Banca Centrale Giappone

Dollaro USA, forte indipendentemente dalle mosse della Fed

21 Aprile 2015 09:50

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glio e dicembre dello scorso anno, il dollaro si è rivalutato del 12% sull’euro. Dall’inizio di quest’anno di un altro 16%. Basterebbero questi dati per inquadrare l’entità del rafforzamento del biglietto verde che ha sorpreso quasi tutti gli operatori anche perché si è trattato di un fenomeno che ha visto la divisa americana guadagnare terreno rispetto a tutte le valute dei paesi del G10 e dei Mercati Emergenti. Ha sorpreso anche il dato dell’indice ponderato degli scambi in Dollari USA che è cresciuto del 12%, registrando uno dei maggiori apprezzamenti dal 1974. Ma ciò che interessa di più, gestori e investitori, è quale potrà essere il futuro prossimo della divisa di Washington.

Infatti, se alcuni ritengono che il dollaro difficilmente potrà salire ulteriormente per non danneggiare eccessivamente l’economia americana e i profitti delle multinazionali a stelle e strisce, dall’altro c’è chi interviene sottolineando che all’orizzonte si profila una importante divergenza nelle politiche monetarie della BCE (che ha appena avviato il proprio Qe), la Bank of Japan (che intende mantenere una politica monetaria ultraccomodante) e la Fed, che al contrario, dovrebbe rialzare gradualmente i tassi tra giungo e settembre. Ma c’è anche chi è convinto, come Paresh Upadhyaya, Responsabile della strategia valutaria di Pioneer Investments USA, che vi siano numerosi altri elementi in grado di sostenere un dollaro forte anche nel 2015.
“Innanzitutto, alcune difficoltà strutturali sono in rapida regressione, come il rallentamento della diversificazione valutaria sul biglietto verde, fattore collegato alla riduzione della crescita delle riserve globali di valuta estera, e ad un livello più sostenibile dei livelli del disavanzo fiscale e delle partite correnti” afferma Paresh Upadhyaya secondo il quale, a questi fattori, nel corso del 2015 se ne potranno aggiungere altri, come ad esempio quello relativo ai flussi di capitale.

ll fattore catalizzatore alla base della rinascita dei flussi di capitale verso gli Stati Uniti, sia nei mercati azionari che obbligazionari, sarà, per lo strategist, l'elevata rotazione della liquidità in virtù della quale le decisioni d'investimento degli investitori globali o delle società saranno presumibilmente orientate non verso mercati supportati da fattori tecnici legati alla liquidità, ad esempio l'Europa e il Giappone, ma verso quelli caratterizzati da fondamentali solidi, come gli Stati Uniti.
“Un ulteriore fattore di sostegno al rafforzamento del dollaro Usa potrebbe essere rappresentato dalle operazioni di fusione e acquisizione (M&A): continuiamo a considerare la ripresa di queste operazioni un elemento positivo per il dollaro USA come conseguenza dell'enorme quantità di liquidità detenuta dalle società statunitensi e del vantaggio competitivo nel settore energetico” conclude Paresh Upadhyaya.

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