Carlo Benetti

Le implicazioni della Grande Divergenza tra USA ed Europa

19 Marzo 2015 09:50

financialounge -  Carlo Benetti Europa USA
laro americano continuerà a restare forte e ne risentiranno l’euro e le valute emergenti, queste ultime probabilmente penalizzate oltre i rapporti di cambio giustificati dai fondamentali delle rispettive economie. L’approccio in Borsa, con la volatilità destinata a continuare, deve invece essere selettivo privilegiando le società con buoni fondamentali e buona liquidità. Sono queste le conclusioni a cui giunge Carlo Benetti, Head of Market Research & Business Innovation di Swiss & Global, nel commento analitico L’Alpha e Beta del 16 marzo che, partendo dal programma di acquisto titoli della BCE (con i rendimenti europei che ne hanno immediatamente beneficiato), osserva come, dall’altra parte dell’Atlantico, entrino in gioco le forze opposte e contrarie di una economia più avanti nel sentiero di ripresa e di normalizzazione dei tassi.
“Nel modello di Hyman Minsky, economista statunitense, il ciclo del credito si articola in varie fasi: l’avvio è innescato da qualche fenomeno esterno come nuovi prodotti, cambiamenti politici ed economici, nuovi livelli dei tassi di interesse. La diffusione della fiducia si trasforma in euforia quando le facilitazioni creditizie vengono estese a fasce di consumatori al di sotto dei consueti standard di affidabilità (ricorda qualcosa?), quindi segue la fase in cui gli investitori più prudenti (o avveduti) prendono profitto prima che la bolla esploda nell’ultimo stadio, quello del panico, che coincide con la fase recessiva” ricorda Carlo Benetti per il quale i movimenti di mercato delle ultime settimane si potrebbero spiegare con «il risoluto apprezzamento del dollaro, l’accresciuta volatilità dei mercati azionari, l’ulteriore discesa dei rendimenti nei titoli pubblici europei» sebbene, forse, la vera spiegazione sia un’altra: la Grande Divergenza tra Stati Uniti ed Europa.
“I dati del mercato del lavoro negli Stati Uniti «hanno confermato il divario multidimensionale» che caratterizza l’economia globale, all’origine dei disequilibri finanziari che si riflettono nei movimenti dei mercati” sottolinea infatti Carlo Benetti. Il programma di acquisto di 60 miliardi di titoli al mese da parte della BCE sta ulteriormente abbassando il livello dei rendimenti dei titoli europei: i decennali tedesco ed olandese sono scambiati attorno a 0,25%, e poco sopra i titoli italiani e spagnoli.
“Ma a questi livelli di rendimento è pericoloso scommettere su ulteriori margini di guadagno e non è vero che banche, società di assicurazione, fondi pensione, sono tenuti per ragioni regolamentari a detenere titoli pubblici «indifferenti al rendimento»: è semmai vero il contrario” puntualizza Carlo Benetti che ricorda come, un paio di anni fa Moody’s, avesse già messo in guardia dai rischi del settore assicurativo tedesco alle prese con rendimenti pericolosamente bassi. Ma nel 2013 il decennale tedesco si aggirava ancora attorno ad un rispettabile 2% mentre oggi, sotto il maglio degli acquisti del programma QE, è precipitato a 25 punti base (cioè allo 0,25%).
Con i tassi a zero è estremamente complicato per il settore assicurativo nel suo insieme rimanere solvente, scrive Munchau sul FT in relazione alle assicurazioni e ai fondi pensione tedeschi. Per il momento i portafogli beneficiano dei titoli comprati negli anni scorsi ma più il tempo passa e più cresce il peso nei portafogli dei titoli a basso rendimento. “Se in Europa c’è una cosa che richiede una riforma urgente” scrive Munchau “non è il mercato greco ma il settore finanziario tedesco”.
Dunque, i rendimenti europei sono spinti al ribasso dagli imponenti acquisti della banca centrale ma dall’altra parte dell’Atlantico entrano in gioco le spinte opposte dell’economia reale e della normalizzazione dei tassi. Nella Grande Divergenza l’opposizione di spinte contrastanti richiede, per evitare l’intensificazione della volatilità e dei disequilibri, l’intervento regolatore dei governi: il surplus dell’Eurozona e manovre reflazionistiche per far risalire crescita ed occupazione (e i rendimenti, a beneficio del sistema finanziario) sono da tempo le vere priorità.
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