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India, le prospettive dell’azionario restano positive
10 Aprile 2015 11:10
oni inflative in calo, un Governo proiettato alla crescita e un’economia relativamente protetta da eventuali rallentamenti: sono questi i principali elementi di supporto al mercato azionario dell’India.
“Uno dei fattori principali che invitano all’ottimismo è costituito dai primi segnali di allentamento delle croniche pressioni inflative, che hanno afflitto l’economia indiana negli ultimi anni. L’indebolimento dei prezzi delle materie prime, e in particolar modo del petrolio, ha contribuito a far scendere l’inflazione all’attuale livello di circa il 5%, rispetto all’11% di fine 2013. Questo quadro ha costituito terreno fertile per l’avvio di un ciclo di allentamento monetario” specifica Manish Bhatia, Indian Equities Fund Manager, Schroders per il quale un altro aspetto che fa aumentare notevolmente le probabilità che il potenziale di crescita economica di lungo termine dell’India possa essere concretizzato è il forte mandato popolare di cui gode il Governo del primo ministro Modi, caratterizzato da posizioni pro-crescita e riformiste.
“La stampa si è concentrata sulla presentazione del budget di fine febbraio, parlando di riforme «eccezionali» per l’economia del Paese. Sebbene le misure adottate non siano state rivoluzionarie, come da molti invece sperato, ci sono stati comunque molti aspetti positivi” commenta Manish Bhatia che fa un esempio: “L’allocazione di bilancio per la spesa capitale per infrastrutture è stata incrementata del 25%, offrendo potenzialmente un sostegno alla crescita, dato che proprio dal punto di vista infrastrutturale l’economia indiana necessita di forti investimenti”.
Nel caso in cui l’economia globale o regionale dovessero registrare un rallentamento improvviso (restano i timori sulla stabilità della ripresa degli Stati Uniti e sulle difficoltà economiche di Cina e Europa), Manish Bhatia ritiene che l’impatto sul Paese guidato da Modi sarebbe trascurabile. Fortunatamente, fa infatti notare il manager, l’economia indiana è in gran parte trainata dal mercato interno: un eventuale rallentamento globale peserebbe solo su settori di nicchia, come i servizi IT, che derivano la maggior parte del proprio fatturato dai Paesi Sviluppati. Per quanto riguarda invece l’esposizione al resto dell’Asia, l’India ha flussi commerciali limitati con l’area ed è perciò relativamente al sicuro in caso di qualsiasi calo della crescita.
Tuttavia, restano dei rischi. “Innanzitutto, l’India è un grande importatore netto di petrolio e al momento beneficia del più basso prezzo del greggio, tramite la riduzione dei costi di importazione e dei sussidi per il carburante. Quindi, il rischio principale per il Paese è un cambiamento del sentiment che ha guidato finora i prezzi azionari, specificamente quindi un’inversione di tendenza dei prezzi delle materie prime, ora bassi. Inoltre, l’India deve affrontare gli stessi rischi degli altri Mercati Emergenti, come la potenziale interruzione dei flussi di capitale sula scia di un sentiment debole sull’asset class o di un ulteriore rafforzamento del dollaro” constata Manish Bhatia che, nella selezione dei titoli da detenere in portafoglio, adotta un approccio fondamentale bottom-up: “Cerchiamo società di buona qualità, senza dipendere dal loro settore di appartenenza, e ci atteniamo rigorosamente a tale principio. Il nostro orizzonte di investimento è di lungo termine. Questo vuol dire che guardiamo alla crescita degli utili, al posizionamento competitivo della società nel suo comparto, ai ritorni generali del business, alle valutazioni e alla corporate governance” spiega il gestore.
“Uno dei fattori principali che invitano all’ottimismo è costituito dai primi segnali di allentamento delle croniche pressioni inflative, che hanno afflitto l’economia indiana negli ultimi anni. L’indebolimento dei prezzi delle materie prime, e in particolar modo del petrolio, ha contribuito a far scendere l’inflazione all’attuale livello di circa il 5%, rispetto all’11% di fine 2013. Questo quadro ha costituito terreno fertile per l’avvio di un ciclo di allentamento monetario” specifica Manish Bhatia, Indian Equities Fund Manager, Schroders per il quale un altro aspetto che fa aumentare notevolmente le probabilità che il potenziale di crescita economica di lungo termine dell’India possa essere concretizzato è il forte mandato popolare di cui gode il Governo del primo ministro Modi, caratterizzato da posizioni pro-crescita e riformiste.
“La stampa si è concentrata sulla presentazione del budget di fine febbraio, parlando di riforme «eccezionali» per l’economia del Paese. Sebbene le misure adottate non siano state rivoluzionarie, come da molti invece sperato, ci sono stati comunque molti aspetti positivi” commenta Manish Bhatia che fa un esempio: “L’allocazione di bilancio per la spesa capitale per infrastrutture è stata incrementata del 25%, offrendo potenzialmente un sostegno alla crescita, dato che proprio dal punto di vista infrastrutturale l’economia indiana necessita di forti investimenti”.
Nel caso in cui l’economia globale o regionale dovessero registrare un rallentamento improvviso (restano i timori sulla stabilità della ripresa degli Stati Uniti e sulle difficoltà economiche di Cina e Europa), Manish Bhatia ritiene che l’impatto sul Paese guidato da Modi sarebbe trascurabile. Fortunatamente, fa infatti notare il manager, l’economia indiana è in gran parte trainata dal mercato interno: un eventuale rallentamento globale peserebbe solo su settori di nicchia, come i servizi IT, che derivano la maggior parte del proprio fatturato dai Paesi Sviluppati. Per quanto riguarda invece l’esposizione al resto dell’Asia, l’India ha flussi commerciali limitati con l’area ed è perciò relativamente al sicuro in caso di qualsiasi calo della crescita.
Tuttavia, restano dei rischi. “Innanzitutto, l’India è un grande importatore netto di petrolio e al momento beneficia del più basso prezzo del greggio, tramite la riduzione dei costi di importazione e dei sussidi per il carburante. Quindi, il rischio principale per il Paese è un cambiamento del sentiment che ha guidato finora i prezzi azionari, specificamente quindi un’inversione di tendenza dei prezzi delle materie prime, ora bassi. Inoltre, l’India deve affrontare gli stessi rischi degli altri Mercati Emergenti, come la potenziale interruzione dei flussi di capitale sula scia di un sentiment debole sull’asset class o di un ulteriore rafforzamento del dollaro” constata Manish Bhatia che, nella selezione dei titoli da detenere in portafoglio, adotta un approccio fondamentale bottom-up: “Cerchiamo società di buona qualità, senza dipendere dal loro settore di appartenenza, e ci atteniamo rigorosamente a tale principio. Il nostro orizzonte di investimento è di lungo termine. Questo vuol dire che guardiamo alla crescita degli utili, al posizionamento competitivo della società nel suo comparto, ai ritorni generali del business, alle valutazioni e alla corporate governance” spiega il gestore.