dollaro
Tassi Fed, non si può escludere il primo rialzo a settembre
20 Marzo 2015 09:40
nostro punto di vista, la tempistica del primo rialzo dei tassi è una questione su cui è molto difficile prendere posizione. Il mercato del lavoro continuerà a migliorare, con la disoccupazione che dovrebbe ulteriormente ridursi” commenta così l’ultimo comunicato della Federal Reserve Keith Wade, Chief Economist & Strategist, Schroders, che si aspetta una ripresa dell’attività economica dopo il recente periodo di debolezza, dovuto principalmente agli effetti straordinari legati al maltempo e agli scioperi portuali sulla costa occidentale degli Stati Uniti.
“Certo, restano i timori sulla bassa inflazione e sul rischio di contagio dei più alti tassi di interesse USA verso i Mercati Emergenti. Tuttavia, i dati modesti sull’inflazione sono conseguenza dei bassi prezzi energetici (che consideriamo un elemento positivo per l’economia), mentre i rischi di contagio sono sempre presenti e, se i tassi non fossero rialzati, potrebbero solo aumentare” sostiene Keith Wade per il quale il rafforzamento del dollaro costituisce il fattore che lo porta a propendere per un rialzo dei tassi di interesse a settembre.
“Sebbene un biglietto verde forte sia stato incluso nelle nostre previsioni, non ci aspettavamo un rialzo della portata vista da inizio anno. Il risultato è che le condizioni monetarie si sono irrigidite più delle attese, ponendo una pressione ribassista sull’attività. In particolare, i prezzi dei beni importati saranno più bassi, impattando così sull’inflazione core e dando alla Fed maggior spazio di manovra sulla stretta monetaria” spiega Keith Wade che poi conclude: “Crediamo ancora che i tassi debbano essere incrementati, poiché l’economia a stelle e strisce sta tornando alla normalità, con la disoccupazione vicina al punto di equilibrio e la ripresa della crescita del credito. Tuttavia, chiaramente la Fed è felice di essere cauta e di continuare a offrire liquidità per un altro po’ di tempo”.
Ecco perché Keith Wade ha spostato le proprie attese per il primo rialzo dei tassi della Fed a settembre, rispetto a giugno.
“Certo, restano i timori sulla bassa inflazione e sul rischio di contagio dei più alti tassi di interesse USA verso i Mercati Emergenti. Tuttavia, i dati modesti sull’inflazione sono conseguenza dei bassi prezzi energetici (che consideriamo un elemento positivo per l’economia), mentre i rischi di contagio sono sempre presenti e, se i tassi non fossero rialzati, potrebbero solo aumentare” sostiene Keith Wade per il quale il rafforzamento del dollaro costituisce il fattore che lo porta a propendere per un rialzo dei tassi di interesse a settembre.
“Sebbene un biglietto verde forte sia stato incluso nelle nostre previsioni, non ci aspettavamo un rialzo della portata vista da inizio anno. Il risultato è che le condizioni monetarie si sono irrigidite più delle attese, ponendo una pressione ribassista sull’attività. In particolare, i prezzi dei beni importati saranno più bassi, impattando così sull’inflazione core e dando alla Fed maggior spazio di manovra sulla stretta monetaria” spiega Keith Wade che poi conclude: “Crediamo ancora che i tassi debbano essere incrementati, poiché l’economia a stelle e strisce sta tornando alla normalità, con la disoccupazione vicina al punto di equilibrio e la ripresa della crescita del credito. Tuttavia, chiaramente la Fed è felice di essere cauta e di continuare a offrire liquidità per un altro po’ di tempo”.
Ecco perché Keith Wade ha spostato le proprie attese per il primo rialzo dei tassi della Fed a settembre, rispetto a giugno.