David Lafferty

Paesi emergenti, ecco quelli su cui si può puntare ora

22 Aprile 2015 09:57

financialounge -  David Lafferty dollaro india mercati emergenti messico Natixis Investment Managers PIL Russia
anni 2000 in poi, la performance dei mercati emergenti è stata associata a fattori comuni che ne hanno caratterizzato il trend di lungo periodo: dai tassi di crescita a doppia cifra (o, comunque, molto superiore a quella dei paesi industrializzati) al rafforzamento delle valute locali, dall’aumento delle esportazioni al megatrend delle materie prime. Ma, con lo scoppio della crisi del 2007-2008, lo scenario è cambiato radicalmente e, con esso, la percezione di questi mercati per gli investitori. Attualmente, per esempio, la crescita del prodotto interno lordo (PIL) prevista per i Paesi emergenti a livello complessivo è prossima al 4%–5% e la domanda di materie prime si è notevolmente ridimensionata.
Anche per questo ciascun paese viene valutato sui propri fondamentali e non può essere considerato parte di una asset class omogenea: si può quindi prevedere che la sorte di ciascun emerging market divergerà a causa di differenze in termini di tassi di interesse e inflazione, tassi di risparmio domestico, posizione delle partite correnti e dipendenza dalle commodity. A fronte di contesti divergenti, la capacità di selezione a livello di titolo, paese e valuta assumerà un ruolo fondamentale.

Poiché ogni paese segue la propria strada, sarà sempre più difficile effettuare un outlook generale per tutti i "mercati emergenti". “Nonostante ciò, sia sul versante azioni che obbligazioni, continuiamo a vedere i Paesi emergenti come una asset class essenziale nel lungo termine. I tassi di crescita ciclici sono in qualche modo calati, ma a causa dei fattori demografici e di una popolazione più giovane, gran parte della crescita secolare a livello mondiale è tuttora individuabile proprio nei Paesi emergenti. Nel settore azionario, le valutazioni possono essere ingannevoli. I titoli emergenti mostrano un Rapporto Prezzo / Utili inferiore rispetto ad altri mercati, ma tale dato può essere alterato da singolari fattori di rischio e dalla presenza governativa all’interno del capitale delle imprese . Le obbligazioni emergenti continuano ad offrire rendimenti interessanti e la qualità del credito è in costante miglioramento” puntualizza David Lafferty, Chief Market Strategist Natixis Global Asset Management per il quale sebbene il livello del debito sovrano sia aumentato, anche il PIL è aumentato: pertanto il debito rimane gestibile.

Inoltre, la forza del dollaro statunitense potrebbe non rivelarsi così temibile, per diversi motivi:
1) Il debito di molti Paesi emergenti ora è espresso anche in valuta locale, non solo in dollari USA.
2) Una valuta locale più debole aumenta la crescita delle esportazioni.
3) la crescita del bacino di consumatori dei Paesi emergenti è destinata a contribuire all’economia interna, rendendola meno dipendente dal commercio e da finanziamenti esterni.

“In termini di mercati specifici, guardiamo con favore al Messico e all'India. Il Messico sta diventando sempre più competitivo grazie a riforme strutturali nel settore dell'energia e dell'istruzione, e il costo di produzione sta diventando sempre più favorevole se rapportato al rialzo del costo del lavoro in Asia. Il Messico inoltre trae vantaggio dalla sua vicinanza all'economia USA in via di graduale miglioramento” spiega David Lafferty che poi conclude parlando di India e Russia: “Sebbene l'India abbia proceduto lentamente con le riforme, il nuovo governo guidato dal Primo Ministro Modi si è impegnato a sradicare la corruzione, a ridurre le sovvenzioni agricole e ad aprire le industrie alla concorrenza. Al contrario, la Russia appare molto più rischiosa visto il crollo dell'economia sotto il peso delle sanzioni globali e la caduta dei prezzi del petrolio. Ancora di più in un tale contesto di volatilità a livello di valute e materie prime, è particolarmente importante per gli investitori affidarsi a gestori esperti su questi mercati”.

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