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Idee di investimento - Obbligazioni - 15 dicembre 2014

15 Dicembre 2014 09:35

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ante le tensioni della scorsa settimana a seguito della potenziale instabilità politica della Grecia, i mercati obbligazionari dovrebbero proseguire anche nel 2015 il trend degli ultimi 12-18 mesi, almeno per quanto riguarda l’area euro.

Un’alternativa concreta per gli investitori nel reddito fisso in un contesto di bassi rendimenti e volatilità persistente potrebbe essere il Credit Suisse (Lux) Absolute Return Bond, il nuovo fondo obbligazionario lanciato in Italia da Credit Suisse Asset Management. Questo comparto, conforme alla Direttiva UCITS IV, è infatti indicato agli investitori in cerca di un buon livello di reddito stabile in qualsiasi fase di mercato, sia rialzista che ribassista, ma sempre con un controllo rigoroso del rischio per contenere il pericolo di perdite.
Il suo principale obiettivo d’investimento, come spiegato nell’articolo “Ecco l’alternativa al reddito fisso poco generoso“ è quello di generare un rendimento assoluto positivo non correlato ai cicli di credito ma entro un livello di volatilità ben definito attraverso un portafoglio investito in obbligazioni governative, semi-governative e societarie high grade a breve termine, altamente liquido e diversificato su più classi di attivi, stili di investimento, orizzonti temporali e aree geografiche (sia mercati sviluppati che emergenti). Il fondo, inoltre, utilizza strategie direzionali e di «relative value» sia lunghe (rialziste) che corte (ribassiste), tipiche dei gestori hedge, su tassi d’interesse, titoli di credito e cambi.

Per Chiara Bellon, Head of Portfolio Management Italy di Vontobel invece, la trama di fondo rende le obbligazioni dei paesi sviluppati (sia governative che societarie), nella maggioranza dei casi, poco interessanti per l’investitore. Per la strategist, come ha modo di argomentare nell’articolo “Moderatamente positivi su Europa e mercati emergenti”sono al contrario attraenti i rendimenti delle obbligazioni emerging markets, anche quelle corporate, sia in valuta forte che in divisa locale. Basti pensare che attualmente i bond emergenti in valuta forte e quelli societari mostrano un rendimento tra i cinque e i sei punti percentuali mentre le emissioni in valuta locale si attestano al 7 per cento. Osservando l’andamento dello spread di questi titoli in valuta forte in rapporto ai Treasury USA, si può constatare che il differenziale oscilla in prossimità dei 300 punti base (+3,00%), un buon livello che, inoltre, è più o meno la media attorno alla quale si è mosso negli ultimi cinque anni.

Paul McNamara, Investment Director GAM e gestore del fondo GAM Star Emerging Market Rates, dal canto suo, ha osservato con attenzione la situazione sui mercati delle commodity riducendo, sostanzialmente, l’esposizione verso i Paesi esportatori di materie prime: privilegia invece i Paesi che esportano beni industriali e servizi. Tra questi Paesi figurano, come ricordato nell’articolo “Calo delle commodity, ecco i paesi emergenti da preferire”, in particolare l'Ungheria, la Polonia, il Messico e l’India: questi Paesi inoltre sono anche importatori netti di petrolio, e pertanto beneficiano dal calo del prezzo del petrolio.

A proposito infine delle quotazioni del greggio, nell’articolo “Il ribasso del petrolio potrebbe favorire la crescita globale” gli esperti di BNP Paribas Investment Partners
lo ritengono complessivamente positivo per l’economia globale. Uno scenario nel quale la BCE potrebbe accentuare l’allentamento quantitativo: ecco perché la loro strategia, nel caso si concretizzasse questa eventualità, consiste nel sovrappesare le obbligazioni societarie investment-grade europee.

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