Christophe Bernard
Dollaro, high yield e le azioni giuste: ecco la ricetta per gli investimenti
25 Giugno 2015 15:26
iglie italiane continuano a premiare i prodotti del risparmio gestito, come dimostrano i dati di raccolta netta di maggio, mese durante il quale sono confluiti oltre 16 miliardi nelle casse delle case d’investimento che operano sul mercato italiano. Tuttavia, osservando le tipologie di fondi preferite si può constatare che, a parte i flessibili (6 miliardi di euro la raccolta netta mensile), sono stati i monetati (tornati in attivo per due miliardi di euro) e gli obbligazionari (1,7 miliardi) i maggiori beneficiari delle sottoscrizioni: verso i fondi bilanciati (1,2 miliardi) e gli azionari (537 milioni) i risparmiatori hanno riversato adesioni di importo inferiore. Ma le cose potrebbero cambiare nei prossimi mesi.
L’economia USA, dopo un primo trimestre deludente, dovrebbe riacquistare velocità: alcuni dati appena diffusi (creazione nuovi posti di lavoro, settore immobiliare, investimenti) sono infatti risultati molto solidi. La crescita in Europa sta mostrando i primi importanti frutti mentre quella in Giappone sta continuando sul sentiero positivo. L’inflazione si sta muovendo nel range atteso ed è proiettata, nel 2016, al di sotto del due per cento, negli USA, e intorno all’1,5%, nella zona euro. Gli utili delle imprese sono abbastanza solidi e, soprattutto, la revisione dei profitti è stata rivista al rialzo, in particolare nella zona euro, quella più distante dagli utili massimi del 2007 – 2008.
Infine, anche se la FED comincerà a rialzare i tassi di interesse (probabilmente da settembre), lo farà con gradualità mentre, in parallelo, il QE della BCE e quello della Bank of Japan dovrebbero garantire liquidità ai mercati e tassi di interesse per i governativi euro e giapponesi bassi almeno fino al settembre 2016.
“Il contesto tende ad essere favorevole alle asset class più rischiose: ecco perché i risparmiatori, compatibilmente al proprio profilo di rischio, dovrebbero prendere in considerazione una minore esposizione verso i titoli governati euro «core» e verso i bond societari di più alta qualità che sembrano non offrire appeal” ha dichiarato Christophe Bernard, Chief Strategist di Vontobel, intervenendo in video conferenza nel corso dell’incontro con stampa organizzato martedì scorso a Milano per presentare il «Market Outlook» per il secondo semestre. Lo strategist ha poi spiegato nel dettaglio le raccomandazioni operative: “Per quanto riguarda i bond governativi suggeriamo un significativo sottopeso in portafoglio preferendo i titoli di stato USA a lungo termine e cioè dai 10 anni in su. Basti pensare che i bund decennali tedeschi che oscillano interno al punto percentuale di rendimento dovrebbero essere al 2% per mostrare un valore equo”. Stesso discorso per i titoli corporate bond di alta qualità, ovvero con rating da BBB in su.
“Meglio puntare sugli high yield adottando un’ampia diversificazione degli emittenti” dice Christophe Bernard secondo il quale vale la pena posizionarsi sul dollaro USA perché «rimane in un trend di rivalutazione secolare». Per quanto riguarda le materie prime, se prevale un suggerimento di sottopeso generale, nel caso specifico dell’oro occorre aprire una parentesi: “È vero che la forza de dollaro USA, valuta nella quale sono espresse la maggior parte delle commodity e quindi anche l’oro, spinge in senso contrario al metallo giallo che oltretutto soffre per i segnali di una domanda inferiore rispetto al passato. Ma è altrettanto vero che, con i tassi dei governativi «core» della zona euro vicini allo zero, mantenere una piccola quota di «gold» in portafoglio come «polizza contro rischi estremi di mercato» può trovare una sua giustificazione” fa presente Christophe Bernard che conclude parlando di azioni: “Presentano il miglior rapporto rischio / rendimento nell’attuale contesto di mercato. Tuttavia, oggi ancora più che in passato, la selezione potrà fare davvero la differenza”.
L’economia USA, dopo un primo trimestre deludente, dovrebbe riacquistare velocità: alcuni dati appena diffusi (creazione nuovi posti di lavoro, settore immobiliare, investimenti) sono infatti risultati molto solidi. La crescita in Europa sta mostrando i primi importanti frutti mentre quella in Giappone sta continuando sul sentiero positivo. L’inflazione si sta muovendo nel range atteso ed è proiettata, nel 2016, al di sotto del due per cento, negli USA, e intorno all’1,5%, nella zona euro. Gli utili delle imprese sono abbastanza solidi e, soprattutto, la revisione dei profitti è stata rivista al rialzo, in particolare nella zona euro, quella più distante dagli utili massimi del 2007 – 2008.
Infine, anche se la FED comincerà a rialzare i tassi di interesse (probabilmente da settembre), lo farà con gradualità mentre, in parallelo, il QE della BCE e quello della Bank of Japan dovrebbero garantire liquidità ai mercati e tassi di interesse per i governativi euro e giapponesi bassi almeno fino al settembre 2016.
“Il contesto tende ad essere favorevole alle asset class più rischiose: ecco perché i risparmiatori, compatibilmente al proprio profilo di rischio, dovrebbero prendere in considerazione una minore esposizione verso i titoli governati euro «core» e verso i bond societari di più alta qualità che sembrano non offrire appeal” ha dichiarato Christophe Bernard, Chief Strategist di Vontobel, intervenendo in video conferenza nel corso dell’incontro con stampa organizzato martedì scorso a Milano per presentare il «Market Outlook» per il secondo semestre. Lo strategist ha poi spiegato nel dettaglio le raccomandazioni operative: “Per quanto riguarda i bond governativi suggeriamo un significativo sottopeso in portafoglio preferendo i titoli di stato USA a lungo termine e cioè dai 10 anni in su. Basti pensare che i bund decennali tedeschi che oscillano interno al punto percentuale di rendimento dovrebbero essere al 2% per mostrare un valore equo”. Stesso discorso per i titoli corporate bond di alta qualità, ovvero con rating da BBB in su.
“Meglio puntare sugli high yield adottando un’ampia diversificazione degli emittenti” dice Christophe Bernard secondo il quale vale la pena posizionarsi sul dollaro USA perché «rimane in un trend di rivalutazione secolare». Per quanto riguarda le materie prime, se prevale un suggerimento di sottopeso generale, nel caso specifico dell’oro occorre aprire una parentesi: “È vero che la forza de dollaro USA, valuta nella quale sono espresse la maggior parte delle commodity e quindi anche l’oro, spinge in senso contrario al metallo giallo che oltretutto soffre per i segnali di una domanda inferiore rispetto al passato. Ma è altrettanto vero che, con i tassi dei governativi «core» della zona euro vicini allo zero, mantenere una piccola quota di «gold» in portafoglio come «polizza contro rischi estremi di mercato» può trovare una sua giustificazione” fa presente Christophe Bernard che conclude parlando di azioni: “Presentano il miglior rapporto rischio / rendimento nell’attuale contesto di mercato. Tuttavia, oggi ancora più che in passato, la selezione potrà fare davvero la differenza”.
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