crescita economica
Secular Forum, ecco i trend del contesto di Nuova neutralità
5 Giugno 2015 10:00
perti di PIMCO continuano a ritenere che ci si trovi, e che ciò persisterà ancora per qualche tempo, in un contesto di «Nuova neutralità» nel quale le banche centrali saranno costrette a fissare i tassi ufficiali a livelli nettamente inferiori a quelli prevalenti prima della crisi. È una delle principali evidenze emerse nel Secular Forum 2015, l’appuntamento che, da oltre 30 anni, è parte integrante del processo d’investimento di PIMCO e che offre l’opportunità di rivedere le prospettive economiche delineate dagli esperti di PIMCO e, inoltre, permette di mettere in discussione e rinnovare le idee «interne al gruppo» attraverso il confronto con autorevoli relatori esterni invitati per l’occasione.
“Consideravamo la tesi della «Nuova neutralità» l’evoluzione naturale del concetto della «Nuova normalità» introdotto da PIMCO nel 2009. Ma mentre la «Nuova normalità» descriveva un mondo a due velocità, con l’economia mondiale in ripresa dalla crisi e intenta ad affrontare le difficoltà poste dal processo di deleveraging, la «Nuova neutralità» raffinava questa tesi per applicarla a un mondo a velocità differenziate nel quale i paesi convergono verso traiettorie di crescita tendenziale più lenta e convivono con l’indebitamento, ma solo grazie al sostegno di tassi ufficiali fissati ai livelli storicamente bassi della «Nuova neutralità». Dai tempi del nostro ultimo forum il quadro della «Nuova normalità» / «Nuova neutralità» è stato adottato dai policy maker e, in alcuni casi, scontato nei mercati finanziari” fanno sapere gli esperti di PIMCO secondo i quali, per certi aspetti importanti, lo scenario di riferimento che emerge dalle loro prospettive di lungo periodo non ha subìto modifiche sostanziali dal precedente Secular Forum di PIMCO del maggio 2014.
“Continuiamo ad attenderci un mondo a velocità differenziate nel quale le economie convergono verso modesti tassi di crescita tendenziale. Questa previsione è oggi condivisa dal Fondo monetario internazionale, che nel suo più recente World Economic Outlook ha rivisto nettamente al ribasso le proprie stime relative alla crescita potenziale nelle economie emergenti e sviluppate” puntualizzano i professionisti di PIMCO che, dopo aver ascoltato i relatori esterni invitati al Secular Forum 2015 e a seguito di una vivace discussione interna, hanno delineato un quadro concettuale incentrato su sei tendenze fondamentali che dovrebbero definire la gamma di opportunità globali disponibile agli investitori e i potenziali rendimenti nell’orizzonte di lungo periodo.
Tuttavia, tengono a precisare gli esperti di PIMCO, pur ritenendo che individuare e investire in queste tendenze di lungo periodo sia necessario per avere successo, probabilmente ciò non sarà sufficiente per generare rendimenti elevati nel contesto mutevole dell’economia e dei mercati globali: gli investitori dovranno inoltre identificare e proteggersi da sei importanti rischi estremi di lungo periodo.
Le sei tendenze globali:
1) Convergenza verso i tassi di crescita potenziale della Nuova normalità nelle economie sviluppate ed emergenti;
2) Evoluzione verso un sistema bancario globale soggetto a una maggiore regolamentazione e caratterizzato da una più solida patrimonializzazione;
3) Transizione dalla scarsità all’abbondanza di energia grazie alla rivoluzione dello «shale» gas;
4) Accelerazione dalla deflazione verso il target d’inflazione del 2% nelle maggiori economie;
5) Passaggio (trend incipiente) da una sovrabbondanza di risparmio globale sostenuta dal calo dei prezzi delle commodity verso una riduzione degli squilibri globali a fronte di una domanda più sostenuta; ciò dipenderà in qualche misura dalla capacità della Cina di effettuare la transizione verso un livello di reddito medio;
6) Adozione (un altro trend incipiente) di politiche economiche più efficaci nelle principali economie emergenti (Cina, India) e sviluppate (Eurozona, Giappone), con almeno la possibilità di futuri cambiamenti significativi della politica economica statunitense (immigrazione, esportazioni petrolifere, autorità di promozione del commercio).
