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Rischio Paese, le imprese cinesi sono entrate in zona pericolo
27 Febbraio 2015 09:45
l’economia mondiale si avvia verso una progressiva ripresa che tuttavia registra un’accelerazione continua ma limitata (+3,1% nel 2015, dopo +2,8% nel 2014 e +2,7 nel 2013), in Cina si accendono alcuni campanelli d’allarme che segnalano il primo peggioramento del rischio "imprese" dal 2010. A renderlo noto uno studio sulle variazioni delle valutazioni del rischio-Paese a cura del gruppo Coface, uno dei leader mondiali nell’assicurazione dei crediti che offre alle imprese di tutto il mondo soluzioni per proteggersi contro il rischio di insolvenza dei propri clienti, sia sul mercato domestico che export.
Per Coface, le imprese cinesi sono entrate in zona pericolo, da cui la decisione di porre sotto sorveglianza negativa la valutazione Paese. Secondo gli analisti che hanno redatto la relazione, pur aspettandosi una crescita del 7% nel 2015, permane un eccesso di capacità in diversi settori, fra cui la metallurgia e l’edilizia. Ma è soprattutto l’indebitamento a raggiungere dimensioni preoccupanti. Il debito privato è stimato da Coface a più del 200% del PIL. Il credito bancario continua ad aumentare più velocemente del PIL. A ciò si aggiungono i finanziamenti provenienti dallo shadow banking, poco trasparenti e talvolta concessi a tassi usurari.
Questa fase di aumento dei rischi è inevitabile e intrinseca alla "normalizzazione" della crescita cinese. La volontà delle autorità di favorire i consumi a scapito degli investimenti, per compensare l’eccesso di capacità, implica che il colossale indebitamento delle imprese non potrà più essere rifinanziato sistematicamente.
Pertanto, si prevedono difficoltà di pagamento delle imprese cinesi nel 2015, in un contesto di attività interna meno dinamica (sebbene più sostenibile a medio termine). Lo studio rivela invece che è atteso un leggero miglioramento della crescita economica sia nei Paesi avanzati (da +1,7% nel 2014 a +2,1% nel 2015) e nei Paesi emergenti (da +4,2% a +4,3%). Per quanto riguarda i Paesi avanzati, la ripresa si consolida ma resta fragile a causa degli investimenti ancora contenuti in Europa mentre nei Paesi emergenti è previsto il ritorno delle crisi "tradizionali" (come testimoniato dalla volatilità delle valute dei "6 fragili" dal 2009, e cioè Brasile, India, Indonesia, Turchia, Sudafrica, Russia), con qualche fortunata eccezione (il miglioramento di Vietnam e Sri Lanka).
Per Coface, le imprese cinesi sono entrate in zona pericolo, da cui la decisione di porre sotto sorveglianza negativa la valutazione Paese. Secondo gli analisti che hanno redatto la relazione, pur aspettandosi una crescita del 7% nel 2015, permane un eccesso di capacità in diversi settori, fra cui la metallurgia e l’edilizia. Ma è soprattutto l’indebitamento a raggiungere dimensioni preoccupanti. Il debito privato è stimato da Coface a più del 200% del PIL. Il credito bancario continua ad aumentare più velocemente del PIL. A ciò si aggiungono i finanziamenti provenienti dallo shadow banking, poco trasparenti e talvolta concessi a tassi usurari.
Questa fase di aumento dei rischi è inevitabile e intrinseca alla "normalizzazione" della crescita cinese. La volontà delle autorità di favorire i consumi a scapito degli investimenti, per compensare l’eccesso di capacità, implica che il colossale indebitamento delle imprese non potrà più essere rifinanziato sistematicamente.
Pertanto, si prevedono difficoltà di pagamento delle imprese cinesi nel 2015, in un contesto di attività interna meno dinamica (sebbene più sostenibile a medio termine). Lo studio rivela invece che è atteso un leggero miglioramento della crescita economica sia nei Paesi avanzati (da +1,7% nel 2014 a +2,1% nel 2015) e nei Paesi emergenti (da +4,2% a +4,3%). Per quanto riguarda i Paesi avanzati, la ripresa si consolida ma resta fragile a causa degli investimenti ancora contenuti in Europa mentre nei Paesi emergenti è previsto il ritorno delle crisi "tradizionali" (come testimoniato dalla volatilità delle valute dei "6 fragili" dal 2009, e cioè Brasile, India, Indonesia, Turchia, Sudafrica, Russia), con qualche fortunata eccezione (il miglioramento di Vietnam e Sri Lanka).
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