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Borse, l’Europa resta la prima scelta davanti al Giappone

13 Agosto 2015 12:14

financialounge -  borsa Europa giappone mercati azionari Pictet utili
dizio positivo sulle Borse giapponese e europee resta confermato ma soltanto sui listini azionari del Vecchio Continente è stato adottato il pieno sovrappeso. È questa l’indicazione fornita per il mese di agosto dalla Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity che, in parallelo, hanno rivisto invece al ribasso il giudizio sulla regione Pacifico ex-Giappone escluso, poiché la recente decelerazione della Cina potrebbe penalizzare i Paesi asiatici suoi partner commerciali.

“Il fascino dei listini del Vecchio Continente è aumentato ora che la Grecia e i suoi creditori sono al lavoro su un nuovo pacchetto di salvataggio che dovrebbe consentire al Paese di restare nell’area euro. Uno scenario che dovrebbe contribuire a migliorare le prospettive delle Borse europee le cui valutazioni appaiono peraltro più ragionevoli dopo la correzione degli ultimi mesi” fanno sapere gli esperti della PSU.

La crescita economica tiene, grazie alla ripresa in Spagna e Italia che compensa la debolezza della Germania, mentre le previsioni dei profitti aziendali dell’area euro indicano un aumento prospettico del 7,7% nel corso dell’anno, anche se i modelli della PSU suggeriscono un’accelerazione ancora più marcata.

“Gran parte della ripresa è riconducibile alla robusta ripresa dei consumi delle famiglie. Gli investimenti aziendali restano invece invariati, ma l’ultimo sondaggio della Banca Centrale Europea sui prestiti bancari è incoraggiante: le condizioni di accesso al credito per le imprese sono sempre meno severe, il 13% degli istituti ha registrato un aumento della domanda di finanziamenti rispetto all’1% del trimestre precedente. Il nostro indicatore proprietario della situazione monetaria mostra che le condizioni del credito nell’area euro sono le più convenienti degli ultimi 20 anni almeno, segno che le misure accomodanti della BCE hanno una ricaduta positiva sull’economia reale” sottolinea la PSU secondo la quale, le previsioni a breve termine non sono più così chiare, invece, per quanto riguarda l’azionario nipponico.

“L’effetto delle iniezioni di liquidità della Banca del Giappone sembra svanire, mentre le esportazioni perdono slancio. Tuttavia, i trend strutturali favorevoli continuano a dipingere un quadro positivo per gli utili aziendali. Le riforme volute dal premier Shinzo Abe, volte a migliorare la corporate governance e a promuovere politiche aziendali più favorevoli agli investitori, potrebbero aumentare il ROE nazionale. Sottopesiamo le azioni della regione Pacifico Giappone escluso in quanto i grandi esportatori asiatici risentono del rallentamento della Cina” dichiarano i professionisti della PSU.

Per il resto, sempre secondo la PSU, le valutazioni dei mercati emergenti sono interessanti ma la decelerazione degli utili (che il mese scorso ci ha portato a sottopesare l’asset class) continua a destare preoccupazione. Il probabile rialzo dei tassi USA a settembre od ottobre lascia inoltre presagire una maggiore volatilità sulle piazze azionarie emergenti. Al contempo, la ripresa USA crea condizioni favorevoli per le aziende (soprattutto PMI). Oltre il 70% delle società che hanno già pubblicato i bilanci del secondo trimestre ha superato le attese. Tuttavia, le previsioni sugli utili rilasciate dai management aziendali sono meno incoraggianti. Le stime di consensus sulla crescita degli utili per l’intero esercizio restano invariate all’1% per quest’anno e al 17% per il 2016.

“Un’accelerazione che sembra già scontata: in base ai nostri punteggi gli Stati Uniti risultano la regione più onerosa, con azioni scambiate a 17,9 volte gli utili a 12 mesi o a un PBV di 2,7. Inoltre, in presenza di margini di profitto storicamente elevati e di un dollaro forte, le società USA faticheranno ad aumentare gli utili nel medio periodo. Confermiamo pertanto il sottopeso degli Stati Uniti” puntualizzala PSU che, relativamente all’allocazione settoriale, tagliano la sovraponderazione di lunga data sui settori più esposti al ciclo economico alla luce della recente debolezza della produzione a livello globale.

“Riduciamo a neutrale l’allocazione ai titoli industriali, secondi nella nostra classifica dei settori più onerosi. Per contro, promuoviamo le telecomunicazioni, che presentano valutazioni allettanti e ci sembrano trascurate dagli investitori. Nel lungo periodo confidiamo che i titoli ciclici offrano un maggior potenziale di guadagno” conclude la PSU.

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