diversificazione
L’era a tasso zero schiude tante opportunità da cogliere
27 Marzo 2015 12:15
ire ora nella zona euro e in particolare in Italia? Probabilmente una buona scelta a medio lungo termine. Rischio di bolle sui mercati? Occorre saper mettere in relazione i prezzi delle asset class ritenute «estremamente care» con il contesto dei tassi di interesse. L’attuale rallentamento di alcuni importanti paesi emergenti? Una interessante opportunità da cogliere puntando sulla trasformazione in atto nelle economie di questi paesi.
Sono queste alcune delle risposte fornire da John Greenwood, Capo Economista di Invesco, alle domande formulate da Federico Rampini, Editorialista e corrispondente dagli Stati Uniti de La Repubblica, nel corso della conferenza “ll futuro del risparmio nell’era a tasso zero” organizzata ieri da Invesco nella seconda giornata del Salone del Risparmio.
Il punto di partenza è stato dedicato al varo del QE da parte della BCE, per indagare se potrà dispiegare gli stessi effetti che ha avuto negli Stati Uniti: la differenza emersa è che negli USA la dipendenza delle aziende dal sistema bancario è molto inferiore a quella europea (e italiana in particolare) e quindi l’azione della banca centrale americana ha potuto smuovere in modo diretto l’ingranaggio bloccato del credit crunch (ovvero della stretta creditizia). Precisato questo, John Greenwood ha raccomandato all’investitore europeo soprattutto due cose: la diversificazione (per asset class, geografica e valutaria) e l’allungamento dell’orizzonte temporale d’investimento. Grazie all’adozione di questo approccio, l’investitore potrà beneficiare degli effetti che il QE europeo sicuramente produrrà (tassi obbligazionari ai minimi e necessità di ricercare reddito altrove) ma senza assumere rischi eccessivi.
Il faccia a faccia è proseguito con la domanda di Federico Rampini sul rischio bolle che molti osservatori paventano: da quella immobiliare USA a quella di Wall Street fino a quella obbligazionaria, soprattutto alla luce del prossimo rialzo dei tassi da parte della Fed. La risposta di John Greenwood è stata pragmatica: “È sempre indispensabile mettere in relazione il prezzo dell’asset class ritenuto a rischio bolla con i tassi di interesse e verificare se ripagano del giusto extra rendimento”. Come dire che alcune asset class possono essere effettivamente ritenute estremamente care in base ai dati statistici storici di lungo periodo ma non lo sono, almeno per il momento, se messe in relazione all’attuale scenario di tassi zero.
Federico Rampini ha poi fatto notare come, dall’altra sponda dell’Atlantico per la prima volta da molti anni, diversi osservatori indichino la zona euro (e anche l’Italia) come una interessante destinazione di investimento: “Probabilmente lo è in ottica di medio lungo termine” ha dichiarato John Greenwood sottolineando l’importanza della ritrovata stabilità politica e il trend positivo delle riforme già attuale e da attuare sebbene, secondo l’economista, tutto dipenderà dalla ripartenza della domanda interna: solo una forte riaccelerazione dei consumi interni renderà l’economia della zona euro e l’Italia sostenibili e calamiterà in modo permanente gli investimenti.
Infine, uno sguardo ai paesi emergenti con la Cina in rallentamento e altri colossi come Brasile e Russia in affanno: si tratta di problematiche temporanee? “È importante tenere presente che molti dei paesi emergenti hanno avviato un processo di trasformazione della propria economia meno dipendente dalle esportazioni e dalla produzione a basso valore verso maggiori consumi interni e la realizzazione di produzione a più alto valore aggiunto. Il caso della Cina è il più evidente ma è possibile scorgerne i profili anche in altre economie emergenti. Per le industrie americane ed europee è quindi importante comprendere questa trasformazione e sapersi adattare ad essa in modo da coglierne le potenzialità in termini di esportazioni di beni e servizi che saranno necessari in queste aree geografiche: in particolare in Asia ma non solo” ha concluso John Greenwood.
Sono queste alcune delle risposte fornire da John Greenwood, Capo Economista di Invesco, alle domande formulate da Federico Rampini, Editorialista e corrispondente dagli Stati Uniti de La Repubblica, nel corso della conferenza “ll futuro del risparmio nell’era a tasso zero” organizzata ieri da Invesco nella seconda giornata del Salone del Risparmio.
Il punto di partenza è stato dedicato al varo del QE da parte della BCE, per indagare se potrà dispiegare gli stessi effetti che ha avuto negli Stati Uniti: la differenza emersa è che negli USA la dipendenza delle aziende dal sistema bancario è molto inferiore a quella europea (e italiana in particolare) e quindi l’azione della banca centrale americana ha potuto smuovere in modo diretto l’ingranaggio bloccato del credit crunch (ovvero della stretta creditizia). Precisato questo, John Greenwood ha raccomandato all’investitore europeo soprattutto due cose: la diversificazione (per asset class, geografica e valutaria) e l’allungamento dell’orizzonte temporale d’investimento. Grazie all’adozione di questo approccio, l’investitore potrà beneficiare degli effetti che il QE europeo sicuramente produrrà (tassi obbligazionari ai minimi e necessità di ricercare reddito altrove) ma senza assumere rischi eccessivi.
Il faccia a faccia è proseguito con la domanda di Federico Rampini sul rischio bolle che molti osservatori paventano: da quella immobiliare USA a quella di Wall Street fino a quella obbligazionaria, soprattutto alla luce del prossimo rialzo dei tassi da parte della Fed. La risposta di John Greenwood è stata pragmatica: “È sempre indispensabile mettere in relazione il prezzo dell’asset class ritenuto a rischio bolla con i tassi di interesse e verificare se ripagano del giusto extra rendimento”. Come dire che alcune asset class possono essere effettivamente ritenute estremamente care in base ai dati statistici storici di lungo periodo ma non lo sono, almeno per il momento, se messe in relazione all’attuale scenario di tassi zero.
Federico Rampini ha poi fatto notare come, dall’altra sponda dell’Atlantico per la prima volta da molti anni, diversi osservatori indichino la zona euro (e anche l’Italia) come una interessante destinazione di investimento: “Probabilmente lo è in ottica di medio lungo termine” ha dichiarato John Greenwood sottolineando l’importanza della ritrovata stabilità politica e il trend positivo delle riforme già attuale e da attuare sebbene, secondo l’economista, tutto dipenderà dalla ripartenza della domanda interna: solo una forte riaccelerazione dei consumi interni renderà l’economia della zona euro e l’Italia sostenibili e calamiterà in modo permanente gli investimenti.
Infine, uno sguardo ai paesi emergenti con la Cina in rallentamento e altri colossi come Brasile e Russia in affanno: si tratta di problematiche temporanee? “È importante tenere presente che molti dei paesi emergenti hanno avviato un processo di trasformazione della propria economia meno dipendente dalle esportazioni e dalla produzione a basso valore verso maggiori consumi interni e la realizzazione di produzione a più alto valore aggiunto. Il caso della Cina è il più evidente ma è possibile scorgerne i profili anche in altre economie emergenti. Per le industrie americane ed europee è quindi importante comprendere questa trasformazione e sapersi adattare ad essa in modo da coglierne le potenzialità in termini di esportazioni di beni e servizi che saranno necessari in queste aree geografiche: in particolare in Asia ma non solo” ha concluso John Greenwood.