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Debito emergente, perché piacciono India, Cina e Messico

16 Luglio 2015 17:02

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obbligazioni dei paesi emergenti hanno vissuto un profondo cambiamento dal maggio 2013. Da quando, cioè, Ben Bernanke, l’allora presidente della Federal Reserve, fece trapelare l’ipotesi dell’avvio del tapering (la riduzione dell’acquisto di titoli obbligazionari americani): una indiscrezione che arrestò il trend rialzista che durava da almeno 4 anni per iniziare una fase molto meno lineare, costellata da brusche correzioni dei prezzi e successivi rimbalzi (sebbene di entità inferiore rispetto ai cali).

La situazione attuale vede tuttavia l’asset class delle obbligazioni dei paesi emergenti esprimere tassi di rendimento molto superiori a quelli dei governativi e dei corporate bond dei paesi sviluppati: basti pensare che le obbligazioni emergenti in dollari USA pagano, in media, oggi tra il 5% e il 5,5%, mentre quelle in valuta locale riconoscono un tasso medio del sei per cento. Ma se c’è una lezione che gli investitori dovrebbero aver compreso negli ultimi due anni è che le obbligazioni dei paesi emergenti non sono un universo indistinto: al contrario è sempre più importante la selezione dei paesi e degli emittenti.

Tra le idee di investimento per il secondo semestre dell’anno contenute nel documento delBlackRock Investment Institute (BII) relativo al “Mid-Year 2015 Outlook” dal titolo “Verso la normalità” ci sono interessanti indicazioni proprio nell’ambito del debito emergente. Innanzitutto, si evince che i mercati emergenti risultano ora più in forma ma la dispersione di performance tra i diversi paesi è destinata ad aumentare. In passato, fanno notare gli esperti del BII, i cicli in cui la Fed ha rialzato i tassi hanno scatenato contraccolpi negativi sul debito dei mercati emergenti, ma stavolta i mercati emergenti sono più in forma, con meno debito estero, e con i mercati finanziari più liquidi.

I professionisti del BII preferiscono i bond emergenti in valuta forte rispetto alla maggior parte delle obbligazioni in valuta locale, anche perché si stima che il dollaro USA possa apprezzarsi nei confronti di molte valute dei paesi in via di sviluppo. Gli esperti del BII preferiscono infine i paesi con slancio nelle riforme e con l’inflazione in calo come India, Cina e Messico.

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