Cassa Depositi e Prestiti
Sofferenze bancarie, ecco il piano per quelle immobiliari
7 Gennaio 2015 09:30
ito del perdurare della crisi e dei suoi effetti, la rischiosità dei prestiti in Italia è ulteriormente cresciuta e le sofferenze lorde bancarie sono risultate a ottobre 2014 pari a 179,3 miliardi, in aumento di 23,4 miliardi rispetto ai 155,9 miliardi di fine dicembre 2013. Il rapporto tra le sofferenze lorde e gli impieghi è del 9,5% ad ottobre (7,7% un anno prima; 2,8% a fine 2007), valore che raggiunge il 15,8% per i piccoli operatori economici (13,4% ad ottobre 2013; 7,1% a fine 2007), il 15,7% per le imprese (12,3% un anno prima; 3,6% a fine 2007) ed il 6,8% per le famiglie consumatrici (6,3% ad ottobre 2013; 2,9% a fine 2007).
Anche le sofferenze nette hanno registrato ad ottobre un aumento, passando dagli 80 miliardi di inizio anno agli 83 miliardi: il rapporto sofferenze nette su impieghi totali è risultato pari al 4,61% ad ottobre dal 4,49% di settembre 2014 (3,98% ad ottobre 2013; 0,86%, prima dell’inizio della crisi). In questo contesto sta prendendo forma un progetto sviluppato da ANCE (Associazione nazionale costruttori edili) e ora all’esame dei tecnici del Governo, dell’ABI (associazione bancaria italiana), dell’ANCI (associazione nazionale comuni italiani), dell’Alleanza cooperative e della CDP (Cassa Depositi e Prestiti).
Il progetto prevede che ogni banca italiana individui gli immobili che possono essere apportati ad un fondo partecipato da CDP per essere poi destinati all’housing sociale: CDP pagherebbe una percentuale del valore stimato dell’immobile conferito mentre, successivamente, la banca parteciperebbe con una quota, tra il 10% e il 20%, del fondo sotto forma di equity. Secondo alcuni calcoli, un immobile posseduto da una banca stimato 1 milione di euro e conferito al fondo, potrebbe generare una liquidazione, da parte di CDP, di 500 mila euro in contanti: l’istituto di credito, una volta incassato tale importo, potrebbe versare da 100 a 200 mila euro per acquistare quote del fondo immobiliare.
Un’operazione che consentirebbe alle banche di liberare molti immobili "statici" in portafoglio, alleggerendo il peso delle sofferenze e offrendo possibilità di lavoro alle imprese edili che ristrutturerebbero gli immobili destinati ad housing sociale. Un progetto che potrebbe fornire una valida soluzione per gestire il problema dei non performing loans immobiliari il cui controvalore, in Italia, ammonta a qualcosa come 40 – 50 miliardi di euro.
Anche le sofferenze nette hanno registrato ad ottobre un aumento, passando dagli 80 miliardi di inizio anno agli 83 miliardi: il rapporto sofferenze nette su impieghi totali è risultato pari al 4,61% ad ottobre dal 4,49% di settembre 2014 (3,98% ad ottobre 2013; 0,86%, prima dell’inizio della crisi). In questo contesto sta prendendo forma un progetto sviluppato da ANCE (Associazione nazionale costruttori edili) e ora all’esame dei tecnici del Governo, dell’ABI (associazione bancaria italiana), dell’ANCI (associazione nazionale comuni italiani), dell’Alleanza cooperative e della CDP (Cassa Depositi e Prestiti).
Il progetto prevede che ogni banca italiana individui gli immobili che possono essere apportati ad un fondo partecipato da CDP per essere poi destinati all’housing sociale: CDP pagherebbe una percentuale del valore stimato dell’immobile conferito mentre, successivamente, la banca parteciperebbe con una quota, tra il 10% e il 20%, del fondo sotto forma di equity. Secondo alcuni calcoli, un immobile posseduto da una banca stimato 1 milione di euro e conferito al fondo, potrebbe generare una liquidazione, da parte di CDP, di 500 mila euro in contanti: l’istituto di credito, una volta incassato tale importo, potrebbe versare da 100 a 200 mila euro per acquistare quote del fondo immobiliare.
Un’operazione che consentirebbe alle banche di liberare molti immobili "statici" in portafoglio, alleggerendo il peso delle sofferenze e offrendo possibilità di lavoro alle imprese edili che ristrutturerebbero gli immobili destinati ad housing sociale. Un progetto che potrebbe fornire una valida soluzione per gestire il problema dei non performing loans immobiliari il cui controvalore, in Italia, ammonta a qualcosa come 40 – 50 miliardi di euro.
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