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Cina, la crescita resta robusta ma è in rallentamento

21 Gennaio 2015 11:00

financialounge -  cina Craig Botham crescita economica PIL
scita economica cinese rallenterà nuovamente nel primo trimestre del 2015, poiché le riforme fiscali e il calo dei ricavi dalla vendita di proprietà terriere colpiranno i bilanci delle amministrazioni locali. A formulare questa ipotesi è Craig Botham, Emerging Markets Economist di Schroders, dopo la pubblicazione del dato sul PIL cinese di ieri mattina che ha visto l’economia in crescita del 7,3% nell’ultimo trimestre del 2014, al di sopra delle attese di mercato e portando l’espansione del PIL per l’intero anno al 7,4%, ma, tuttavia, al di sotto del target del Governo posto al 7,5% Per l’economista se il rallentamento dell’economia cinese fosse confermato pure nel primo trimestre di quest’anno vorrebbe dire maggiori stimoli, tramite tagli ai tassi di interesse e ai coefficienti sui requisiti di riserva delle banche.

“Tuttavia, ci aspettiamo anche che il Governo stabilirà per il 2015 un target più basso per la crescita del PIL, che sarà però mancato. L’espansione del settore della finanza «ombra» a dicembre, via via che lo stimolo monetario è penetrato nel sistema, indica una ragione importante alla base delle esitazioni di Pechino nel dare avvio a ulteriori stimoli: questo tema resterà valido anche nel 2015” precisa Craig Botham.

Tornando ai dati del terzo trimestre del 2014 la crescita, su base trimestrale, è rallentata dall’1,9% all’1,5%. L’espansione del PIL è stata sostenuta dagli stimoli del Governo, sotto forma di allentamento sul credito e accelerazione della spesa infrastrutturale: Pechino sembra essere, tuttavia, più cauta rispetto al passato nell’uso delle leve economiche a propria disposizione, poiché crescono gli squilibri e le instabilità. A dicembre, i dati a maggior frequenza, si sono mossi intorno alle attese.

Per esempio, mentre la produzione industriale ha superato le attese, attestandosi al 7,9% rispetto al 7,2% su base annua del mese precedente, le vendite al dettaglio hanno deluso, contrariamente a quanto accaduto a novembre. Gli investimenti, al contempo, sono risultati in linea alle attese, mostrando una crescita annuale del 15,7%, solo marginalmente inferiore al dato di novembre (15,8%).
Tale risultato è giunto nonostante l’ulteriore rallentamento degli investimenti immobiliari e la stagnazione dei dati sul manifatturiero, grazie al forte supporto offerto dal settore delle infrastrutture, cresciuto ancora una volta di più del 20% su base annuale. Le vendite immobiliari, d’altro canto, sono nuovamente diminuite, sebbene a un ritmo lievemente inferiore rispetto a novembre.

“Combinando tale fattore con il rallentamento degli investimenti in real estate, sembra che, come ci aspettavamo, l’allentamento monetario già realizzato non sia stato sufficiente a dare nuovo vigore al settore. Una serie di recenti report relativi al tasso di default sulle obbligazioni e ad altre difficoltà delle imprese edili riflette tale problema; il Governo sembra per ora a suo agio con l’idea di far «soffrire» ancora un pò il settore privato” spiega Craig Botham.

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