Carlo Benetti

Perché il mercato cinese si presta ora alla gestione attiva

20 Maggio 2015 09:45

financialounge -  Carlo Benetti cina gestione attiva mercati azionari settore tecnologico
ita in Cina della settimana scorsa da parte del premier indiano Narendra Modi che ha rafforzato i rapporti commerciali tra i due giganti asiatici è stato lo spunto che Carlo Benetti, Head of Market Research & Business Innovation di Swiss & Global, ha utilizzato nel commento analitico L’Alpha e il Beta del 18 maggio. Ne ha parlato per spiegare perché il mercato azionario della Cina sia ancora in grado di offrire opportunità agli investitori che ricorrano alla gestione attiva.
“All’inizio del 2014 la gran parte delle azioni quotate erano sottovalutate mentre oggi le azioni cinesi sono mediamente care. Da inizio anno lo Shangai Composite Index è cresciuto del 30%, «un contesto impegnativo per gli investitori» scrive il CEO del Gruppo GAM Alex Friedman sul Financial Times «che la composizione degli ETF sul mercato azionario cinese rende ancora più complicato». Gli indici cinesi sono infatti dominati da banche, società di telecomunicazioni e del settore energetico. Società e settori a forte intensità di capitale, appartenenti alla «old economy» e più esposte al rallentamento ciclico” fa presente Carlo Benetti che, però, subito dopo ricorda che lo stesso Friedman, osservando oltre le macro componenti dell’indice, segnali come ci siano interessanti opportunità di investimento nel mercato cinese, le più invitanti delle quali sono nel settore internet e della tecnologia spaziale: settori dove si possono individuare società innovative e vivaci che operano nel paese più popoloso del mondo, dove decine di milioni di nuovi consumatori non vedono l’ora di dotarsi delle più moderne tecnologie. Individuare le aree dal potenziale sviluppo a due cifre nella robotica o nella tecnologia significa dotarsi di capacità selettiva e di professionalità estremamente specializzate.
“Molte delle società più interessanti sono quotate nella Classe A, negoziabili in renminbi solo da investitori cinesi residenti in Cina e da investitori esteri qualificati. In una parola, in questa fase il mercato cinese si presta decisamente alla gestione attiva e, pertanto, è meglio lasciar stare gli ETF. Allargando uno sguardo più generale al portafoglio, India e Cina sono solo uno spunto per tornare a parlare delle obbligazioni e delle valute emergenti mentre i titoli obbligazionari europei cominciano una nuova fase. Dollaro, tassi americani e prezzo del petrolio sono le discriminanti che dividono i paesi emergenti «buoni» dai «cattivi»” conclude Carlo Benetti con la promessa che, di tutto questo ne tornerà a parlare nei suoi prossimi commenti.
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