credit default swap
Italia, una probabilità su quattro di fallimento entro il 2024
16 Dicembre 2014 09:45
vosismo dei mercati di queste ultime due settimane scatenato anche dalla nuova potenziale instabilità politica in Grecia non sembra aver colpito in modo incisivo il debito pubblico della zona euro. Tuttavia, i titoli di stato italiani hanno una probabilità del 23,64% di andare in default (fallimento) nei prossimi 10 anni.
A formulare questa stima è il cosiddetto tasso di default implicito (Tdi), cioè il parametro in base al quale si misurano (in percentuale) le possibilità che il mercato attribuisce al fallimento di uno specifico emittente obbligazionario: tramite una formula matematica basata sui CDS (Credit Default Swap) è infatti possibile elaborare la probabilità di default in un arco di tempo definito (per esempio un anno, cinque o dieci anni).
I CDS sono, in estrema sintesi, dei veri e propri contratti finanziari derivati del credito, che hanno come obiettivo specifico quello di assicurare i propri investimenti obbligazionari.
Negli ultimi anni la loro diffusione è aumentata in modo esponenziale anche per effetto della crisi del debito sovrano della zona euro che ha alimentato la domanda di protezione verso emittenti ritenuti, fino a pochi anni fa, «praticamente senza rischi».
Il funzionamento dei CDS è piuttosto semplice.
Facciamo un esempio ipotizzando che un possessore di titoli di stato italiani, per un controvalore di 100 mila euro, desideri assicurarsi dal rischio insolvenza per i prossimi 5 anni: tenendo conto che il Cds del debito italiano a 5 anni si posiziona intorno ad un costo di 120 punti base, si può sottoscrivere un contratto sui CDS sull’Italia a 5 anni per 1.200 euro. Nel caso in cui il Tesoro italiano andasse in default entro il 2019, l’investitore sarebbe assicurato per il capitale di 100 mila euro mentre, in caso contrario (cioè nella situazione in cui il debito italiano non fallisse), perderebbe il «premio pagato» di 1.200 euro. Tradotto in percentuali, il prezzo del CDS «italiano» a 5 anni riflette una percentuale di fallimento dell’8,2%: il CDS a un anno, che costa 35 punti base, equivale a un Tdi dello 0,55% mentre il CDS a 10 anni (che, come abbiamo detto sopra, esprime un Tdi del 23,64%) quota a circa 200 punti base.
A formulare questa stima è il cosiddetto tasso di default implicito (Tdi), cioè il parametro in base al quale si misurano (in percentuale) le possibilità che il mercato attribuisce al fallimento di uno specifico emittente obbligazionario: tramite una formula matematica basata sui CDS (Credit Default Swap) è infatti possibile elaborare la probabilità di default in un arco di tempo definito (per esempio un anno, cinque o dieci anni).
I CDS sono, in estrema sintesi, dei veri e propri contratti finanziari derivati del credito, che hanno come obiettivo specifico quello di assicurare i propri investimenti obbligazionari.
Negli ultimi anni la loro diffusione è aumentata in modo esponenziale anche per effetto della crisi del debito sovrano della zona euro che ha alimentato la domanda di protezione verso emittenti ritenuti, fino a pochi anni fa, «praticamente senza rischi».
Il funzionamento dei CDS è piuttosto semplice.
Facciamo un esempio ipotizzando che un possessore di titoli di stato italiani, per un controvalore di 100 mila euro, desideri assicurarsi dal rischio insolvenza per i prossimi 5 anni: tenendo conto che il Cds del debito italiano a 5 anni si posiziona intorno ad un costo di 120 punti base, si può sottoscrivere un contratto sui CDS sull’Italia a 5 anni per 1.200 euro. Nel caso in cui il Tesoro italiano andasse in default entro il 2019, l’investitore sarebbe assicurato per il capitale di 100 mila euro mentre, in caso contrario (cioè nella situazione in cui il debito italiano non fallisse), perderebbe il «premio pagato» di 1.200 euro. Tradotto in percentuali, il prezzo del CDS «italiano» a 5 anni riflette una percentuale di fallimento dell’8,2%: il CDS a un anno, che costa 35 punti base, equivale a un Tdi dello 0,55% mentre il CDS a 10 anni (che, come abbiamo detto sopra, esprime un Tdi del 23,64%) quota a circa 200 punti base.
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