Asia

Il rischio maggiore è un rallentamento significativo in Asia

21 Luglio 2015 11:46

financialounge -  Asia consumi dollaro Ethenea inflazione petrolio Yves Longchamp
teniamo un giudizio positivo sull’eurozona alla luce della lenta ripresa dell’attività, ma continuiamo a monitorare attentamente il rallentamento asiatico e gli sviluppi in Grecia con tutte le loro potenziali implicazioni negative”: è questa, in estrema sintesi, la valutazione che Yves Longchamp, Head of Research di ETHENEA Independent Investors (Svizzera) S.A. fa dell’attuale situazione relativa alla zona euro.

Secondo l’esperto se il prezzo del greggio dovesse rimanere al livello attuale (intorno ai 60 dollari al barile), l’inflazione complessiva aumenterà di 1 punto percentuale da qui a dicembre: a parità di altre condizioni, l’inflazione europea dovrebbe salire facilmente al di sopra dell’1% a dicembre, dall’attuale 0,2 %. La ripresa dei consumi è confermata dagli ultimi dati sulle vendite al dettaglio, ma la fiducia dei consumatori non è più migliorata. L’origine di questa stasi va probabilmente ricercata nella debole creazione di posti di lavoro (circa tre volte più lenta rispetto agli Stati Uniti nonostante l’analoga dimensione della forza lavoro) e nell’incertezza politica legata alla saga greca. L’attività d’investimento rimane moderata, il ciclo del credito in divenire resta modesto e non c’è stato alcun ulteriore allentamento degli standard creditizi bancari.

“Tuttavia gli indicatori della domanda di credito sono molto incoraggianti per tutte le tipologie (prestiti alle imprese, credito al consumo e mutui ipotecari), mentre i tassi d’interesse sui nuovi crediti sono scesi ulteriormente. In base a questi indicatori, la ripresa degli investimenti è solo una questione di tempo” sostiene Yves Longchamp.

Negli Stati Uniti sono le distorsioni create dai bassi prezzi petroliferi e dal dollaro forte a determinare l’andamento della crescita e dell’inflazione. Esaminando i settori economici, la fase di debolezza cominciata a inizio anno ha inciso sulle industrie manifatturiere, mentre i servizi hanno evidenziato un buon andamento. I consumi privati, che rappresentano la quota preponderante del PIL, stanno migliorando grazie alla solidità del mercato del lavoro.

“L’enigma dei risparmi che ha frenato i consumi negli ultimi mesi sembra risolto. I consumatori statunitensi sono tornati, secondo i dati relativi alle vendite al dettaglio e alla spesa personale mensile: in base a quest’ultima voce, i consumi dovrebbero infatti evidenziare una crescita annualizzata del 3,5 % nel secondo trimestre, che rappresenta un livello decisamente elevato” fa presente Yves Longchamp. L’inflazione di fondo, il parametro che la Fed monitora attentamente, esclude alimentari ed energia. Ciò spiega l’attenzione rivolta all’inflazione dei salari, considerata un fattore imprescindibile per il rialzo dell’inflazione di fondo. I dati mostrano che i salari stanno aumentando più rapidamente oggi rispetto a un anno fa, il che suggerisce anche che i mercati del lavoro sono vicini all’equilibrio.

“Siamo convinti che la Fed a settembre avrà elementi sufficienti sia riguardo all’inflazione che alla crescita per avviare un nuovo ciclo di rialzo dei tassi. L’impulso sottostante dell’economia statunitense è solido, nonostante le distorsioni derivanti dai prezzi del petrolio e dal dollaro. Tuttavia, quanto più perdurano i prezzi petroliferi bassi e il dollaro forte, tanto più a lungo queste distorsioni continueranno a diffondersi al resto dell’economia, penalizzando sia la crescita che l’inflazione” puntualizza Yves Longchamp. Anche per gli Stati Uniti le prospettive restano favorevoli e ogni episodio didebolezza del dollaro o di rialzo del prezzo del greggio si tradurrebbe probabilmente in un’accelerazione della crescita.

“Il rischio maggiore per il nostro scenario è un rallentamento significativo in Asia, che implicherebbe un’attività manifatturiera modesta a livello mondiale. La tragedia greca non va sottovalutata, anche se sembra improbabile che provochi effetti fortemente destabilizzanti sull’economia e sul sistema finanziario mondiali” conclude Yves Longchamp.

Trending