AIAF
Grexit, ecco le tre più importanti implicazioni
3 Aprile 2015 09:30
lato lo spread dei titoli di Stato decennali rispetto ai bund tedeschi sopra i 1.000 punti base (+10%), più che raddoppiato nell’ultimo anno, e l’indice di Borsa di Atene in calo più del 40% negli ultimi 12 mesi. Dall’altro i mercati azionari europei che, sempre da marzo 2014 a fine marzo 2015, segnano un +17% mentre persino i titoli governativi decennali di Spagna e Italia sono scesi a rendimenti tra l’1,20% e l’1,30% con spread intorno ai 100 punti base (+1%).
Osservando queste dinamiche sembrerebbe che i mercati stiano confinando le problematiche greche «post elezioni» agli asset del solo paese ellenico. D’altra parte oggi c’è una rete di sicurezza per l’Europa che è stata costruita faticosamente negli anni. L’European Stability Mechanism (ESM), le Outright Monetary Transactions (OMTs) e il Public Sector Purchase Program (PSPP) della BCE, nonché l’aumento del controllo preventivo ma anche della flessibilità sui conti pubblici, rappresentano importanti fattori di tenuta dell’area euro, anche nel caso in cui la crisi greca dovesse avere un esito traumatico come l’uscita del Paese dall’area euro.
Il contagio sarebbe dunque meno pericoloso rispetto a qualche anno fa, ma non del tutto assente. È vero che l’esposizione del settore privato si è molto ridotta rispetto al 2011-2012, sia con riferimento alle banche che agli investitori non finanziari, tuttavia l’eventuale uscita della Grecia dall’area dell’Euro comporterebbe almeno tre implicazioni.
“Da un punto di vista legale il fatto che i Trattati europei non contemplino l’uscita di un Paese dall’Euro ha delle implicazioni di una certa complessità” puntualizza Paolo Guida, Vice Presidente di AIAF (Associazione Italiana degli Analisti e Consulenti Finanziari), che poi indica gli altri due impatti potenziali: “Da un punto di vista strettamente economico è evidente che un’eventuale uscita della Grecia dall’Euro aprirebbe una fase d’incertezza destinata a riflettersi sulla fiducia di consumatori e di imprese europee e non solo. In un momento delicato come quello attuale, in cui è visibile una fragile ripresa nell'area Euro, una diffusa instabilità sulle prospettive politico-istituzionali dell’Unione Europea avrebbe l’effetto di frenare al margine gli investimenti produttivi o la spesa delle famiglie. Il terzo, ma non meno rilevante, aspetto da tenere in considerazione sarebbe di natura reputazionale: la presenza di un «precedente» di un Paese che esce dall’area Euro o dall’Unione Europea potrebbe mettere in dubbio l’irreversibilità del progetto valutario comune”.
Osservando queste dinamiche sembrerebbe che i mercati stiano confinando le problematiche greche «post elezioni» agli asset del solo paese ellenico. D’altra parte oggi c’è una rete di sicurezza per l’Europa che è stata costruita faticosamente negli anni. L’European Stability Mechanism (ESM), le Outright Monetary Transactions (OMTs) e il Public Sector Purchase Program (PSPP) della BCE, nonché l’aumento del controllo preventivo ma anche della flessibilità sui conti pubblici, rappresentano importanti fattori di tenuta dell’area euro, anche nel caso in cui la crisi greca dovesse avere un esito traumatico come l’uscita del Paese dall’area euro.
Il contagio sarebbe dunque meno pericoloso rispetto a qualche anno fa, ma non del tutto assente. È vero che l’esposizione del settore privato si è molto ridotta rispetto al 2011-2012, sia con riferimento alle banche che agli investitori non finanziari, tuttavia l’eventuale uscita della Grecia dall’area dell’Euro comporterebbe almeno tre implicazioni.
“Da un punto di vista legale il fatto che i Trattati europei non contemplino l’uscita di un Paese dall’Euro ha delle implicazioni di una certa complessità” puntualizza Paolo Guida, Vice Presidente di AIAF (Associazione Italiana degli Analisti e Consulenti Finanziari), che poi indica gli altri due impatti potenziali: “Da un punto di vista strettamente economico è evidente che un’eventuale uscita della Grecia dall’Euro aprirebbe una fase d’incertezza destinata a riflettersi sulla fiducia di consumatori e di imprese europee e non solo. In un momento delicato come quello attuale, in cui è visibile una fragile ripresa nell'area Euro, una diffusa instabilità sulle prospettive politico-istituzionali dell’Unione Europea avrebbe l’effetto di frenare al margine gli investimenti produttivi o la spesa delle famiglie. Il terzo, ma non meno rilevante, aspetto da tenere in considerazione sarebbe di natura reputazionale: la presenza di un «precedente» di un Paese che esce dall’area Euro o dall’Unione Europea potrebbe mettere in dubbio l’irreversibilità del progetto valutario comune”.
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