ETP
La sfida infinita tra ETP e fondi a gestione attiva
22 Maggio 2015 10:00

lato una nuova ricerca effettuata da uno dei principali fornitori di Exchange Traded Product (ETP) a livello europeo, nella quale emerge che gli investitori professionali europei dichiarano di fare ricorso agli ETP nella maggior parte dei casi per apportare «correzioni tattiche» ai loro portafogli. Dall’altra gli asset manager internazionali che continuano a segnalare il valore aggiunto che la gestione attiva può fornire, soprattutto in un contesto di mercati azionari sui massimi, indicando le Borse dove solo la rigorosa selezione dei titoli può creare valore.
Tonando alla ricerca sugli ETP, circa tre intervistati su quattro (il 73% del totale) hanno segnalato l'investimento «tattico» in ETP, seguiti dal 61% che ha dichiarato di fare ricorso a questi strumenti per ottenere «una più ampia esposizione a lungo termine al mercato». Tra le altre risposte figurano le seguenti: supporto a una strategia long/short (59%), per la gestione della liquidità (52%), per garantire una rotazione settoriale (40%). Alla domanda «Qual è la caratteristica più interessante di un ETP?», è prevalso il costo (24% del totale degli investitori intervistati), la liquidità (23%), l'accesso a mercati in cui è difficile entrare (18%) e la trasparenza (15%). In termini di classi di attivi in cui investono tramite gli ETP, il 76% ha risposto che ricorre a questi strumenti per aumentare l'esposizione azionaria a livello regionale, il 74% per investire nell’azionario globale e il 58% per prendere posizione sui mercati emergenti: il 43% circa ha dichiarato inoltre di utilizzarli per investire in titoli obbligazionari corporate investment grade, mentre il 40% per aumentare l'esposizione ai metalli preziosi.
Per quanto riguarda invece i fondi azionari a gestione attiva, vale la pena citare, solo a titolo di esempio, cosa ha dichiarato di recente (vd articolo) Carlo Benetti, Head of Market Research & Business Innovation di Swiss & Global spigando perché il mercato azionario della Cina sia ancora in grado di offrire opportunità agli investitori che ricorrano alla gestione attiva. “All’inizio del 2014 la gran parte delle azioni quotate erano sottovalutate mentre oggi le azioni cinesi sono mediamente care anche perché, da inizio anno, lo Shangai Composite Index è cresciuto del 30%. Molte delle società cinesi più interessanti sono quotate nella Classe A, negoziabili in renminbi solo da investitori cinesi residenti in Cina e da investitori esteri qualificati. In una parola, in questa fase il mercato cinese si presta decisamente alla gestione attiva e, pertanto, è meglio lasciar stare gli ETF”
Tonando alla ricerca sugli ETP, circa tre intervistati su quattro (il 73% del totale) hanno segnalato l'investimento «tattico» in ETP, seguiti dal 61% che ha dichiarato di fare ricorso a questi strumenti per ottenere «una più ampia esposizione a lungo termine al mercato». Tra le altre risposte figurano le seguenti: supporto a una strategia long/short (59%), per la gestione della liquidità (52%), per garantire una rotazione settoriale (40%). Alla domanda «Qual è la caratteristica più interessante di un ETP?», è prevalso il costo (24% del totale degli investitori intervistati), la liquidità (23%), l'accesso a mercati in cui è difficile entrare (18%) e la trasparenza (15%). In termini di classi di attivi in cui investono tramite gli ETP, il 76% ha risposto che ricorre a questi strumenti per aumentare l'esposizione azionaria a livello regionale, il 74% per investire nell’azionario globale e il 58% per prendere posizione sui mercati emergenti: il 43% circa ha dichiarato inoltre di utilizzarli per investire in titoli obbligazionari corporate investment grade, mentre il 40% per aumentare l'esposizione ai metalli preziosi.
Per quanto riguarda invece i fondi azionari a gestione attiva, vale la pena citare, solo a titolo di esempio, cosa ha dichiarato di recente (vd articolo) Carlo Benetti, Head of Market Research & Business Innovation di Swiss & Global spigando perché il mercato azionario della Cina sia ancora in grado di offrire opportunità agli investitori che ricorrano alla gestione attiva. “All’inizio del 2014 la gran parte delle azioni quotate erano sottovalutate mentre oggi le azioni cinesi sono mediamente care anche perché, da inizio anno, lo Shangai Composite Index è cresciuto del 30%. Molte delle società cinesi più interessanti sono quotate nella Classe A, negoziabili in renminbi solo da investitori cinesi residenti in Cina e da investitori esteri qualificati. In una parola, in questa fase il mercato cinese si presta decisamente alla gestione attiva e, pertanto, è meglio lasciar stare gli ETF”
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