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Italia, crescita reale del 3% per le retribuzioni nel 2015

di Redazione 13 Aprile 2015 12:10

financialounge -  Anima Sgr Armando Carcaterra italia salari tasso di disoccupazione
sono solo effetti negativi sull’economia nell’attuale scenario di deflazione in Italia. Quest’anno, per esempio, le retribuzioni dovrebbero crescere del 2,6%, percentuale che in virtù del tasso negativo dell’inflazione annua stimata (-0,4%), porterà l’aumento al 3 per cento reale (cioè al netto dei prezzi al consumo).
La previsioni è riportata nell’ultima edizione dell’indagine annuale Salary Budget Planning Report di Towers Watson, società` leader a livello globale nel settore della consulenza. All’interno dello studio, realizzato su un campione di 8.000 aziende presenti in oltre 110 paesi, emerge che la crescita del PIL del nostro paese dovrebbe attestarsi allo 0,5% (rispetto al -0,4% del 2014) a fronte però di un tasso di disoccupazione stimato ancora in aumento (dal 12,8% dell’anno scorso al 13,1% di quest’anno).

Da notare che il tasso di crescita reale delle retribuzioni posiziona l’Italia al 16° posto dei 70 paesi EMEA monitorati da Towers Watson ed al 3° in Europa Occidentale alle spalle della Spagna, dove è atteso un +3,4 %, e della Grecia, dove il dato dovrebbe attestarsi intorno al 3,1%: in entrambi i paesi però resta molto più elevato il tasso di disoccupazione, rispettivamente del 22,7% e del 25,9%.
Al contrario, le stime di crescita reale delle retribuzioni italiane risultano leggermente superiori rispetto alle maggiori economie dell’area Euro (Francia e Germania +2,3%) e al Regno Unito (+2,8%) e in linea con quelle dell’Olanda (+3%). Il dato sulla crescita delle retribuzioni in Italia si inserisce in un quadro d’insieme positivo che, non a caso, rende l’investimento nelle azioni del nostro paese più allettanti rispetto agli ultimi anni.

“Come per gli altri listini europei, l’idea su Piazza Affari è ancora ottimista, supportata da una serie di aspetti promettenti, primo fra tutti la considerazione che il 2015 sarà l’anno della ripresa economica, ma anche una politica fiscale più bilanciata tra crescita e austerity. Nel dettaglio, la scomposizione del PIL evidenzia la stabilizzazione e la lieve ripresa dei consumi e il buon andamento dell’export, mentre ancora manca un segnale di miglioramento negli investimenti, su cui pesa soprattutto la parte relativa a quelli immobiliari e delle costruzioni. Non vanno poi dimenticati gli impatti derivanti dal Qe della BCE, tra cui, oltre all’indebolimento della moneta unica che favorisce le esportazioni, il forte incentivo alle banche ad aumentare l’offerta di credito: il costo del credito per le aziende italiane rimane elevato rispetto agli altri Paesi europei, ma in progressiva diminuzione” rivela Armando Carcaterra, Direttore Investimenti di Anima SGR per il quale, inoltre, la riduzione dei tassi di interesse e la ripresa della domanda dovrebbero sostenere un recupero dei volumi nei prossimi trimestri.

“In ogni caso, sul fronte interno, sarà importante proseguire l’azione riformatrice per contribuire alla competitività e all’attrattività domestica nei confronti degli investitori stranieri. La riforma del mercato del lavoro (jobs act) rappresenta un passo importante, ma non va perso di vista che dopo i segnali positivi di dicembre e gennaio, il mercato del lavoro italiano ha subito a febbraio una nuova battuta d’arresto: 23mila persone in più, rispetto al mese precedente, che cercano lavoro senza trovarlo e ben 67mila disoccupati in più rispetto a febbraio 2014. Per quanto riguarda il posizionamento dei fondi azionari Italia, è confermato il sovrappeso sul settore del lusso, la posizione neutrale sugli industriali e il sottopeso sugli energetici” conclude Armando Carcaterra.

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