Carlo Benetti

Le tre tessere del complesso mosaico dell’asset allocation

10 Aprile 2015 12:35

financialounge -  Carlo Benetti
cosmogonia (cioè lo studio dell’origine del cosmo e del suo sviluppo) dell’antica Grecia le Muse erano le divinità protettrici delle arti alle quali si rivolgevano gli artisti per esserne ispirati. “Per De Chirico le Muse sono inquietanti nel dipinto che è anche il «manifesto» della sua narrazione metafisica. Nel quadro lo spazio urbano della piazza di Ferrara assurge ad una dimensione surreale, assi di legno la trasformano in un palcoscenico abitato non da persone ma da manichini inanimati” dichiara Carlo Benetti, Head of Market Research & Business Innovation di Swiss & Global, nel commento analitico L’Alpha e il Beta del 7 aprile, che poi spiega le ragioni in base alle quali le Muse sono «inquietanti»: “Perché svelano la realtà oltre le apparenze, svolgono la funzione pedagogica di mostrare ciò che supera la percezione sensoriale. Anche l’arte della costruzione dei portafogli ha bisogno di una Musa che «sveli» la realtà, che aiuti a districarsi nella complessità, meglio ancora se la Musa porta con sé bassa volatilità”.

La via di fuga ai portafogli di investimento in questo complesso contesto di mercato è costituito, secondo Carlo Benetti, dalla leggerezza delle strategie flessibili, tanto più leggere quanto più basso è il loro livello di rischio, mentre i tre aspetti, tra loro strettamente collegati, che compongono le tessere del complesso mosaico dell’asset al location sono: i rischi nel mercato obbligazionario, il mistero dell’inflazione scomparsa, gli ultimi dati dell’occupazione negli Stati Uniti.

La prima riguarda il metodo, soprattutto quando si vuole spiegare l’attualità utilizzando parallelismi storici: l’uso delle similitudini con fatti accaduti in passato è affascinante ma nasconde il rischio della conoscenza approssimativa di ciò che nel passato è accaduto davvero. “Pochi giorni fa James Bullard, presidente della Federal Reserve di St. Louis, ha parlato del rischio che tassi mantenuti a zero troppo a lungo possano innescare una bolla «dalle conseguenze devastanti». Tra i commentatori è immediatamente scattata l’analogia tra le condizioni del mercato obbligazionario attuali e quelle del 1994, quando la Fed aumentò a sorpresa i tassi” fa sapere Carlo Benetti per il quale, in primis, rispetto al 1994, oggi manca l’elemento decisivo della sorpresa. “La mossa della Federal Reserve fu improvvisa, colse il mercato impreparato ma da allora sono cambiate molte cose nella comunicazione tra banche centrali e mercato: oggi i verbali delle riunioni vengono resi pubblici, i banchieri centrali comunicano con chiarezza le proprie intenzioni, l’uso sapiente del linguaggio è un vero e proprio strumento della politica monetaria. L’altra grande caratteristica del 1994 fu il massiccio ricorso alla leva e a strumenti derivati. C’è da chiedersi se un incremento modesto dei tassi possa innescare oggi un effetto domino altrettanto devastante. Dal 2008 l’impiego dei derivati è sottoposto a più severi protocolli all’interno delle società e più rigidamente monitorato dalle autorità di controllo” rivela Carlo Benetti che poi passa al secondo punto.

“Nel febbraio del 1994 Greenspan decise di aumentare i tassi all’improvviso perché la crescita economica stava accelerando e si temeva un ritorno dell’inflazione. Questa è la seconda cosa da sapere: grande assente dal palcoscenico economico globale negli ultimi anni, non significa che l’inflazione sia svanita". Il riferimento è, per esempio, all’aumento degli affitti per abitazione negli USA (cresciuti del 3,4% nel 2014), e all’aumento l’indicatore preferito dai banchieri centrali, il tasso di inflazione a medio termine (tasso inflation swap forward 5yr5yr, in altre parole il livello dell’inflazione a 5 anni atteso dopo 5 anni). La terza cosa da sapere riguarda il mercato del lavoro. Sebbene i nuovi posti di lavoro creati in marzo siano stati appena 126.000 su 248.000 attesi e per la prima volta in un anno sono al di sotto dei 200.000 mensili, nel medio periodo la disoccupazione americana scende più velocemente di quanto previsto dalla Federal Reserve, il livello di 5,5% è prossimo al tasso di equilibrio, si registrano i primi segnali di aumento dei salari orari (0,3% in marzo, superiore al previsto 0,2% e, soprattutto, nella direzione giusta). “Le interazioni tra queste tre questioni sono articolate e numerose le altre variabili in gioco. Ha probabilmente ragione David Swensen, Chief Investment Officer della Yale University, quando afferma che l’asset allocation è l’esempio perfetto dell’unione tra arte e scienza nella costruzione di portafogli, fare sintesi della complessità in un portafoglio significa combinare assieme competenze tecniche, sensibilità, intuito” conclude Carlo Benetti.

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