Borsa di Tokyo

Anche nel 2015 la Borsa di Tokyo offrirà opportunità

11 Dicembre 2014 09:30

financialounge -  Borsa di Tokyo mercati azionari nikkei 255 Pictet Sam Perry
e la correzione tra lunedi e mercoledi dovuta alle forti tensioni sui mercati per la Grecia e il prezzo del petrolio, nelle ultime due settimane il listino azionario di Tokyo ha registrato un significativo rialzo in seguito all’ampliamento del programma di stimolo monetario della banca centrale nipponica (BoJ) e all’annuncio del fondo pensioni statale (GPIF) di una riallocazione superiore alle attese dalle obbligazioni alle azioni delle società locali.
Un exploit che ha consentito all’indice Nikkei 225 di inserirsi, con una performance del 18,07%, al secondo posto nel podio dei tre migliori listini azionari dei mercati sviluppati delle ultime 52 settimane (calocate fino a venerdi 5 dicembre), alle spalle del Total return index di Bruxelles (+20,73%) e davanti al Sax All share di Stoccolma (+17,48%).

Sullo sfondo, intanto, una serie di iniziative dovrebbero finalmente migliorare la corporate governance in Giappone. I dirigenti, finora protetti da una fitta rete di partecipazioni incrociate, non potranno più mettere i propri interessi al di sopra di quelli degli azionisti. Le aziende, quindi, dovranno investire la liquidità, migliorare la corporate governance e massimizzare il valore per gli azionisti.

Inoltre la nuova strategia di asset allocation del GPIF (che complessivamente amministra un patrimonio da 130.000 miliardi di yen, cioè circa 870 miliardi di euro) fornirà una duratura fonte di domanda di titoli azionari giapponesi. La decisione del fondo di incrementare gli investimenti in titoli locali al 25% (+/–9%) dall’attuale obiettivo centrale del 12% (+/–6%) implica ulteriori acquisti per 10.000 miliardi di yen. Per raggiungere il limite superiore del target, gli acquisti dovrebbero arrivare a 21.000 miliardi di yen, cioè circa il doppio delle partecipazioni correnti.

Chi non crede nel mercato azionario giapponese potrebbe obiettare che tutto questo conta poco se l’economia resta debole. Nel terzo trimestre, infatti, il PIL ha subito un’inattesa contrazione dell’1,6% su base annualizzata, anche a causa dell’impatto negativo dell’aumento dell’imposta sulle vendite all’8% in aprile.

Tuttavia, i segnali di un’imminente ripresa non mancano. La spesa al consumo ha dimostrato una buona tenuta al di fuori degli acquisti di beni di un certo valore come i televisori.
Un altro segnale incoraggiante arriva dal mercato del lavoro. Se per i dipendenti a tempo indeterminato assistiamo solo a graduali aumenti salariali, per il personale a tempo determinato, i cui livelli retributivi sono solitamente più sensibili alla domanda, l’inflazione salariale è notevolmente aumentata dall’anno scorso, raggiungendo un tasso di crescita annua del 3,5%. Insieme al più vasto programma di QE della BOJ, ciò dovrebbe favorire il conseguimento dell’obiettivo di inflazione sottostante del 2% e, di conseguenza, una rotazione degli investitori locali dai titoli di Stato agli asset rischiosi come le azioni.

“A nostro giudizio, anche il rinvio del secondo rialzo dell’imposta sulle vendite ad aprile 2017 è positivo, in quanto dovrebbe incentivare la spesa dei privati e gli investimenti aziendali. Le prossime elezioni generali dovrebbero inoltre dissipare le incertezze sul piano politico. Stando ai sondaggi, la coalizione di governo di Abe potrebbe prevalere su un’opposizione frammentata. Un nuovo mandato quadriennale darebbe al Primo Ministro l’appoggio necessario ad attuare il resto del programma di riforme strutturali” sottolinea Sam Perry, Senior Investment Manager Japanese Equities di Pictet Asset Management per il quale qualunque cosa riuscirà a fare Abe, per gli investitori sarà importante non perdere di vista la liquidità.

“Nel quadro di una crescente inflazione, il denaro, un tempo asset difensivo, diverrà un asset in perdita e le società cominceranno a normalizzare i bilanci e a investire il cumulo di liquidità. Vedremo quindi aumentare il RoE (return on equity) delle aziende e chiudersi il divario di valutazione che esiste attualmente fra il mercato azionario giapponese e quello internazionale” conclude Sam Perry.

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