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Idee di investimento - Azioni - 29 giugno 2015
29 Giugno 2015 12:51
ermarlo sono i risultati dalla Schroders Global Investment Trends Survey, l’indagine annuale di Schroders, condotta su 20mila investitori finali in 28 Paesi, i cui dati sono riepilogati nell’articolo “Italiani, continua a prevalere l’orizzonte di investimento a breve”: gli italiani non vogliono guardare ad un orizzonte temporale d’investimento ampio. Il 54% del campione preferisce infatti ottenere profitti anche contenuti ma a breve termine (1-2 anni), rispetto alla prospettiva di guadagni consistenti ma realizzabili solo nel medio – lungo periodo (oltre 5 anni).
Eppure, adottare un arco di tempo più allargato, permette di valutare con meno apprensione le «fisiologiche» correzioni dei mercati che, viste con la lente del breve periodo, possono allarmare gli investitori inducendoli ad assumere scelte irrimediabili come quella di vendere sui minimi di Borsa. Peraltro può capitare che anche i mercati possano essere emotivi, ignorando i fondamentali per periodi prolungati, ed è quanto si può osservare oggi sia in Borsa che nel segmento obbligazionario.
Ma quello che si sa anche è che i mercati possono cambiare molto rapidamente, come si è constatato con l'improvviso sell-off (vendita massiccia di titoli sul mercato senza limitazione di prezzo e di quantità) del Bund da metà aprile. Il governativo di Berlino, che era uno dei titoli tra i più richiesti nel settore obbligazionario, nel giro di due mesi ha registrato un rialzo dei tassi facendo accusare ai possessori perdite, tra i due punti percentuali e il 20%. Proprio quanto accaduto sul mercato obbligazionario ai bund tedeschi evidenzia la pericolosità cui sono esposti gli investitori investiti sui titoli difensivi, una delle scelte di portafoglio più comune nel settore azionario.
I titoli difensivi come ad esempio quelli legati al settore dei beni di consumo, dell’healthcare, dei servizi di telecomunicazione, delle utility, scambiano a un rapporto prezzo / utili (p/e) storicamente elevato, di circa 25x. La richiesta di questi titoli è iniziata con la crisi finanziaria del 2008, poiché offrono la percezione di sicurezza tanto desiderata dagli investitori. Tuttavia, questa area del mercato, contraddistinta dalla crescita di qualità, è anche molto affollata, e le società offrono una crescita degli utili molto contenuta, tipicamente piatta o a una cifra. L’altra metà del mercato azionario europeo è costituita dai titoli ciclici, che comprende banche, compagnie assicurative, società petrolifere integrate, titoli del comparto industriale e dei materiali: questi comparti ciclici sono evitati dagli investitori, ma stanno beneficiando dall’accelerazione del trend di crescita dell’Europa e scambiano su profitti normalizzati molto bassi, di 7-11x. “Questo, a nostro avviso, rende gli investimenti nei titoli ciclici molto interessanti” fa sapere Hans Ulrich Jost, gestore del JB Euroland Value Stock Fund di GAM nell’articolo “Titoli ciclici azionari, cosa può segnalare la correzione dei Bund”.
Sono d’accordo sul settore delle utilities ma non su quello della tecnologia gli esperti di Bank of America Corp. “Lo Standard & Poor 500 Utilities Index è salito del 24 per cento, e un basket azionario di 24 società immobiliari USA è balzato al rialzo del 26 per cento. Tuttavia, sebbene entrambi questi settori abbiano sottoperformato l’S&P500 da metà aprile in poi, ovvero da quanto i tassi del mercato obbligazionario USA hanno cominciato a risalire, la loro correzione è stata meno ampia di quanto si potesse prevedere. Ma d’ora in avanti le cose potrebbero cambiare. Le valutazioni delle utilities sono esposte ad una correzione del 9 per cento in base alla stima del rapporto prezzo / utili (p/e) 2015 mentre, al contrario, la tecnologia dovrebbero riuscire a salire del 22 per cento, trainata soprattutto dai segmenti del software e dei servizi Internet” sostengono gli specialisti di Bank of America Corp nell’articolo “Wall Street, il settore hi tech potrebbe salire del 22%”.
