grande distribuzione
Grande distribuzione, in vetrina in base alla sostenibilità
19 Dicembre 2014 15:20
ende che producono con processi non sostenibili, senza rispettare l’ambiente e il pianeta, sono escluse dagli scaffali dei supermercati all’estero, soprattutto in Paesi come Svizzera, Germania, Austria e Paesi Bassi. La Grande distribuzione italiana è, invece, ancora indietro: l’unica notizia sul fronte sostenibilità degna di nota riguarda Federdistribuzione che ha presentato il bilancio sociale di settore, la prima rendicontazione di sostenibilità di settore.
La diversa sensibilità verso a Corporate Social Responsibility nella Grande Distribuzione Organizzata (GDO) vede la Svizzera primeggiare, uno dei Paesi più attenti al tema. Le due principali insegne, Coop (da non confondere con le nostre cooperative, ndr) e Migros che, insieme, rappresentano l’80% del largo consumo, nel loro catalogo prodotti prestano attenzione a che i fornitori si impegnino per la sostenibilità, hanno una policy molto severa e un metodo strutturato. Suddividono i prodotti in tre categorie a colori: con il verde sei approvato e ottieni supporto e collaborazione, con il giallo ti escludono dalle offerte e dalle promozioni (il che vuol dire perdere tra 30 e il 50% del fatturato) e con il rosso si tratta di un prodotto sconsigliato, che non è in vendita.
Ma oltre a fare pressione sui produttori, le insegne svolgono un altro lavoro importante: fanno comunicazione. Le insegne spiegano le policy sull’approvvigionamento non soltanto ai fornitori, ma anche ai dipendenti, che ricevono una formazione. Inoltre, informano i consumatori ai quali distribuiscono volantini con gli esempi delle tre categorie. Il consumatore non deve e non può essere al corrente di tutte le problematiche di sostenibilità che hanno le decine di prodotti venduti.
C’è un’attenzione crescente alle tematiche ambientali e della sostenibilità, come emerso dal Retail Forum, e il trend è comune in quasi tutta Europa, ma è più forte nei Paesi del Nord. In Svizzera, Germania, Austria e Paesi Bassi le insegne decidono chi fare entrare e per avere l’ok al prodotto bisogna parlare con il responsabile Csr, figura che in Italia ancora non esiste.
La diversa sensibilità verso a Corporate Social Responsibility nella Grande Distribuzione Organizzata (GDO) vede la Svizzera primeggiare, uno dei Paesi più attenti al tema. Le due principali insegne, Coop (da non confondere con le nostre cooperative, ndr) e Migros che, insieme, rappresentano l’80% del largo consumo, nel loro catalogo prodotti prestano attenzione a che i fornitori si impegnino per la sostenibilità, hanno una policy molto severa e un metodo strutturato. Suddividono i prodotti in tre categorie a colori: con il verde sei approvato e ottieni supporto e collaborazione, con il giallo ti escludono dalle offerte e dalle promozioni (il che vuol dire perdere tra 30 e il 50% del fatturato) e con il rosso si tratta di un prodotto sconsigliato, che non è in vendita.
Ma oltre a fare pressione sui produttori, le insegne svolgono un altro lavoro importante: fanno comunicazione. Le insegne spiegano le policy sull’approvvigionamento non soltanto ai fornitori, ma anche ai dipendenti, che ricevono una formazione. Inoltre, informano i consumatori ai quali distribuiscono volantini con gli esempi delle tre categorie. Il consumatore non deve e non può essere al corrente di tutte le problematiche di sostenibilità che hanno le decine di prodotti venduti.
C’è un’attenzione crescente alle tematiche ambientali e della sostenibilità, come emerso dal Retail Forum, e il trend è comune in quasi tutta Europa, ma è più forte nei Paesi del Nord. In Svizzera, Germania, Austria e Paesi Bassi le insegne decidono chi fare entrare e per avere l’ok al prodotto bisogna parlare con il responsabile Csr, figura che in Italia ancora non esiste.