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Cina, chi pagherà per il crollo del mercato azionario

9 Luglio 2015 14:41

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lle domande che gli investitori si stanno ponendo con apprensione negli ultimi giorni, è se il crollo del mercato azionario cinese possa dar vita a un atterraggio brusco dell’economia più in generale.

Per Craig Botham, Emerging Markets Economist di Schroders, si può sostenere che se ciò accadesse, minerebbe la fiducia nella presunta onnipotenza del Governo di Pechino nella gestione dell’economia, e il focus potenziale potrebbe essere il resto del sistema finanziario.

Nel complesso però, secondo lo strategist, l’economia reale è sconnessa dal mercato azionario abbastanza da far sì che l’impatto sulla crescita si dovrebbe limitare agli effetti subiti dalle società finanziarie coinvolte e alle famiglie più ricche che hanno partecipato al rally dei listini e, di conseguenza, parteciperebbero al crollo.

“La maggior parte delle imprese non dipende dal mercato azionario per finanziarsi e la PBoC (la banca centrale cinese) è in grado di offrire ampia liquidità e mantenere in vita i mercati del credito. Ciò ostacolerà, però, gli sforzi per affrontare la sostenibilità del debito delle amministrazioni locali e delle società a controllo statale, oltre che per ricapitalizzare le banche”.

Il rally ha infatti goduto di un forte supporto da parte dei policy maker. Le autorità stanno cercando di ribilanciare l’insieme delle modalità di finanziamento delle imprese, per diminuire i livelli attualmente alti di dipendenza dal debito. Affinché ciò si verifichi, le imprese dovranno finanziarsi tramite azioni: un mercato azionario forte offre le condizioni migliori per una serie di IPO. Anche le banche stanno cercando di aumentare i finanziamenti tramite azioni con l’obiettivo di ricapitalizzarsi, fattore che contribuirà a creare, a sua volta, una domanda per le obbligazioni emesse dalle amministrazioni locali, un altro aspetto del ribilanciamento del Paese. E una robusta correzione del mercato azionario domestico (se non, addirittura un vero e proprio crollo) avrebbe impatti in tutto questo.

Sul versante macro, ci saranno senza dubbio problematiche finanziarie tra gli investitori con una forte leva, ma le conseguenze macroeconomiche sono meno facili da determinare. Mentre negli Stati Uniti questo tipo di rally di mercato sarebbe stato associato a un forte effetto-ricchezza, questo è stato meno evidente in Cina; le vendite al dettaglio hanno continuato a indebolirsi, anche quando l’azionario ha toccato nuovi massimi. Sfortunatamente per il gigante asiatico, non si tratta di un rapporto necessariamente simmetrico: un calo dei mercati potrebbe gravare sul sentiment dei consumatori e sulla spesa, anche se il rally non ha contribuito ad alimentarli.

“Guardando ora allo spaccato del PIL del primo trimestre, tuttavia, quello che balza all’occhio è il forte rialzo del contributo del settore finanziario alla crescita del PIL, salito all’1,3% rispetto allo 0,7% precedente. Ciò riflette il boom del business del brokeraggio, che probabilmente non continuerà nelle attuali condizioni dei mercati. Di conseguenza, con tutta probabilità ciò peserà sulla crescita del terzo trimestre, soprattutto se gli sforzi volti a rafforzare il mercato si riveleranno inefficaci” fa infine notare Craig Botham.

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