cina
Cosa deve fare Pechino per centrare il target di crescita del 7%
20 Aprile 2015 10:40
eriore accomodamento della politica monetaria. È questa l’indicazione fornita da Craig Botham, Emerging Markets Economist Schroders, affinchè la Cina riesca a centrare l’obiettivo di una crescita del PIL del 7 per cento nel trimestre in corso.
“A nostro avviso, le misure di stimolo non costituiscono una risposta sufficiente per dare vita a una grande accelerazione della crescita del PIL cinese. Per esempio, la posizione più accomodante della politica monetaria non ha portato tassi più bassi per i prestiti alle nuove imprese, poiché le banche stanno cercando di tenere per sé i margini netti sugli interessi, mentre i tassi sui prestiti già in essere sono più alti in termini reali nonostante i tagli nominali, a causa della disinflazione” spiega Craig Botham per il quale, sebbene nel primo trimestre del 2015 il PIL della Cina sia cresciuto del 7% su base annua, in linea con le attese e più lentamente del 7,3% registrato negli ultimi tre mesi del 2014, la crescita nominale è stata in verità inferiore a quella reale, per la prima volta dal 2009, rallentando al 5,8% a/a dal precedente 7,7%.
“Un rallentamento della crescita era certamente atteso per il primo trimestre, data la debolezza del mercato immobiliare e il supporto fiscale inferiore da parte delle amministrazioni locali. Anzi, ci aspettavamo un dato persino leggermente inferiore. Tuttavia, i dati a maggior frequenza hanno mostrato che a marzo l’economia cinese non ha dato segnali di miglioramento, con la produzione industriale che è cresciuta del 5,6%, sui minimi da quindici anni a questa parte, e le vendite al dettaglio in aumento del 10,2%, sui minimi da nove anni. Anche la crescita degli investimenti ha fatto segnare un record negativo, a causa dei continui problemi registrati nell’ambito del settore manifatturiero e immobiliare, nonostante le misure di allentamento decise dalla Banca centrale negli ultimi mesi. In parte, ciò potrebbe essere spiegato dal fatto che, con un deflatore del PIL al -1,2%, i tassi reali siano ancora in aumento, nonostante la politica monetaria più accomodante” argomenta lo strategist per il quale, in tutti i casi, resta da capire se le cose miglioreranno d’ora in avanti.
Il primo trimestre 2014 era stato infatti debole, dando una base di partenza più bassa che ha contribuito a una miglior performance quest’anno: tutto questo, però, rileva Craig Botham, si ribalterà dal secondo trimestre in poi, rendendo pertanto necessaria una ripresa significativa per centrare il target di crescita del 7% per il PIL.
“A nostro avviso, le misure di stimolo non costituiscono una risposta sufficiente per dare vita a una grande accelerazione della crescita del PIL cinese. Per esempio, la posizione più accomodante della politica monetaria non ha portato tassi più bassi per i prestiti alle nuove imprese, poiché le banche stanno cercando di tenere per sé i margini netti sugli interessi, mentre i tassi sui prestiti già in essere sono più alti in termini reali nonostante i tagli nominali, a causa della disinflazione” spiega Craig Botham per il quale, sebbene nel primo trimestre del 2015 il PIL della Cina sia cresciuto del 7% su base annua, in linea con le attese e più lentamente del 7,3% registrato negli ultimi tre mesi del 2014, la crescita nominale è stata in verità inferiore a quella reale, per la prima volta dal 2009, rallentando al 5,8% a/a dal precedente 7,7%.
“Un rallentamento della crescita era certamente atteso per il primo trimestre, data la debolezza del mercato immobiliare e il supporto fiscale inferiore da parte delle amministrazioni locali. Anzi, ci aspettavamo un dato persino leggermente inferiore. Tuttavia, i dati a maggior frequenza hanno mostrato che a marzo l’economia cinese non ha dato segnali di miglioramento, con la produzione industriale che è cresciuta del 5,6%, sui minimi da quindici anni a questa parte, e le vendite al dettaglio in aumento del 10,2%, sui minimi da nove anni. Anche la crescita degli investimenti ha fatto segnare un record negativo, a causa dei continui problemi registrati nell’ambito del settore manifatturiero e immobiliare, nonostante le misure di allentamento decise dalla Banca centrale negli ultimi mesi. In parte, ciò potrebbe essere spiegato dal fatto che, con un deflatore del PIL al -1,2%, i tassi reali siano ancora in aumento, nonostante la politica monetaria più accomodante” argomenta lo strategist per il quale, in tutti i casi, resta da capire se le cose miglioreranno d’ora in avanti.
Il primo trimestre 2014 era stato infatti debole, dando una base di partenza più bassa che ha contribuito a una miglior performance quest’anno: tutto questo, però, rileva Craig Botham, si ribalterà dal secondo trimestre in poi, rendendo pertanto necessaria una ripresa significativa per centrare il target di crescita del 7% per il PIL.