Guardando alla nostra Borsa, gli investitori si chiedono se ci siano le condizioni affinchè Piazza Affari possa nei prossimi mesi continuare a fare bene in assoluto e meglio della media della zona euro. E sembra che gli indizi positivi non manchino come sottolinea il team gestionale di ANIMA Sgr: “La Borsa italiana, nonostante le valutazioni non risultino più a buon mercato come un tempo, resta comunque tra le più promettenti per i prossimi mesi, a maggior ragione se gli utili delle società conosceranno il circolo virtuoso che ci si aspetta. Inoltre, vanno sottolineati i primi concreti segnali di ripresa del contesto macro: anche se occorrerà attendere i dati relativi al secondo trimestre per confermare di aver intrapreso realmente l’uscita dalla recessione, il Pil finalmente è tornato di segno positivo, pari a +0,3%, nei primi tre mesi del 2015. A ciò va aggiunto che la disoccupazione, secondo i dati dell’Ocse, nel mese di aprile è tornata a scendere di 0,2 punti percentuali a quota 12,4%; in discesa anche la disoccupazione giovanile di 1,6 punti percentuali, che si attesta al 40,9% contro il 42,5% di marzo” puntualizza il team nell’articolo “Piazza Affari, l’extrarendimento sull’Europa può proseguire”.
Infine Wall Street, la Borsa che resta comunque il faro dei mercati. Dalla scorsa settimana è disponibile sul mercato un nuovo ETF (PowerShares S&P 500 VEQTOR UCITS) che replica l’indice omologo che, a sua volta, combina due approcci gestionali: l’esposizione all’S&P 500, che permette di avere accesso alle opportunità offerte dall’economia statunitense, e una quota dedicata all’S&P 500 VIX Short-Term Futures Index, decorrelato negativamente all’S&P500, che consente invece di contenere le potenziali perdite in momenti di volatilità di mercato. L’indice, inoltre, incorpora, un meccanismo di «stop loss»: se le perdite dell’indice sono pari o superiori al 2% per cinque sedute, l'intera allocazione viene rivista e spostata sulla liquidità o strumenti equivalenti, con l’obiettivo di ridurre e contenere le perdite. “La protezione del capitale è diventata una componente sempre più importante e rilevante all’interno dei portafogli dei nostri investitori. I recenti accadimenti sui mercati finanziari ci ricordano come la volatilità possa facilmente giocare un ruolo da protagonista sui mercati. In questo panorama gli investitori sono alla ricerca di strumenti di investimento semplici e trasparenti per accedere alle opportunità offerte dai principali mercati, come quello statunitense” commenta Sergio Trezzi, Managing Director European (ex-UK) Head of Retail Sales and Client Service & Latam nonché Country Head per l’Italia, secondo il quale, come spiega nell’articolo “L’ETF che sfrutta la volatilità e trae vantaggio da Wall Street”, la sfida ora consiste nel generare rendimenti riducendo al tempo stesso il rischio.
Eppure, adottare un arco di tempo più allargato, permette di valutare con meno apprensione le «fisiologiche» correzioni dei mercati che, viste con la lente del breve periodo, possono allarmare gli investitori inducendoli ad assumere scelte irrimediabili come quella di vendere sui minimi di Borsa. Peraltro può capitare che anche i mercati possano essere emotivi, ignorando i fondamentali per periodi prolungati, ed è quanto si può osservare oggi sia in Borsa che nel segmento obbligazionario.
Ma quello che si sa anche è che i mercati possono cambiare molto rapidamente, come si è constatato con l'improvviso sell-off (vendita massiccia di titoli sul mercato senza limitazione di prezzo e di quantità) del Bund da metà aprile. Il governativo di Berlino, che era uno dei titoli tra i più richiesti nel settore obbligazionario, nel giro di due mesi ha registrato un rialzo dei tassi facendo accusare ai possessori perdite, tra i due punti percentuali e il 20%. Proprio quanto accaduto sul mercato obbligazionario ai bund tedeschi evidenzia la pericolosità cui sono esposti gli investitori investiti sui titoli difensivi, una delle scelte di portafoglio più comune nel settore azionario.
I titoli difensivi come ad esempio quelli legati al settore dei beni di consumo, dell’healthcare, dei servizi di telecomunicazione, delle utility, scambiano a un rapporto prezzo / utili (p/e) storicamente elevato, di circa 25x. La richiesta di questi titoli è iniziata con la crisi finanziaria del 2008, poiché offrono la percezione di sicurezza tanto desiderata dagli investitori. Tuttavia, questa area del mercato, contraddistinta dalla crescita di qualità, è anche molto affollata, e le società offrono una crescita degli utili molto contenuta, tipicamente piatta o a una cifra. L’altra metà del mercato azionario europeo è costituita dai titoli ciclici, che comprende banche, compagnie assicurative, società petrolifere integrate, titoli del comparto industriale e dei materiali: questi comparti ciclici sono evitati dagli investitori, ma stanno beneficiando dall’accelerazione del trend di crescita dell’Europa e scambiano su profitti normalizzati molto bassi, di 7-11x. “Questo, a nostro avviso, rende gli investimenti nei titoli ciclici molto interessanti” fa sapere Hans Ulrich Jost, gestore del JB Euroland Value Stock Fund di GAM nell’articolo “Titoli ciclici azionari, cosa può segnalare la correzione dei Bund”.
