fiducia investitori
Investitori, perché è indispensabile la consulenza professionale
15 Maggio 2015 10:29
itori sempre più avidi, in termini di rendimento, e prudenti, sotto l’aspetto del grado di accettazione del rischio. È quello che emerge dai primi risultati dell’edizione 2015 della ricerca Schroders Global Investment Trends Survey, che ha coinvolto più di 20.000 investitori finali in 28 Paesi: a livello mondiale cresce infatti la fiducia degli investitori sulle opportunità di ottenere rendimenti a doppia cifra nei prossimi 12 mesi, ma quasi la metà dei loro portafogli verrà allocata in asset class con basso profilo di rischio/rendimento, mentre l’orizzonte d’investimento predominante rimane di breve termine.
Più in particolare, nella nuova indagine di Schroders, oltre la metà (54%) degli investitori finali intervistati a livello mondiale si dichiara più fiduciosa dello scorso anno circa le opportunità d’investimento dei prossimi 12 mesi, con nove rispondenti su dieci (91%) convinti di ottenere profitti, indicati mediamente nell’ordine del +12%. Un ottimismo verosimilmente motivato dal fatto che quasi nove intervistati su dieci (88%) dichiarano di aver registrato un rendimento medio del 10% negli ultimi 12 mesi.
Nonostante questi elevati livelli di fiducia e le attese di ritorni a doppia cifra, molti investitori puntano su asset class a basso rischio e rendimenti a breve termine. In media, prevedono infatti di allocare solo il 21% del loro portafoglio in strumenti con le più alte prospettive di guadagno e di rischio, come le azioni, mentre il 45% del portafoglio resta indirizzato a investimenti tipicamente a basso profilo di rischio/rendimento, come la liquidità, e circa un terzo (35%) ad asset a medio rischio, come le obbligazioni. I dati dell’indagine di Schroders mostrano inoltre una propensione al breve termine, con il 46% degli intervistati che vuole ottenere risultati positivi in uno-due anni. Un altro importante aspetto che emerge a livello globale dall’indagine è che l’87% dei rispondenti punta a ottenere flussi di reddito costanti (income) dai propri investimenti: nel Vecchio Continente, è significativo il dato in Italia, dove il 91% degli intervistati dichiara di puntare su questa tipologia di soluzioni.
A livello globale, l’income è generalmente perseguito tramite fondi d’investimento (23%), investimento diretto in azioni (20%) o investimenti immobiliari, sia direttamente che tramite REITS o fondi (10%).
“È estremamente chiaro quanto la domanda di reddito sia diffusa presso gli investitori, alle prese con esigenze come le spese per l’istruzione, l’acquisto della prima casa, l’apertura di nuove imprese o l’integrazione della pensione. La necessità e al contempo la sfida di generare income dagli investimenti è forte, soprattutto alla luce del contesto globale di bassi tassi di interesse” fa presene Massimo Tosato, Executive Vice Chairman, Schroders PLC che poi aggiunge: “La nostra indagine evidenzia tuttavia una chiara divergenza tra le attese in termini di rendimento degli investitori e la loro attitudine al rischio. Aspettarsi ritorni a doppia cifra nei prossimi 12 mesi, allocando meno di un quarto (21%) del proprio portafoglio in asset più rischiosi, indica che gli investitori non stanno adottando un approccio realistico. È fondamentale che gli investitori modellino il proprio portafoglio per bilanciare il profilo di rischio rispetto ai rendimenti ricercati e questo, nella maggior parte dei casi, richiede consulenza professionale”.
Più in particolare, nella nuova indagine di Schroders, oltre la metà (54%) degli investitori finali intervistati a livello mondiale si dichiara più fiduciosa dello scorso anno circa le opportunità d’investimento dei prossimi 12 mesi, con nove rispondenti su dieci (91%) convinti di ottenere profitti, indicati mediamente nell’ordine del +12%. Un ottimismo verosimilmente motivato dal fatto che quasi nove intervistati su dieci (88%) dichiarano di aver registrato un rendimento medio del 10% negli ultimi 12 mesi.
Nonostante questi elevati livelli di fiducia e le attese di ritorni a doppia cifra, molti investitori puntano su asset class a basso rischio e rendimenti a breve termine. In media, prevedono infatti di allocare solo il 21% del loro portafoglio in strumenti con le più alte prospettive di guadagno e di rischio, come le azioni, mentre il 45% del portafoglio resta indirizzato a investimenti tipicamente a basso profilo di rischio/rendimento, come la liquidità, e circa un terzo (35%) ad asset a medio rischio, come le obbligazioni. I dati dell’indagine di Schroders mostrano inoltre una propensione al breve termine, con il 46% degli intervistati che vuole ottenere risultati positivi in uno-due anni. Un altro importante aspetto che emerge a livello globale dall’indagine è che l’87% dei rispondenti punta a ottenere flussi di reddito costanti (income) dai propri investimenti: nel Vecchio Continente, è significativo il dato in Italia, dove il 91% degli intervistati dichiara di puntare su questa tipologia di soluzioni.
A livello globale, l’income è generalmente perseguito tramite fondi d’investimento (23%), investimento diretto in azioni (20%) o investimenti immobiliari, sia direttamente che tramite REITS o fondi (10%).
“È estremamente chiaro quanto la domanda di reddito sia diffusa presso gli investitori, alle prese con esigenze come le spese per l’istruzione, l’acquisto della prima casa, l’apertura di nuove imprese o l’integrazione della pensione. La necessità e al contempo la sfida di generare income dagli investimenti è forte, soprattutto alla luce del contesto globale di bassi tassi di interesse” fa presene Massimo Tosato, Executive Vice Chairman, Schroders PLC che poi aggiunge: “La nostra indagine evidenzia tuttavia una chiara divergenza tra le attese in termini di rendimento degli investitori e la loro attitudine al rischio. Aspettarsi ritorni a doppia cifra nei prossimi 12 mesi, allocando meno di un quarto (21%) del proprio portafoglio in asset più rischiosi, indica che gli investitori non stanno adottando un approccio realistico. È fondamentale che gli investitori modellino il proprio portafoglio per bilanciare il profilo di rischio rispetto ai rendimenti ricercati e questo, nella maggior parte dei casi, richiede consulenza professionale”.