Europa
Settore Difesa europeo, ecco chi ha margini di crescita
20 Marzo 2015 09:50
isioni sugli utili per azione delle società europee attive nel comparto della difesa saranno probabilmente più significativi per le imprese che possiedono alcune o tutte le seguenti caratteristiche: a) esposizione verso i mercati emergenti «amici» in crescita come India, Brasile e Indonesia; b) player locali o di nicchia con tecnologie di eccellenza; c) competenze di ristrutturazione di tipo bottom-up.
Lo sostiene Victoria Leggett, Fund manager European Equities di Union Bancaire Privée (UBP), che giunge a questa conclusione dopo aver sottolineato come molte di queste compagnie abbiano un’enorme esposizione nei confronti del budget americano, che difficilmente aumenterà nel breve periodo.
La crisi economica del 2008, insieme ai lunghi conflitti in Iraq e Afghanistan, ha infatti costretto gli Stati Uniti e l’Europa a ridurre i budget per la difesa. La Gran Bretagna ha tagliato il proprio budget del 3,6% ogni anno dal 2009. La maggior parte dei membri della NATO segue un percorso simile. Quasi tutti, eccetto gli USA, stanno investendo nella difesa meno del livello del 2% del PIL suggerito dalla NATO.
Eppure gli investimenti in questo campo sono importanti. Durante un periodo in cui la spesa per la difesa europea è diminuita di circa il 20%, quella della Russia è aumentata di oltre il 50%, di cui un terzo dedicato al nucleare. Ora infatti la spesa militare di Mosca è la terza in termini di grandezza dopo quella gli Stati Uniti e la Cina. Quest’ultima si trova ora nel secondo decennio di crescita a doppia cifra del budget e sta spendendo solo l’1,5% del proprio PIL. La più recente retorica cinese indica che "raggiungere gli Stati Uniti" costituisce una priorità (la spesa assoluta in dollari è ancora pari a un quarto del budget americano).
“Se da un lato la spesa militare cinese rappresenta una minaccia lontana, dall’altro quella legata alla Russia è immediata. Non è più opinabile dire che l’ambizione di Putin potrebbe non finire con l’Ucraina. La risposta appropriata potrebbe non essere quella militare, ma la spesa per la difesa non è più facoltativa” spiega Victoria Leggett per la quale l’Europa ha bisogno di trovare le risorse. La Germania ha già iniziato a ordinare sistemi missilistici di difesa e gli Stati Baltici hanno incrementato la propria spesa di 300 milioni di dollari nell’ultimo trimestre. “Quindi, sebbene si tratti di un argomento tipicamente impopolare da un punto di vista politico, con i bombardieri russi che minacciano lo spazio aereo britannico, forse il messaggio diverrà più accettabile per l’elettorato” conclude Victoria Leggett.
Lo sostiene Victoria Leggett, Fund manager European Equities di Union Bancaire Privée (UBP), che giunge a questa conclusione dopo aver sottolineato come molte di queste compagnie abbiano un’enorme esposizione nei confronti del budget americano, che difficilmente aumenterà nel breve periodo.
La crisi economica del 2008, insieme ai lunghi conflitti in Iraq e Afghanistan, ha infatti costretto gli Stati Uniti e l’Europa a ridurre i budget per la difesa. La Gran Bretagna ha tagliato il proprio budget del 3,6% ogni anno dal 2009. La maggior parte dei membri della NATO segue un percorso simile. Quasi tutti, eccetto gli USA, stanno investendo nella difesa meno del livello del 2% del PIL suggerito dalla NATO.
Eppure gli investimenti in questo campo sono importanti. Durante un periodo in cui la spesa per la difesa europea è diminuita di circa il 20%, quella della Russia è aumentata di oltre il 50%, di cui un terzo dedicato al nucleare. Ora infatti la spesa militare di Mosca è la terza in termini di grandezza dopo quella gli Stati Uniti e la Cina. Quest’ultima si trova ora nel secondo decennio di crescita a doppia cifra del budget e sta spendendo solo l’1,5% del proprio PIL. La più recente retorica cinese indica che "raggiungere gli Stati Uniti" costituisce una priorità (la spesa assoluta in dollari è ancora pari a un quarto del budget americano).
“Se da un lato la spesa militare cinese rappresenta una minaccia lontana, dall’altro quella legata alla Russia è immediata. Non è più opinabile dire che l’ambizione di Putin potrebbe non finire con l’Ucraina. La risposta appropriata potrebbe non essere quella militare, ma la spesa per la difesa non è più facoltativa” spiega Victoria Leggett per la quale l’Europa ha bisogno di trovare le risorse. La Germania ha già iniziato a ordinare sistemi missilistici di difesa e gli Stati Baltici hanno incrementato la propria spesa di 300 milioni di dollari nell’ultimo trimestre. “Quindi, sebbene si tratti di un argomento tipicamente impopolare da un punto di vista politico, con i bombardieri russi che minacciano lo spazio aereo britannico, forse il messaggio diverrà più accettabile per l’elettorato” conclude Victoria Leggett.
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