Fondi obbligazionari
Obbligazioni, cosa fare se i tassi continuano a salire
6 Luglio 2015 14:55
essori di titoli di stato, obbligazioni e fondi specializzati su queste tipologie di titoli hanno sperimentato nei propri portafogli quanto è possibile soffrire in caso di rialzo dei tassi di interesse.
È bastato una inattesa inversione di tendenza negli ultimi due mesi a far risalire in modo brusco i rendimenti facendo calare in modo rilevante le quotazioni dei titoli obbligazionari (che, lo ricordiamo, si muovono in direzione opposta ai rendimenti). Perdite dell’ordine dei due – tre punti percentuali in portafogli obbligazionari in poco più di due mesi mettono a dura prova chiunque soprattutto coloro che non avessero compreso che l’attuale contesto resta particolarmente rischioso in particolare per il segmento obbligazionario che proviene da 30 anni di ribassi dei tassi e di rialzi delle quotazioni senza quasi soluzione di continuità.
Precisato questo, ci sono delle opportunità da cogliere a patto di essere consapevoli che sia necessario mettere in conto una certa volatilità (ovvero ampie oscillazioni dei valori dei titoli) e allungare l’orizzonte temporale d’investimento (da 12 mesi ad almeno 3 anni). “Confermiamo la view decisamente positiva in un’ottica a medio termine sulle obbligazioni convertibili. Tuttavia, non escludiamo una certa volatilità nel breve periodo, data la rapidità del movimento al rialzo osservato da inizio anno. I flussi verso l’asset class rimangono solidi e continuano a sostenere le valutazioni. La volatilità è aumentata ed è ora al fair value (al livello corretto rispetto alle medie di lungo periodo). L’attuale debolezza del mercato primario offre un solido supporto alle valutazioni” fanno sapere gli esperti di Natixis Global Asset Management che poi passano a parlare del segmento ad alto rendimento: “Nel breve periodo, il mercato dei titoli high yield potrebbe mantenere l’attuale volatilità, dovuta al rialzo dei tassi di interesse e alla crisi greca. Tuttavia, riteniamo che i fondamentali rimangano solidi (gli ultimi risultati trimestrali sono incoraggianti), che i fattori tecnici restino favorevoli (un mercato primario dinamico che ha compensato le opzioni di rimborso delle obbligazioni in circolazione, continui flussi in entrata settimana dopo settimana) e che le valutazioni si stiano riportando su livelli interessanti. Nell’ultimo periodo la bassa correlazione del mercato high yield con l’andamento dei tassi di interesse è apparsa evidente, e questa caratteristica potrebbe guidarne la performance fino a fine anno”.
I professionisti di Natixis Global AM continuano a ritenere che i tassi di interesse statunitensi rimarranno contenuti, ma esposti a pressioni al rialzo. In quest’ottica continuano a sottopesare la duration (scadenza media dei titoli) del debito emergente e a favorire i titoli high yield, pur riconoscendo che alcuni emittenti investment grade cominciano ad offrire valore: a livello globale, confermano invece la view positiva sul debito dei paesi in via di sviluppo in valuta estera (in particolare le emissioni in dollari USA).
“Il rischio dell’obbligazionario paesi emergenti non è più rappresentato da una forte correzione del mercato delle materie prime, ma da un rialzo dei tassi di interesse nei mercati, associato a una manovra anticipata della Fed o a un cambiamento sostanziale delle aspettative sull’Europa” concludono gli esperti di Natixis Global AM.
È bastato una inattesa inversione di tendenza negli ultimi due mesi a far risalire in modo brusco i rendimenti facendo calare in modo rilevante le quotazioni dei titoli obbligazionari (che, lo ricordiamo, si muovono in direzione opposta ai rendimenti). Perdite dell’ordine dei due – tre punti percentuali in portafogli obbligazionari in poco più di due mesi mettono a dura prova chiunque soprattutto coloro che non avessero compreso che l’attuale contesto resta particolarmente rischioso in particolare per il segmento obbligazionario che proviene da 30 anni di ribassi dei tassi e di rialzi delle quotazioni senza quasi soluzione di continuità.
Precisato questo, ci sono delle opportunità da cogliere a patto di essere consapevoli che sia necessario mettere in conto una certa volatilità (ovvero ampie oscillazioni dei valori dei titoli) e allungare l’orizzonte temporale d’investimento (da 12 mesi ad almeno 3 anni). “Confermiamo la view decisamente positiva in un’ottica a medio termine sulle obbligazioni convertibili. Tuttavia, non escludiamo una certa volatilità nel breve periodo, data la rapidità del movimento al rialzo osservato da inizio anno. I flussi verso l’asset class rimangono solidi e continuano a sostenere le valutazioni. La volatilità è aumentata ed è ora al fair value (al livello corretto rispetto alle medie di lungo periodo). L’attuale debolezza del mercato primario offre un solido supporto alle valutazioni” fanno sapere gli esperti di Natixis Global Asset Management che poi passano a parlare del segmento ad alto rendimento: “Nel breve periodo, il mercato dei titoli high yield potrebbe mantenere l’attuale volatilità, dovuta al rialzo dei tassi di interesse e alla crisi greca. Tuttavia, riteniamo che i fondamentali rimangano solidi (gli ultimi risultati trimestrali sono incoraggianti), che i fattori tecnici restino favorevoli (un mercato primario dinamico che ha compensato le opzioni di rimborso delle obbligazioni in circolazione, continui flussi in entrata settimana dopo settimana) e che le valutazioni si stiano riportando su livelli interessanti. Nell’ultimo periodo la bassa correlazione del mercato high yield con l’andamento dei tassi di interesse è apparsa evidente, e questa caratteristica potrebbe guidarne la performance fino a fine anno”.
I professionisti di Natixis Global AM continuano a ritenere che i tassi di interesse statunitensi rimarranno contenuti, ma esposti a pressioni al rialzo. In quest’ottica continuano a sottopesare la duration (scadenza media dei titoli) del debito emergente e a favorire i titoli high yield, pur riconoscendo che alcuni emittenti investment grade cominciano ad offrire valore: a livello globale, confermano invece la view positiva sul debito dei paesi in via di sviluppo in valuta estera (in particolare le emissioni in dollari USA).
“Il rischio dell’obbligazionario paesi emergenti non è più rappresentato da una forte correzione del mercato delle materie prime, ma da un rialzo dei tassi di interesse nei mercati, associato a una manovra anticipata della Fed o a un cambiamento sostanziale delle aspettative sull’Europa” concludono gli esperti di Natixis Global AM.
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