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Turchia, i fondamentali restano piuttosto robusti

10 Giugno 2015 10:18

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Turchia, le dinamiche positive di lungo termine non dovrebbero cambiare considerevolmente, solo per via del tipo di Governo che potrebbe insediarsi dopo le elezioni di domenica scorsa. Ne è convinto Eli Koen, Head of Turkish Equities di Union Bancaire Privée (UBP) che spiega: “Con una popolazione giovane e cifre pro capite basse per molte voci, il mercato interno turco offre elevate opportunità di crescita. Inoltre la posizione geografica del Paese, collocato a metà strada tra l’Europa e l’Asia, presenta un forte potenziale per l’export di incrementare la crescita economica complessiva. Inoltre, essendo uno dei principali Paesi importatori di petrolio, le dinamiche della bilancia commerciale dovrebbero trarre vantaggio, nel breve periodo, dal calo dei prezzi del settore energetico”.

Certo, le prime reazioni al risultato delle elezioni in Turchia potrebbero (come si è notato lunedì 8 giugno) essere negative a causa delle esperienze passate. Da un lato, infatti, la Turchia ha assistito a una crescita economica molto volatile, con boom e cali, tra il 1991 e il 2002, quando il Paese era guidato da un Governo di coalizione.

Dall’altro, la crescita economica è stata maggiore nei periodi caratterizzati da Governi monocolore. Una coalizione, quindi, è vista negativamente dai mercati in termini di prospettive economiche. Inoltre, ci sarà incertezza laddove i membri della coalizione dovranno accordarsi su ogni emendamento della Costituzione per cambiare, in futuro, il sistema parlamentare della Turchia in uno presidenziale, fattore che suggerisce un referendum nei prossimi mesi.

“Per via di queste preoccupazioni e incertezze, ci aspettiamo che all’inizio il mercato azionario reagirà negativamente, anche se non in maniera eccessiva, poiché i mercati avevano già iniziato a scontare la possibilità di una coalizione in seguito ai sondaggi elettorali. È proprio questo, infatti, il motivo per cui l’indice BIST100 è calato bruscamente, dagli 88.652 del 18 maggio agli 81.943 di venerdì 5 giugno, mentre l’indice MSCI Turkey, in questo stesso periodo, ha registrato una sottoperformance del 2% rispetto ai mercati competitor emergenti” commenta Eli Koen secondo il quale il rallentamento economico della Turchia è stato uno dei principali motivi alla base del calo dei consensi per il Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp) di Erdogan.

Pertanto, entrambi i partner della coalizione dovrebbero andare meglio alle prossime elezioni, se riusciranno a rilanciare l'economia. Dato che non sono previste elezioni per i prossimi 4 anni, il Governo di coalizione potrebbe avere il tempo e una grande opportunità per concentrarsi su riforme importanti per risolvere problemi di lunga data, come un’inflazione persistente e un forte disavanzo delle partite correnti. La scelta di un team in grado di gestire l'economia del Paese sarà accolto positivamente dal mercato.

Anche perché i numeri della Turchia sono piuttosto solidi e in crescita. L’economia del paese ha riportato un tasso di crescita annuale composto del PIL (CAGR) del 3,2% nei periodi di coalizione, tra il 1991 e il 2002, ma il CAGR è stato del 4,7% nei periodi di Governo monocolore, tra il 2003 e il 2014. L’economia turca, quindi, ha mostrato una crescita discreta sebbene volatile, anche nelle fasi di coalizione. Inoltre, è troppo complicato stimare la quantità di fattori esterni che hanno avuto un impatto sulla crescita complessiva del PIL durante questi periodi, dato che la Turchia ha attuato importanti riforme strutturali negli ultimi anni per integrare ulteriormente la sua economia con il sistema globale. 

“È da notare, poi, che il totale del commercio internazionale della Turchia,  come percentuale del PIL è stato in media del 18% nel corso 1991-2002, ma del 50% tra il 2003-2014. Le prospettive dell’economia mondiale, quindi, potrebbero avere un impatto maggiore sulla performance complessiva della Turchia” conclude Eli Koen.

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