo insieme le loro ragioni.
“A conti fatti, riteniamo che un QE della Bce con un'ampia base, vale a dire, gli acquisti su larga scala di titoli di Stato, sia attualmente più lontano rispetto a quanto il mercato stimi in questo momento: attribuiamo a tale ipotesi una percentuale del 40 per cento” fanno sapere gli esperti di Morgan Stanley Research Europe per i quali il QE non è una panacea: per loro, infatti, nel lungo termine gli effetti collaterali negativi del QE sul sistema finanziario potrebbero minare gli sforzi dell’Eurotower per riparare il canale del credito bancario attraverso l’asset quality review (AQR), i TLTRO e i due programmi di acquisto di bond sul mercato.

Inoltre, gli specialisti di Morgan Stanley Research Europe pensano che il QE non sarebbe coerente con la recente decisione dell’Eurotower di ridurre il tasso di deposito spostato ulteriormente in territorio negativo.

“I mercati trascurano che anche un modesto prelievo TLTRO potrebbe avere un impatto notevole sui costi di finanziamento di deposito per le banche, in particolare nella periferia della zona euro” sottolineano gli analisti di Morgan Stanley Research Europe per i quali il QE non servirebbe neppure a indebolire l’euro né a stabilizzare le aspettative di inflazione. In particolare secondo gli strategist valutari di Morgan Stanley la divisa unica europea dovrebbe rimanere sotto pressione anche in assenza di un ulteriore allentamento da parte della BCE mentre le previsioni a medio termine indicano un aumento dei prezzi al consumo che dovrebbero stabilizzarsi intorno all’1,90-2,00 per cento.

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