Carlo Benetti

Strategie di investimento, il fattore tempo resta decisivo

13 Maggio 2015 11:05

financialounge -  Carlo Benetti orizzonte temporale strategia di investimento
re una misurata sovraesposizione sull’azionario e una selettiva allocazione sui rendimenti reali di alcuni paesi emergenti (Messico, Brasile, Sud Africa), utilizzando i preziosi consigli del consulente finanziario di fiducia per smussare al massimo gli impatti emotivi. Si possono riassumere in questo modo le raccomandazioni formulate da Carlo Benetti, Head of Market Research & Business Innovation di Swiss & Global, nel commento analitico L’Alpha e il Beta dell’11 maggio.
“Senza sottostimare gli effetti del Quantitative Easing della BCE, ci sono valide ragioni per rimanere negativi sui tassi dell’Eurozona cercando valore, selettivamente, nei rendimenti reali di alcuni paesi emergenti (Messico, Brasile, Sud Africa). Va confermato il favore alle borse considerando la qualità degli utili societari comunicati fino ad oggi, l’assenza di grandi cambiamenti nei fondamentali economici, le misure non convenzionali ancora promosse con zelo da BCE e Bank of Japan” spiega Carlo Benetti per il quale disciplina e obiettivi correttamente posizionati nel tempo (magari con l’aiuto di un consulente di fiducia) consentono di guardare ai movimenti di mercato senza eccessivo coinvolgimento emotivo, senza cedere alle lusinghe di narrative buone a spiegare solo gli accadimenti di breve periodo.
Il riferimento è a quel che è successo pochi giorni fa agli investitori che sono stati presi alla sprovvista, come ha scritto il Financial Times: in Europa il rendimento del Bund si è bruscamente impennato, gli spread tra paesi periferici e «core» è tornato ad allargarsi, l’euro ha ripreso forza, il Dax ha corretto dai massimi di aprile, il nervosismo ha attraversato tutte le borse, da New York a Shangai.
“La realtà è che, come ripete spesso il professor Paolo Legrenzi (vedi «I soldi in testa» su www.swissglobal-am.it e «Sei Esercizi facili per allenare la mente», Cortina Editore 2015), i meccanismi mentali affinati in migliaia di anni di evoluzione sono tanto adatti alla vita quotidiana quanto inadatti alle tecniche di investimento, spesso anti intuitive. E nonostante si dica ipocritamente quanto ci piacciono le sorprese, siamo affezionati alle routine, le sorprese ci atterriscono, in cuor nostro le detestiamo. Quanto è più confortante la certezza delle routine, la prevedibilità delle abitudini. E quanto era comoda l’assuefazione alla chiusura degli spread e a listini destinati a crescere come se non ci fosse un domani” tiene a sottolineare Carlo Benetti.
Nel primo trimestre le deboli performance di Stati Uniti e Cina hanno contribuito al rallentamento della crescita globale, secondo Capital Economics il tasso più lento dal 2001. I timori di un rallentamento globale persistente sono probabilmente esagerati, le ragioni della crescita più lenta dei due principali motori dell’economia del mondo sono tra loro diverse e alcune di carattere temporaneo: negli Stati Uniti temperature eccezionalmente rigide, il prezzo del petrolio che impatta sull’attività di ricerca ed estrazione dalle rocce di scisto, lo sciopero dei portuali e il dollaro forte, in Cina il raffreddamento del mercato immobiliare.
Poi sono arrivati i dati del lavoro negli Stati Uniti, 223.000 nuovi posti di lavoro in aprile, tasso di disoccupazione a 5,4%, e dati positivi nell’Eurozona, con la produzione industriale italiana a +1,5% in marzo. Uno scenario «non troppo caldo, non troppo freddo, che mantiene l’ipotesi di un incremento dei tassi USA in settembre» (FT). Le borse ne hanno subito e volentieri preso atto mentre la settimana comincia sotto il segno del terzo taglio in sei mesi dei tassi ufficiali in Cina.
In tutti i casi, il fattore tempo resta decisivo: si trovano d’accordo due celebri e tra loro diversissimi investitori come David Swensen e Warren Buffett, il primo convinto sostenitore della diversificazione, il secondo ha fondato il proprio successo sull’attenta selezione di pochissimi titoli. Eppure per Swensen «strategie di gestione attiva creano valore nel lungo termine ma gli investitori devono prevedere la possibilità di periodi di sottoperformance… molte strategie complesse esigono orizzonti temporali tra i tre e cinque anni» mentre il saggio di Omaha non dice cose molto diverse quando afferma provocatoriamente che «la ragione più stupida del mondo per comprare un’azione è il fatto che il suo prezzo stia salendo» conclude Carlo Benetti.

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