Credit Suisse

Chi vince la sfida convenienza tra azioni e bond

20 Marzo 2015 10:30

financialounge -  Credit Suisse mercati azionari mercati obbligazionari Michael Markovich Nannette Hechler-Fayd'herbe
i punti fermi della stragrande maggioranza degli asset manager è la convinzione che le obbligazioni siano care. Secondo molte case d’investimento, pur tenendo nel dovuto conto il particolare contesto attuale caratterizzato dalla cosiddetta "repressione finanziaria" ad opera delle banche centrali, della disinflazione, della crescita positiva ma meno brillante rispetto agli ultimi decenni, e dell’ammontare record dei debiti pubblici, le quotazioni odierne dei titoli a reddito fisso risultano molto più esposte a potenziali forti correzioni che non a possibili importanti guadagni. Per contro, tuttavia, anche le Borse non sono certo a buon mercato, soprattutto rispetto ai prezzi di 12-18 mesi fa.
In ogni caso, il consensus di mercato, propende per un "vantaggio relativo" dell’azionario rispetto all’obbligazionario. Un sostegno a questa tesi arriva dal rapporto tra il rendimento dell’equity e il rendimento dei bond. Il primo è ricavato dal reciproco del p/e (prezzo/utili) mentre il secondo è ottenuto dal rendimento del titolo di stato a 10 anni. A Wall Street, per esempio, il rendimento dell’equity attuale è di 5,15 mentre il rendimento del Treasury decennale è al 2,11: ne deriva che il rapporto tra il rendimento dell’equity e il rendimento dei bond si attesta a quota 2,44 ben al di sopra dell’1,85 della media degli ultimi 10 anni.
Questo vantaggio dell’equity rispetto al mercato obbligazionario è piuttosto comune in tutto il mondo. A Londra, per esempio, l’attuale rapporto tra il rendimento dell’equity e il rendimento dei bond viaggia a 3,49 (contro il 2,36 della media a 10 anni), a Milano si posiziona al 3,81 (che si confronta con l’1,71 della media decennale). Tra le piazze finanziarie dove il gap risulta più marcato figurano quelle di Tokyo (12,41 l’attuale rapporto rispetto il 3,97 a 10 anni), di Francoforte (17,36 oggi, 2,78 la media decennale) e di Amsterdam (13,41 il rapporto corrente, ben al di sopra del 2,86 a 10 anni): si tratta, però, non a caso di Borse dove i rendimenti dei titoli di stato dei rispettivi paesi sono negativi fino alla scadenza dei cinque anni e con rendimenti al di sotto del mezzo punto percentuale per i titoli governativi scadenza 2025.
Anche le proiezioni sui mercati dei capitali (Capital Market Assumptions, CMA) del Credit Suisse, che sono state aggiornate di recente e che comprendono stime a 5 anni su volatilità e rendimenti complessivi medi per 83 asset nell’ambito di cinque categorie di investimento principali (liquidità, azioni, reddito fisso, investimenti alternativi e valute), indicano le azioni come asset class con maggiori potenzialità di guadagno nel medio termine.
“Continuiamo a ritenere che le azioni siano la classe di asset più interessante, con rendimenti complessivi medi annui del 6%–7,5%, seguite dagli investimenti alternativi (per lo più intorno al 5%). Prevediamo un’ulteriore convergenza dei ricavi tra azioni dei mercati emergenti e sviluppati. Le MLP, (Master Limited Partnership, gli investimenti a rendimento elevato nelle infrastrutture energetiche statunitensi) spiccano quale interessante alternativa azionaria, con ricavi attesi dell’11%. Nonostante rendimenti di riferimento medi inferiori a quanto previsto precedentemente nei prossimi cinque anni, i ricavi attesi per il reddito fisso (in particolare per i titoli di stato) sono stati rivisti al ribasso (specialmente per i titoli di stato europei)” specificano Nannette Hechler-Fayd'herbe, Head of Investment Strategy di Credit Suisse, e il suo collega Michael Markovich, Head Quantitative Analysis di Credit Suisse, che rilevano diversi casi (Svizzera, Giappone, Eurozona, Canada) in cui gli investitori dovranno mettere in conto ricavi negativi per gli investimenti in titoli di stato.
“I ricavi per gli indici creditizi restano relativamente invariati per i mercati statunitensi, ma inferiori per i mercati europei rispetto a sei mesi fa. Si prevede che le obbligazioni sovrane dei mercati emergenti (in valuta forte e locale) evidenzino una performance decisamente migliore rispetto ai titoli sovrani dei mercati sviluppati” fanno sapere inoltre i due esperti.

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