Antonio Bottillo
Investimenti 2015, più asset non correlati e controllo dei rischi
18 Dicembre 2014 11:00
2015 possa rivelarsi un anno particolarmente difficile per gli investitori sono già in molti a sostenerlo. E quello che sta accadendo in queste due ultime settimane conferma la tesi in base alla quale le problematiche sul tappeto sono davvero molte e tutte molto rilevanti.
In primis c’è il continuo calo del prezzo del petrolio che, sebbene possa rappresentare un plus in termini di maggiori risorse a disposizione delle famiglie consumatrici occidentali (grandi importatori di energia), sta determinando sempre maggiori preoccupazioni relative ai paesi produttori che potrebbero andare in fallimento (default): se il Venezuela lo è quasi già di fatto, il timore è per la Russia che evoca con gli spettri del 1998, quando il paese non fu in grado di onorare gli interessi sul debito scatenando una svalutazione selvaggia su quasi tutte le divise dei paesi emergenti.
Secondo problema è l’Europa che non cresce più, è a forte rischio deflazione e che potrebbe rivedere forti tensioni sull’euro in concomitanza degli appuntamenti elettorali.
Poi c’è il potenziale impatto negativo del rialzo dei tassi americani previsti a partire dal secondo – terzo trimestre del prossimo anno.
Il tutto mentre sullo sfondo permangono le tensioni geopolitiche sempre pronte a destabilizzare le economie e i mercati i finanziari. Insomma uno scenario complesso nel quale non è affatto semplice assumere le giuste scelte di portafoglio.
Un aiuto può arrivare da un’indagine di Natixis Global Asset Management condotta sugli investitori istituzionali, italiani e internazionali. Il Centro di Ricerca Durable Portfolio Construction di Natixis ha infatti intervistato, tra ottobre e novembre di quest’anno, 642 investitori istituzionali, tra i quali fondi pensione pubblici e privati, fondi sovrani e compagnie assicurative di 27 paesi diversi. I partecipanti alla ricerca gestivano complessivamente 31.000 miliardi di dollari: tra questi, gli intervistati in Italia sono stati 43 per un totale di asset in gestione di 2.000 miliardi di dollari.
Ma cosa emerge dalla ricerca? In primis la situazione in Europa e l’andamento al rialzo dei tassi di interesse sono tra le preoccupazioni maggiori degli investitori istituzionali italiani. Poi, per gestire tali rischi, gli istituzionali italiani utilizzano principalmente strategie di risk budgeting (cioè in grado di pianificare e tenere strettamente sotto osservazione i rischi in portafoglio) e un peso maggiore verso asset non correlati. Inoltre, sebbene percepiscano le azioni come l’investimento migliore per il prossimo anno, gli investitori istituzionali continuano a essere prudenti. Molti investitori, infine, affermano che gli investimenti cosiddetti ESG (Environmental, Social and Corporate Governance ), possono essere sia una fonte di rendimento, sia una modalità per ridurre il rischio in portafoglio.
“Gli investitori istituzionali rappresentano una fonte importante per le finanze di lungo termine e i fondi pensione in particolare devono ottenere sufficienti ritorni per far fronte alle necessità attuali e future, specialmente nel momento in cui i beneficiari vivono più a lungo. Questi dati confermano come, anche in Italia, gli istituzionali siano sempre più alla ricerca di nuove tecniche di investimento capaci di assistere e aiutare i clienti a raggiungere obiettivi di lungo termine” ha commentato Antonio Bottillo, Amministratore Delegato per l’Italia di Natixis Global Asset Management.
In primis c’è il continuo calo del prezzo del petrolio che, sebbene possa rappresentare un plus in termini di maggiori risorse a disposizione delle famiglie consumatrici occidentali (grandi importatori di energia), sta determinando sempre maggiori preoccupazioni relative ai paesi produttori che potrebbero andare in fallimento (default): se il Venezuela lo è quasi già di fatto, il timore è per la Russia che evoca con gli spettri del 1998, quando il paese non fu in grado di onorare gli interessi sul debito scatenando una svalutazione selvaggia su quasi tutte le divise dei paesi emergenti.
Secondo problema è l’Europa che non cresce più, è a forte rischio deflazione e che potrebbe rivedere forti tensioni sull’euro in concomitanza degli appuntamenti elettorali.
Poi c’è il potenziale impatto negativo del rialzo dei tassi americani previsti a partire dal secondo – terzo trimestre del prossimo anno.
Il tutto mentre sullo sfondo permangono le tensioni geopolitiche sempre pronte a destabilizzare le economie e i mercati i finanziari. Insomma uno scenario complesso nel quale non è affatto semplice assumere le giuste scelte di portafoglio.
Un aiuto può arrivare da un’indagine di Natixis Global Asset Management condotta sugli investitori istituzionali, italiani e internazionali. Il Centro di Ricerca Durable Portfolio Construction di Natixis ha infatti intervistato, tra ottobre e novembre di quest’anno, 642 investitori istituzionali, tra i quali fondi pensione pubblici e privati, fondi sovrani e compagnie assicurative di 27 paesi diversi. I partecipanti alla ricerca gestivano complessivamente 31.000 miliardi di dollari: tra questi, gli intervistati in Italia sono stati 43 per un totale di asset in gestione di 2.000 miliardi di dollari.
Ma cosa emerge dalla ricerca? In primis la situazione in Europa e l’andamento al rialzo dei tassi di interesse sono tra le preoccupazioni maggiori degli investitori istituzionali italiani. Poi, per gestire tali rischi, gli istituzionali italiani utilizzano principalmente strategie di risk budgeting (cioè in grado di pianificare e tenere strettamente sotto osservazione i rischi in portafoglio) e un peso maggiore verso asset non correlati. Inoltre, sebbene percepiscano le azioni come l’investimento migliore per il prossimo anno, gli investitori istituzionali continuano a essere prudenti. Molti investitori, infine, affermano che gli investimenti cosiddetti ESG (Environmental, Social and Corporate Governance ), possono essere sia una fonte di rendimento, sia una modalità per ridurre il rischio in portafoglio.
“Gli investitori istituzionali rappresentano una fonte importante per le finanze di lungo termine e i fondi pensione in particolare devono ottenere sufficienti ritorni per far fronte alle necessità attuali e future, specialmente nel momento in cui i beneficiari vivono più a lungo. Questi dati confermano come, anche in Italia, gli istituzionali siano sempre più alla ricerca di nuove tecniche di investimento capaci di assistere e aiutare i clienti a raggiungere obiettivi di lungo termine” ha commentato Antonio Bottillo, Amministratore Delegato per l’Italia di Natixis Global Asset Management.
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