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Con il dollaro forte meglio puntare sulle small cap USA
16 Aprile 2015 09:40
onomia americana continua a crescere e, pur tra luci e ombre, conferma un ritmo confortante. In base alle ultime stime degli analisti, il PIL USA dovrebbe segnare un rialzo del 2,9% quest’anno (dopo il +2,4% del 2014) e un +3% il prossimo anno contribuendo in maniera importante alla crescita stimata al +3,5% dell’economia mondiale per il 2015 e del +3,9% per il 2016.
Uno scenario nel quale i tassi di interesse della Fed saliranno con ulteriori impatti positivi per il valore del dollaro: gli esperti di Goldman Sachs Asset Management (“GSAM”) riportano le ricerche del team Goldman Sachs Global Investment Research che, per esempio, ipotizzano un tasso di cambio EUR / USD a 1,02 nei prossimi tre mesi, e a 0,95 nei prossimi 12, mentre per il fixing GBP / USD è prevista una riduzione a 1,48 (nel prossimo trimestre) e a 1,46 all’inizio del 2016.
“In un ambiente in cui l'economia americana continua a inseguire e, al contempo, sostenere la ripresa globale, riteniamo che le small e mid cap americane abbiano caratteristiche interessanti per gli investitori alla ricerca di un'esposizione all’economia reale statunitense. Questi titoli, infatti, possono risultare meglio isolati da alcuni dei problemi globali che hanno ostacolato le multinazionali USA, come la forza del dollaro e una divergenza nei regimi dei tassi di interesse tra le diverse aree valutarie. Un indizio in questo senso è dato dall’indice Russell 2000 (rappresentativo delle small cap USA) che nel primo trimestre di quest’anno è aumentato del 4,3% contro il guadagno di un solo punto percentuale messo a segno dall'S&P500. Crediamo che i titoli a piccola e media capitalizzazione forniscano un'esposizione più diretta alla crescita interna rispetto alle grandi corporation americane” sottolineano gli esperti di GSAM.
Alcune statistiche confermano questa tesi. In primis, le small e mid cap evidenziano l’82% di esposizione ai ricavi nazionali rispetto al 68% delle imprese di grandi dimensioni. Inoltre le piccole e medie imprese, storicamente, hanno registrato performance inferiori rispetto alle large cap nei periodi di debolezza del biglietto verde ma hanno superato di quasi 700 punti base (+7,0%) le aziende più capitalizzate durante i periodi di dollaro forte. Infine, le small cap hanno sovraperformato le large cap sia immediatamente prima degli aumenti dei tassi della Fed che nei 12 mesi successivi al rialzo dei saggi della banca centrale.
Uno scenario nel quale i tassi di interesse della Fed saliranno con ulteriori impatti positivi per il valore del dollaro: gli esperti di Goldman Sachs Asset Management (“GSAM”) riportano le ricerche del team Goldman Sachs Global Investment Research che, per esempio, ipotizzano un tasso di cambio EUR / USD a 1,02 nei prossimi tre mesi, e a 0,95 nei prossimi 12, mentre per il fixing GBP / USD è prevista una riduzione a 1,48 (nel prossimo trimestre) e a 1,46 all’inizio del 2016.
“In un ambiente in cui l'economia americana continua a inseguire e, al contempo, sostenere la ripresa globale, riteniamo che le small e mid cap americane abbiano caratteristiche interessanti per gli investitori alla ricerca di un'esposizione all’economia reale statunitense. Questi titoli, infatti, possono risultare meglio isolati da alcuni dei problemi globali che hanno ostacolato le multinazionali USA, come la forza del dollaro e una divergenza nei regimi dei tassi di interesse tra le diverse aree valutarie. Un indizio in questo senso è dato dall’indice Russell 2000 (rappresentativo delle small cap USA) che nel primo trimestre di quest’anno è aumentato del 4,3% contro il guadagno di un solo punto percentuale messo a segno dall'S&P500. Crediamo che i titoli a piccola e media capitalizzazione forniscano un'esposizione più diretta alla crescita interna rispetto alle grandi corporation americane” sottolineano gli esperti di GSAM.
Alcune statistiche confermano questa tesi. In primis, le small e mid cap evidenziano l’82% di esposizione ai ricavi nazionali rispetto al 68% delle imprese di grandi dimensioni. Inoltre le piccole e medie imprese, storicamente, hanno registrato performance inferiori rispetto alle large cap nei periodi di debolezza del biglietto verde ma hanno superato di quasi 700 punti base (+7,0%) le aziende più capitalizzate durante i periodi di dollaro forte. Infine, le small cap hanno sovraperformato le large cap sia immediatamente prima degli aumenti dei tassi della Fed che nei 12 mesi successivi al rialzo dei saggi della banca centrale.
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