Carlo Benetti

Obbligazioni, focus su debito emergente e corporate bond

23 Luglio 2015 12:43

financialounge -  Carlo Benetti corporate bond Enzo Puntillo GAM mercati emergenti mercati obbligazionari
là di qualsiasi considerazione politica, si continuerà ancora a lungo a parlare di Grecia ma, almeno nel breve periodo, è stata disinnescata la “Grexit”, la bomba ad orologeria posta nel centro dell’Eurozona e l’attenzione dei mercati è immediatamente tornata sull’altra sponda dell’Atlantico.

Tiene a sottolinearlo, nel commento analitico L’Alpha e il Beta del 20 luglio 2015, Carlo Benetti, Head of Market Research & Business Innovation di GAM Italia Sgr, secondo il quale nel ribadire la preferenza relativa alle azioni, è opportuno ragionare anche diobbligazioni, la parte principale dei portafogli degli investitori italiani, sia istituzionali che privati. Nel farlo, la raccomandazione è quella di guardare con attenzione, e tramite fondi e gestori specializzati, al debito emergente e di preferire i corporate bond ai titoli governativi, rispettando una rigorosa selezione degli emittenti.

“Il positivo flusso di dati economici ha fatto aumentare i rendimenti sui mercati globali dei bond in un contesto di volatilità più elevata. Nonostante l’ampio anticipo della notizia, l’intervento sui tassi sarà comunque un avvenimento, il primo aumento della Federal Reserve dal 2006. Ma forse ha ragione la Yellen che invita a non attribuirvi eccessiva importanza: che avvenga a settembre (più probabile) oppure a dicembre, sarà più importante seguirne l’ampiezza e la gradualità, in fase con l’andamento del ciclo economico” precisa Carlo Benetti che fa anche un’osservazione: negli ultimi due mesi sono rientrate le valutazioni tirate delle obbligazioni.

Presi tra le buone notizie economiche dagli Stati Uniti, quelle contraddittorie sull’evoluzione della questione greca, i timori delle conseguenze del crollo del listino cinese, i differenziali di rendimento dei paesi periferici si sono allargati, le emissioni societarie investment grade e a più alto rendimento hanno risentito della debolezza dei governativi e dei timori sulla liquidità (ma i titoli high yield hanno fatto meglio di quelli investment grade).

“Le obbligazioni societarie restano preferibili rispetto ai titoli governativi, ma diventa ancora più necessaria una buona misura di selettività: non tutti i settori beneficiano nello stesso modo della crescita e se i buy back rendono felici gli azionisti, rendono simmetricamente meno felici i detentori di obbligazioni. Le preferenze settoriali assecondano il ciclo economico dunque meglio le emissioni di società industriali rispetto a quelle dei finanziari e dei servizi di pubblica utilità” sottolinea Carlo Benetti per il quale, in un’ottica di lungo termine (in realtà l’unica di ogni avveduto investitore) i mercati emergenti continuano ad offrire buone occasioni a patto di uscire dalla semplificazione degli acronimi (BRIC, MINT, Next 11…) e riconoscere che l’espressione “mercati emergenti” comprende sistemi economici e dinamiche di crescita tra loro diversissime (vedi L’Alpha e il Beta del 15.6.2015).

“Molti paesi dell’Est Europa mostrano gagliardi tassi di crescita in seguito al riequilibrio dei loro sistemi economici e finanziari, a differenza di altri come Cina, Cile, Sud Africa che stanno invece rallentando” scrive il gestore di GAM Enzo Puntillo sul Financial Times  “un approccio selettivo può trasformare le notevoli divergenze in interessanti opportunità di investimento”. Naturalmente con strumenti di investimento collettivo e con il consiglio di un esperto di fiducia: la migliore opzione a disposizione del risparmiatore retail per investire in sicurezza su mercati sempre più complessi.

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