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Prezzi delle materie prime, quelli di petrolio, zinco e piombo sono ben impostati

23 Luglio 2015 12:40

financialounge -  commodities Karine Jesiolowski Koon Chow materie prime mercati emergenti petrolio UBP
tazioni delle commodity presentano oggi un profilo di rischio equilibrato e in alcuni casi (petrolio, zinco, piombo) il potenziale al rialzo supera quello al ribasso. Lo sostegonoKarine Jesiolowski e Koon Chow, Emerging Market Fixed Income di Union Bancaire Privée (UBP) secondo i quali la stabilizzazione dei prezzi delle commodity, in atto da marzo, contribuisce a rassicurare gli investitori circa le prospettive dei Paesi Emergentiche producono materie prime: per i due manager, pur essendo ancora soggette a qualche pressione, le economie con un settore pubblico forte, un buon bilancio con l’estero e politiche fiscali prudenti dovrebbero essere le prime a riguadagnare terreno.

Facciamo però un po’ di ordine ripercorrendo i punti chiave relativi alle commodity. Recentemente i prezzi dell’energia e dei metalli si sono stabilizzati grazie alla ripresa dell’economia globale, che ha compensato le pressioni legate a un eccesso di offerta e a un rafforzamento del dollaro. Nei prossimi 12 mesi gli analisti prevedono modesti rincari sul fronte delle commodity, ma a nostro parere il miglior profilo di rischio è quello del settore petrolifero, le cui quotazioni (USD 50-55/barile per il WTI) potrebbero essere prossime al minimo. La stabilizzazione dei prezzi delle materie prime dovrebbe placare i timori degli investitori circa i Mercati Emergenti, in particolare per i Paesi produttori di greggio che vantano bilanci solidi.

"Attualmente, i nostri fondi dedicati ai mercati obbligazionari emergenti sovrappesano petrolio e gas, mentre sottopesano metalli ed estrazione mineraria” rivelano i gestori che ritengono corrette le previsioni degli analisti circa un generale modesto rialzo dei prezzi delle commodity, sebbene le prospettive di rischio cambino da una categoria all’altra.

“Per il mercato del petrolio, i rischi di ribasso appaiono più limitati che per i metalli industriali. Uno dei motivi sta nella possibilità di tagliare rapidamente la produzione di greggio in caso di un crollo delle quotazioni. I produttori di scisto nordamericani possono rallentare velocemente l’attività, anche se l’Arabia Saudita scegliesse di agire diversamente per mantenere la propria quota di mercato. È la vita breve – circa 12 mesi – di molti pozzi nordamericani che conferisce tale agilità a livello decisionale ai produttori locali, che sostengono per un intero ciclo un costo medio di circa 50-55 dollari al barile di WTI” puntualizzano i due manager secondo i quali, se il WTI scendesse del 7 -15% rispetto ai livelli attuali, questi operatori sarebbero fortemente incentivati a ridurre la produzione e i risultati si vedrebbero nel giro di un anno. Il mercato dovrebbe quindi vedere in un prezzo simile una soglia resiliente.

“Un altro elemento di supporto per il prezzo del petrolio è costituito dalle diverse fonti della domanda. La Cina, ad esempio, rappresenta appena l’11% della domanda globale, mentre USA ed Europa insieme contano per circa il 35%. Pertanto, una ripresa dell’attività economica internazionale al di fuori della Cina contribuirà certamente a sostenere i prezzi del petrolio al livello attuale o leggermente al di sopra” concludono Karine Jesiolowski e Koon Chow.

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