I sei rischi estremi nel lungo periodo
1) Alla luce dei tassi modesti di crescita tendenziale e d’inflazione, dei bassi tassi ufficiali, dei bilanci pubblici in aumento e del debito pubblico elevato, se nei prossimi cinque anni l’economia globale dovesse scivolare in recessione, pochi paesi disporrebbero del margine di manovra necessario per adottare una politica espansiva;
2) Il sistema bancario globale, soggetto a una maggiore regolamentazione e caratterizzato da una più solida patrimonializzazione, riserva una quota ridotta del suo bilancio al market making, con conseguenti flash crash, vuoti d’aria e volatilità;
3) Il passaggio dalla scarsità all’abbondanza di energia crea vincitori e perdenti e ha un effetto netto positivo sulla domanda globale solo se l’aumento dei consumi dei vincitori compensa il taglio dei consumi e della spesa per investimenti dei perdenti;
4) Finora i mercati hanno reagito ordinatamente ai conflitti geopolitici, ma attualmente il «rischio di disastro» è in una certa misura scontato dalle attività finanziarie ed è fonte di volatilità e di rischio per le quotazioni azionarie e per gli spread creditizi, mentre aumenta il potenziale di rialzo dei prezzi dei titoli di Stato americani e dei Bund;
5) Scenari estremi positivi e negativi per l’inflazione globale sono entrambi possibili; nell’orizzonte di 5 anni un’impennata dell’inflazione oltre i target delle banche centrali e’ piu’ probabile di quanto si possa pensare;
6) Un trend si definisce nascente per un motivo, esiste il rischio che non si sviluppi, e vi è un rischio anche per il nostro scenario di riferimento ottimistico, che prevede politiche economiche più efficaci nelle principali economie emergenti e sviluppate e la possibilità di futuri cambiamenti significativi della politica economica statunitense nel nostro orizzonte di lungo periodo. Permane il rischio estremo di polarizzazione politica nell’Eurozona e/o di uscita del Regno Unito dall’Unione europea. In Cina, le riforme in programma sono ambiziose ma il successo non è assicurato e, in particolare, la liberalizzazione del conto capitale sarà un obiettivo difficile da raggiungere nell’orizzonte temporale annunciato.
“Consideravamo la tesi della «Nuova neutralità» l’evoluzione naturale del concetto della «Nuova normalità» introdotto da PIMCO nel 2009. Ma mentre la «Nuova normalità» descriveva un mondo a due velocità, con l’economia mondiale in ripresa dalla crisi e intenta ad affrontare le difficoltà poste dal processo di deleveraging, la «Nuova neutralità» raffinava questa tesi per applicarla a un mondo a velocità differenziate nel quale i paesi convergono verso traiettorie di crescita tendenziale più lenta e convivono con l’indebitamento, ma solo grazie al sostegno di tassi ufficiali fissati ai livelli storicamente bassi della «Nuova neutralità». Dai tempi del nostro ultimo forum il quadro della «Nuova normalità» / «Nuova neutralità» è stato adottato dai policy maker e, in alcuni casi, scontato nei mercati finanziari” fanno sapere gli esperti di PIMCO secondo i quali, per certi aspetti importanti, lo scenario di riferimento che emerge dalle loro prospettive di lungo periodo non ha subìto modifiche sostanziali dal precedente Secular Forum di PIMCO del maggio 2014.
“Continuiamo ad attenderci un mondo a velocità differenziate nel quale le economie convergono verso modesti tassi di crescita tendenziale. Questa previsione è oggi condivisa dal Fondo monetario internazionale, che nel suo più recente World Economic Outlook ha rivisto nettamente al ribasso le proprie stime relative alla crescita potenziale nelle economie emergenti e sviluppate” puntualizzano i professionisti di PIMCO che, dopo aver ascoltato i relatori esterni invitati al Secular Forum 2015 e a seguito di una vivace discussione interna, hanno delineato un quadro concettuale incentrato su sei tendenze fondamentali che dovrebbero definire la gamma di opportunità globali disponibile agli investitori e i potenziali rendimenti nell’orizzonte di lungo periodo.
