BCE

Positivi sull’equity con approccio selettivo e in controtendenza

15 Gennaio 2015 16:40

financialounge -  BCE Federal Reserve mercati azionari petrolio quantitative easing
ante le incertezze derivanti dalle turbolenze dei mercati energetici, e altri potenziali sconvolgimenti come le incognite politiche in Grecia, Christophe Bernard, Chief Strategist di Vontobel, resta ottimista sui mercati azionari mondiali suggerendo al contempo un approccio di investimento selettivo e in controtendenza.
Lo strategist spiega la sua posizione partendo dalla significativa correzione del prezzo del petrolio Brent che dai 115 dollari al barile di giugno 2014 quota attualmente intorno ai 50 dollari.

“Questo straordinario sviluppo è la conseguenza dell’aumento dell’offerta a fronte di una domanda mondiale inferiore alle attese e della decisione dell’OPEC di mantenere invariate le quote di produzione: una inversione di tendenza, rispetto al passato, che crea nuovi rischi per diversi asset, ma potenzialmente dischiude anche interessanti opportunità di investimento” commenta Christophe Bernard.
Dopo un prolungato periodo di debolezza dei prezzi del petrolio, tra il 1990 e il 2003 si attestavano in media su 20 dollari USA al barile, e di bassi investimenti nell’attività esplorativa, all’inizio del secolo l’aumento della domanda della Cina e dei paesi emergenti ha fatto lievitare i prezzi a una media di 90 dollari USA tra il 2006 e 2014.
Il rialzo dei prezzi ha favorito gli investimenti nell’esplorazione petrolifera e nelle tecnologie affini. Le attività offshore in Africa occidentale, Brasile e nel Golfo del Messico hanno condotto a un incremento della produzione non-OPEC mentre dal 2006, la produzione americana di petrolio è quasi raddoppiata, passando da 5 milioni di barili di petrolio equivalente (boe) agli attuali 9 milioni, superando anche le attese più ottimistiche. Inoltre i costi unitari di produzione stanno scendendo grazie ai progressi infrastrutturali e tecnologici.

Sul piano mondiale, l’attuale eccedenza di offerta, stimata a 1,5-2 milioni di barili, si tradurrà in una riduzione degli investimenti in aree ad alto costo come il Mare del Nord, nei giacimenti profondi al largo delle coste brasiliane, nelle sabbie bituminose canadesi e anche nei progetti di shale oil e shale gas negli USA.
“Il crollo del prezzo del petrolio incide su molti asset e mercati, dalle compagnie petrolifere e i loro fornitori alle valute dei paesi esportatori di petrolio come la Russia, il Venezuela e la Norvegia. Inoltre il deterioramento della qualità creditizia di importanti (anzi importantissimi) emittenti di debito aziendale, come la brasiliana Petrobras e la russa Gazprom, potrebbe destabilizzare i mercati anche al di là del settore petrolifero” avverte Christophe Bernard che, d’altro canto, ricorda che il calo del prezzo della benzina rappresenta un notevole vantaggio per i consumatori occidentali.
Ciò vale in particolare per gli Stati Uniti, dove questo effetto equivale a un taglio annuale delle imposte pari a 150 miliardi di dollari USA.
In passato i forti ribassi dei prezzi del petrolio hanno invariabilmente stimolato l’attività economica. Inoltre, l’inflazione headline continuerà a scendere, lasciando alla Federal Reserve (Fed) un sufficiente spazio di manovra per stabilire il ritmo delle sue prossime manovre rialziste.

In Europa, dove incombe il pericolo di deflazione soprattutto a causa del calo dei prezzi energetici, la Banca centrale europea (BCE) attuerà probabilmente il suo «sovereign quantitative easing», cioè procederà agli acquisti di titoli di Stato dell’eurozona. Tuttavia, a prescindere dalle turbolenze dei mercati petroliferi, gli sconvolgimenti politici in Europa potrebbero causare ulteriori incertezze.
In Grecia, il partito di sinistra Syriza sembra partire in pole position nelle elezioni parlamentari del 25 gennaio.
“Nonostante tutto, le prospettive potrebbero non essere così cupe: anche se Syriza dovesse assumere la guida del paese, potrebbe modificare il suo programma e diventare un partner responsabile nei prossimi negoziati con la troika. Non dimentichiamo che oggi l’assetto istituzionale dell’eurozona è molto più solido rispetto agli albori della crisi dell’euro, provocata dai timori sul deficit pubblico greco. Nel complesso, sul breve periodo la volatilità dovrebbe restare elevata alla luce degli sviluppi sui mercati energetici e delle imminenti elezioni in Grecia, offrendo così opportunità per investire le liquidità disponibili. Infine, la prevista crescita degli utili aziendali, abbinata all’abbondanza di liquidità a livello mondiale, dovrebbe rappresentare un quadro positivo per le attività«rischiose» come le azioni. Noi manterremo comunque un approccio di investimento selettivo e in controtendenza” conclude Christophe Bernard.

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