Andrew Acheson

Wall Street, perché adesso conta la selezione dei titoli

19 Febbraio 2015 12:45

financialounge -  Andrew Acheson mercati azionari Pioneer Investments selezione stock picking
perché gli investitori internazionali ritengono che i listini europei e asiatici sono meno cari di quelli americani. Oppure perché il dollaro forte riduce la competitività delle multinazionali a stelle e strisce. O, ancora, perché la previsione sui bilancia aziendali Usa 2015 evidenzia un aumento limitato dei profitti (+2,4% la stima degli analisti dello scorso 17 febbraio). Resta il fatto che l’indice S&P500 di Wall Street al 17 febbraio mostrava un rialzo di due punti percentuali, ben al di sotto del +3% del Nikkei 225 di Tokyo, del +4% dell’indice Msci world delle Borse mondiali e, soprattutto, del +10% dell’Eurostoxx. Certo guardando il rapporto prezzo / utili (p/e) corrente, pari a 17,8, si può dire che si colloca ad un livello superiore alla media degli ultimi 10 anni (fissata a 16,8).
Tuttavia, tenendo conto che il rendimento del Treasury a 10 anni è poco sopra il due per cento e che il dividend yields (cioè il dividendo medio dell’S&p500) è più o meno sullo stesso livello, l’equity USA non sembra poi troppo caro. È vero, come fanno notare gli esperti che i prezzi sono saliti molto negli ultimi sei anni, ma il mercato azionario americano presenta ancora interessanti opportunità. Soprattutto quelle relative alle corporation capaci di continuare a macinare margini e profitti anche quest’anno sfruttando al massimo il rafforzamento dell’economia americana.
Proprio per questo, come fa notare Andrew Acheson, gestore del fondo Pioneer Funds US Fundamental Growth, sarà fondamentale l’attività di selezione e la continua ricerca di titoli dalle buone prospettive.
“L’allocazione settoriale del nostro portafoglio è il risultato delle nostre scelte di stock picking (cioè delle rigorosa selezione dei titoli da inserire in portafoglio). Tuttavia la meticolosa disciplina adottata per la gestione del fondo che privilegia l’investimento in business con elevati ritorni, che reinvestono gli utili nella crescita del business stesso, ci porta a valutare opportunità nei settori dell’Healthcare, della Tecnologia, in particolare dei software, e in alcune aree del settore dei beni di consumo” spiega Andrew Acheson che poi parla dei possibili impatti derivanti dal rafforzamento della valuta USA: “Le aziende americane che producono significativi ricavi sui mercati non statunitensi hanno già risentito dell’apprezzamento del dollaro: questo si evince già nei bilanci pubblicati di recente. È però anche vero che le oscillazioni, anche ampie, nei tassi di cambio non rappresentano certo una novità per le corporation USA che dispongono di esperti preposti proprio ad intraprendere le contromisure più opportune per limitare l’impatto finanziario di questa rivalutazione del biglietto verde”.

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