Tuttavia, tengono a precisare gli esperti di PIMCO, pur ritenendo che individuare e investire in queste tendenze di lungo periodo sia necessario per avere successo, probabilmente ciò non sarà sufficiente per generare rendimenti elevati nel contesto mutevole dell’economia e dei mercati globali: gli investitori dovranno inoltre identificare e proteggersi da sei importanti rischi estremi di lungo periodo.
Le sei tendenze globali:
1) Convergenza verso i tassi di crescita potenziale della Nuova normalità nelle economie sviluppate ed emergenti;
2) Evoluzione verso un sistema bancario globale soggetto a una maggiore regolamentazione e caratterizzato da una più solida patrimonializzazione;
3) Transizione dalla scarsità all’abbondanza di energia grazie alla rivoluzione dello «shale» gas;
4) Accelerazione dalla deflazione verso il target d’inflazione del 2% nelle maggiori economie;
5) Passaggio (trend incipiente) da una sovrabbondanza di risparmio globale sostenuta dal calo dei prezzi delle commodity verso una riduzione degli squilibri globali a fronte di una domanda più sostenuta; ciò dipenderà in qualche misura dalla capacità della Cina di effettuare la transizione verso un livello di reddito medio;
6) Adozione (un altro trend incipiente) di politiche economiche più efficaci nelle principali economie emergenti (Cina, India) e sviluppate (Eurozona, Giappone), con almeno la possibilità di futuri cambiamenti significativi della politica economica statunitense (immigrazione, esportazioni petrolifere, autorità di promozione del commercio).
I sei rischi estremi nel lungo periodo
1) Alla luce dei tassi modesti di crescita tendenziale e d’inflazione, dei bassi tassi ufficiali, dei bilanci pubblici in aumento e del debito pubblico elevato, se nei prossimi cinque anni l’economia globale dovesse scivolare in recessione, pochi paesi disporrebbero del margine di manovra necessario per adottare una politica espansiva;
2) Il sistema bancario globale, soggetto a una maggiore regolamentazione e caratterizzato da una più solida patrimonializzazione, riserva una quota ridotta del suo bilancio al market making, con conseguenti flash crash, vuoti d’aria e volatilità;
3) Il passaggio dalla scarsità all’abbondanza di energia crea vincitori e perdenti e ha un effetto netto positivo sulla domanda globale solo se l’aumento dei consumi dei vincitori compensa il taglio dei consumi e della spesa per investimenti dei perdenti;
4) Finora i mercati hanno reagito ordinatamente ai conflitti geopolitici, ma attualmente il «rischio di disastro» è in una certa misura scontato dalle attività finanziarie ed è fonte di volatilità e di rischio per le quotazioni azionarie e per gli spread creditizi, mentre aumenta il potenziale di rialzo dei prezzi dei titoli di Stato americani e dei Bund;
5) Scenari estremi positivi e negativi per l’inflazione globale sono entrambi possibili; nell’orizzonte di 5 anni un’impennata dell’inflazione oltre i target delle banche centrali e’ piu’ probabile di quanto si possa pensare;
6) Un trend si definisce nascente per un motivo, esiste il rischio che non si sviluppi, e vi è un rischio anche per il nostro scenario di riferimento ottimistico, che prevede politiche economiche più efficaci nelle principali economie emergenti e sviluppate e la possibilità di futuri cambiamenti significativi della politica economica statunitense nel nostro orizzonte di lungo periodo. Permane il rischio estremo di polarizzazione politica nell’Eurozona e/o di uscita del Regno Unito dall’Unione europea. In Cina, le riforme in programma sono ambiziose ma il successo non è assicurato e, in particolare, la liberalizzazione del conto capitale sarà un obiettivo difficile da raggiungere nell’orizzonte temporale annunciato.
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