J.P. Morgan Asset Management
Tassi obbligazionari, se si muoveranno lo faranno al rialzo
15 Giugno 2015 13:47
ultime settimane il mercato obbligazionario ha sperimentato un rialzo dei tassi che ha provocato una forte correzione dei prezzi (che, infatti, di muovono in direzione opposta ai tassi). Solo per fare qualche esempio, dal 17 aprile al 5 giugno, l’indice JPMorgan Government bond index Germania, rappresentativo dei titoli di stato di Berlino ha lasciato sul terreno il 5,23% mentre l’indice JPMorgan Government bond index USA ha subito una contrazione del 7,23%. Una serie di dati economici positivi ha infatti spinto verso l’alto i rendimenti dei Treasury statunitensi e dei Bund tedeschi, spingendo entrambi ai livelli massimi da inizio anno. Il rendimento dei Treasury a 10 anni, ha raggiunto il 2,40%, mentre il Bund ha momentaneamente lambito il punto percentuale. Si tratta di livelli che rappresentano, per il governativo tedesco, un rialzo del +0,92% dal minimo del 17 aprile, e di un aumento dello 0,52% per quanto riguarda invece il titolo di stato USA scadenza 2025.
Mentre l’economia americana registra una ripresa dopo un difficile primo trimestre e la crescita in Europa migliora, sono in molti a pensare che i rendimenti dei titoli obbligazionari abbiano il potenziale per crescere ulteriormente. Ma è proprio così? Proviamo a capirlo grazie all’aiuto di un esperto: Maria Paola Toschi, Market Strategist J.P. Morgan Asset Management.
Mentre l’economia americana registra una ripresa dopo un difficile primo trimestre e la crescita in Europa migliora, sono in molti a pensare che i rendimenti dei titoli obbligazionari abbiano il potenziale per crescere ulteriormente. Ma è proprio così? Proviamo a capirlo grazie all’aiuto di un esperto: Maria Paola Toschi, Market Strategist J.P. Morgan Asset Management.
“All’inizio dell’anno una della principali preoccupazioni dei mercati era legata al rischio di deflazione che serpeggiava soprattutto nell’area europea. Il tasso d’inflazione era sceso a livelli negativi spinto al ribasso sia da un contesto economico ancora fragile che dalle pressioni disinflazionistiche globali alimentate dal calo del prezzo del petrolio. La BCE ha iniziato un’azione potente per alimentare la ripresa sia della crescita che dell’inflazione, prima agendo sulla gestione delle aspettative del mercato e poi cominciando l’azione di allentamento quantitativo e di acquisto di titoli pubblici dell’area euro ancora in corso. Il tasso d’inflazione è passato da -0,6% di gennaio a 0,3% di maggio confermando che l’azione della BCE, la ripresa economica e anche una fase di rimbalzo del petrolio stanno agendo per disinnescare i rischi legati al regime economico più sfavorevole di deflazione e bassa crescita. Tutto bene quindi? Abbiamo sventato un rischio importante? Si, ma attenzione perché il rialzo d’inflazione non è tipicamente un contesto favorevole alle obbligazioni in quanto alimenta il rialzo dei tassi che si comincia a materializzare in questo periodo” rivela Maria Paola Toschi.
L’altra lezione che gli investitori hanno imparato in questa prima parte dell’anno è che quando ci sono segnali di anomalia dei mercati è importante coglierli.
“E questi segnali di anomalia erano evidenziati dal fatto che a marzo circa il 25% dei titoli pubblici europei trattavano a tassi negativi: un effetto collaterale del QE, ma anche una situazione che mostrava mercati inefficienti e in parte distorti. La rapida inversione del trend mostrato dai rendimenti dei bund ci ha confermato che i livelli minimi record dei tassi non potevano considerarsi stabili nè duraturi e che a questi livelli così compressi dei tassi, questi strumenti obbligazionari sono diventati estremamente sensibili ai cambiamenti dello scenario di riferimento” puntualizza Maria Paola Toschi.
Dove andranno i tassi nei prossimi mesi dipenderà quindi, secondo la strategist, sia dall’inflazione che dalle decisioni delle banche centrali, ma dati i livelli minimi raggiunti,se i tassi si muoveranno lo faranno al rialzo.
“In Europa il resto dell’anno vedrà ancora la forte azione della BCE. I tassi quindi dovrebbero rimanere relativamente stabili anche se è possibile vedere un livello superiore di volatilità. Negli Stati Uniti l’elemento che influenzerà i mercati e i tassi sarà l’azione della Fed che dovrebbe presumibilmente decidere di alzare i tassi per la prima volta dopo sei anni forse a settembre. La divergenza monetaria tra le due aree di riferimento dovrebbe diventare più forte scaricandosi ancora sulle valute. L’avvio del percorso di rialzo dei tassi avverrà quindi negli Stati Uniti. Questa è l’area a cui sarà meno consigliabile restare esposti in termini di investimenti” conclude Maria Paola Toschi.
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