Credit Suisse
Ora la situazione in Russia potrebbe diventare più critica
29 Gennaio 2015 10:00
ultimi giorni sono sopraggiunti una serie di sviluppi negativi per quanto riguarda la Russia e la situazione in Ucraina. In primo luogo, c'è stata una intensificazione del conflitto militare in Ucraina: a questo punto non può essere escluso un nuovo round di sanzioni internazionali contro Mosca.
Poi l'agenzia di rating S&P ha declassato il debito della Russia a junk (ovvero al di fuori dell’universo Investment Grade), con il rischio che altre agenzie possano adottare la medesima decisione.
In terzo luogo, sebbene il prezzo del petrolio mostri segni di stabilizzazione intorno ai 45 dollari al barile, questo basso livello incide molto sulle economie produttrici di petrolio come quella russa.
“Temiamo che i rischi di mercato geopolitici e finanziari connessi con la Russia potrebbero diventare più acuti e generare una riduzione delle liquidità su mercato per gli asset russi con i rischi di picchi di volatilità e di contagio per l'economia in particolare attraverso le banche” fanno sapere Michael O'Sullivan, CIO UK & EEMEA, e Marc Häfliger Investment Strategy UK & EEMEA di Credit Suisse, che poi proseguono: “Il nostro scenario principale precedente, caratterizzato dal proseguimento di un contenuto livello di tensione intorno all’Ucraina, comincia a cedere il passo ad una situazione che è più incline ai rischi di un inasprimento geopolitico”.
Per questo i due esperti hanno comunicato un aggiornamento sulla strategia di investimento per le asset class russe.
“In primo luogo, abbiamo ridimensionato la nostra visione positiva sul debito di Mosca, adottando una posizione neutrale dal momento che aumentano i rischi sul settore ciclico e su quello finanziario. Se il downgrade di S&P fosse seguito da agenzie del calibro di Fitch, potrebbe verificarsi un ingente aumento dei fluissi di vendita di titoli del debito sovietico. E sebbene, come sottolineato dal nostro collega Wingson Cheng, in questa fase la maggior parte delle attività russe siano scambiate a livelli depressi con un trading alimentato principalmente da parte di investitori con una maggiore propensione al rischio, non si può escludere una ulteriore correzione delle quotazioni” puntualizzano i due esperti.
Per quanto riguarda il rublo, ci sono segni che il prezzo del petrolio si stia stabilizzando e ogni rimbalzo delle quotazioni del greggio entro la fine di quest'anno dovrebbe aiutare la divisa di Mosca a recuperare quota. Tuttavia, dato che il rublo è ora di nuovo vulnerabile ai rischi di eventi di sistema geopolitici e finanziari, i due specialisti di Credit Suisse preferiscono adottare una gestione di trading attiva al fine individuare un punto di minimo del rublo nel breve termine su cui investire per il medio termine.
“Sulle azioni russe, manteniamo la nostra posizione neutrale, dato l'estremo tasso di sconto ai prezzi attuali, e, a livello di settore, preferiamo i titoli del consumo discrezionali e quelli finanziari. Una escalation delle sanzioni tra l'Occidente e la Russia, o addirittura una escalation militare, potrebbe rappresentare un fattore negativo per le azioni europee, anche se riteniamo che, rispetto al 2014, le implicazioni siano diminuite in quanto gli utili societari europei stanno mostrando segnali di ripresa e l'imminente vari del Qe della BCE dovrebbe fornire un supporto al mercato” concludono i due specialisti.
Poi l'agenzia di rating S&P ha declassato il debito della Russia a junk (ovvero al di fuori dell’universo Investment Grade), con il rischio che altre agenzie possano adottare la medesima decisione.
In terzo luogo, sebbene il prezzo del petrolio mostri segni di stabilizzazione intorno ai 45 dollari al barile, questo basso livello incide molto sulle economie produttrici di petrolio come quella russa.
“Temiamo che i rischi di mercato geopolitici e finanziari connessi con la Russia potrebbero diventare più acuti e generare una riduzione delle liquidità su mercato per gli asset russi con i rischi di picchi di volatilità e di contagio per l'economia in particolare attraverso le banche” fanno sapere Michael O'Sullivan, CIO UK & EEMEA, e Marc Häfliger Investment Strategy UK & EEMEA di Credit Suisse, che poi proseguono: “Il nostro scenario principale precedente, caratterizzato dal proseguimento di un contenuto livello di tensione intorno all’Ucraina, comincia a cedere il passo ad una situazione che è più incline ai rischi di un inasprimento geopolitico”.
Per questo i due esperti hanno comunicato un aggiornamento sulla strategia di investimento per le asset class russe.
“In primo luogo, abbiamo ridimensionato la nostra visione positiva sul debito di Mosca, adottando una posizione neutrale dal momento che aumentano i rischi sul settore ciclico e su quello finanziario. Se il downgrade di S&P fosse seguito da agenzie del calibro di Fitch, potrebbe verificarsi un ingente aumento dei fluissi di vendita di titoli del debito sovietico. E sebbene, come sottolineato dal nostro collega Wingson Cheng, in questa fase la maggior parte delle attività russe siano scambiate a livelli depressi con un trading alimentato principalmente da parte di investitori con una maggiore propensione al rischio, non si può escludere una ulteriore correzione delle quotazioni” puntualizzano i due esperti.
Per quanto riguarda il rublo, ci sono segni che il prezzo del petrolio si stia stabilizzando e ogni rimbalzo delle quotazioni del greggio entro la fine di quest'anno dovrebbe aiutare la divisa di Mosca a recuperare quota. Tuttavia, dato che il rublo è ora di nuovo vulnerabile ai rischi di eventi di sistema geopolitici e finanziari, i due specialisti di Credit Suisse preferiscono adottare una gestione di trading attiva al fine individuare un punto di minimo del rublo nel breve termine su cui investire per il medio termine.
“Sulle azioni russe, manteniamo la nostra posizione neutrale, dato l'estremo tasso di sconto ai prezzi attuali, e, a livello di settore, preferiamo i titoli del consumo discrezionali e quelli finanziari. Una escalation delle sanzioni tra l'Occidente e la Russia, o addirittura una escalation militare, potrebbe rappresentare un fattore negativo per le azioni europee, anche se riteniamo che, rispetto al 2014, le implicazioni siano diminuite in quanto gli utili societari europei stanno mostrando segnali di ripresa e l'imminente vari del Qe della BCE dovrebbe fornire un supporto al mercato” concludono i due specialisti.
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