Sono d’accordo sul settore delle utilities ma non su quello della tecnologia gli esperti di Bank of America Corp. “Lo Standard & Poor 500 Utilities Index è salito del 24 per cento, e un basket azionario di 24 società immobiliari USA è balzato al rialzo del 26 per cento. Tuttavia, sebbene entrambi questi settori abbiano sottoperformato l’S&P500 da metà aprile in poi, ovvero da quanto i tassi del mercato obbligazionario USA hanno cominciato a risalire, la loro correzione è stata meno ampia di quanto si potesse prevedere. Ma d’ora in avanti le cose potrebbero cambiare. Le valutazioni delle utilities sono esposte ad una correzione del 9 per cento in base alla stima del rapporto prezzo / utili (p/e) 2015 mentre, al contrario, la tecnologia dovrebbero riuscire a salire del 22 per cento, trainata soprattutto dai segmenti del software e dei servizi Internet” sostengono gli specialisti di Bank of America Corp nell’articolo “Wall Street, il settore hi tech potrebbe salire del 22%”.
Guardando alla nostra Borsa, gli investitori si chiedono se ci siano le condizioni affinchè Piazza Affari possa nei prossimi mesi continuare a fare bene in assoluto e meglio della media della zona euro. E sembra che gli indizi positivi non manchino come sottolinea il team gestionale di ANIMA Sgr: “La Borsa italiana, nonostante le valutazioni non risultino più a buon mercato come un tempo, resta comunque tra le più promettenti per i prossimi mesi, a maggior ragione se gli utili delle società conosceranno il circolo virtuoso che ci si aspetta. Inoltre, vanno sottolineati i primi concreti segnali di ripresa del contesto macro: anche se occorrerà attendere i dati relativi al secondo trimestre per confermare di aver intrapreso realmente l’uscita dalla recessione, il Pil finalmente è tornato di segno positivo, pari a +0,3%, nei primi tre mesi del 2015. A ciò va aggiunto che la disoccupazione, secondo i dati dell’Ocse, nel mese di aprile è tornata a scendere di 0,2 punti percentuali a quota 12,4%; in discesa anche la disoccupazione giovanile di 1,6 punti percentuali, che si attesta al 40,9% contro il 42,5% di marzo” puntualizza il team nell’articolo “Piazza Affari, l’extrarendimento sull’Europa può proseguire”.
Infine Wall Street, la Borsa che resta comunque il faro dei mercati. Dalla scorsa settimana è disponibile sul mercato un nuovo ETF (PowerShares S&P 500 VEQTOR UCITS) che replica l’indice omologo che, a sua volta, combina due approcci gestionali: l’esposizione all’S&P 500, che permette di avere accesso alle opportunità offerte dall’economia statunitense, e una quota dedicata all’S&P 500 VIX Short-Term Futures Index, decorrelato negativamente all’S&P500, che consente invece di contenere le potenziali perdite in momenti di volatilità di mercato. L’indice, inoltre, incorpora, un meccanismo di «stop loss»: se le perdite dell’indice sono pari o superiori al 2% per cinque sedute, l'intera allocazione viene rivista e spostata sulla liquidità o strumenti equivalenti, con l’obiettivo di ridurre e contenere le perdite. “La protezione del capitale è diventata una componente sempre più importante e rilevante all’interno dei portafogli dei nostri investitori. I recenti accadimenti sui mercati finanziari ci ricordano come la volatilità possa facilmente giocare un ruolo da protagonista sui mercati. In questo panorama gli investitori sono alla ricerca di strumenti di investimento semplici e trasparenti per accedere alle opportunità offerte dai principali mercati, come quello statunitense” commenta Sergio Trezzi, Managing Director European (ex-UK) Head of Retail Sales and Client Service & Latam nonché Country Head per l’Italia, secondo il quale, come spiega nell’articolo “L’ETF che sfrutta la volatilità e trae vantaggio da Wall Street”, la sfida ora consiste nel generare rendimenti riducendo al tempo stesso il rischio.
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