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International Editor's Picks - 17 agosto 2015

17 Agosto 2015 15:08

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an style="color: #000080;">Gli europei accumulano oro fisico.
Il metallo giallo è in crisi nel mondo con i prezzi ai minimi da 5 anni, ma in Europa (e Russia) si continua a comprare oro fisico, monete e lingotti, soprattutto di piccolo taglio. Lo riporta il britannico Telegraph citando i dati del World Gold Council secondo cui la domanda di metallo giallo nel secondo trimestre del 2015 in Europa è aumentata di quasi il 20% rispetto a un anno prima a fronte di un calo del 12% a livello globale. A comprare oro sono soprattutto tedeschi, austriaci e svizzeri, vale a dire quelli più spaventati dalla possibilità di un esito traumatico della crisi greca. L’oro di carta, vale a dire gli ETF, sono invece trascurati. Segno che si cerca la sicurezza, l’oro vero da tenere nascosto in casa per ogni evenienza. E poi c’è la Russia, dove a comprare però è la Banca Centrale che ha aggiunto 36,8 tonnellate alle sue riserve portandole a 1.275, pari al 13% delle riserve totali.

Arriva Mobilegeddon per le piccole imprese
Il neologismo, che vuol dire “giudizio universale mobile” è stato coniato dai siti americani per descrivere la catastrofe a cui potrebbero andare incontro le attività economiche minori dopo la decisione di Google, lo scorso aprile, di aggiornare il suo algoritmo di ricerca per rendere più visibili i siti delle aziende sui device mobili: tablet, smartphone, etc. Questo vuol dire che le aziende devono dotarsi di siti web “mobile friendly”, dal momento che ormai il 50% delle ricerche si fanno in mobilità, con gli utenti mobili previsti a 6,1 miliardi entro il 2020. Ovviamente le grandi corporation si sono adeguate da tempo, mentre le imprese più piccole sono in ritardo. Se non si sbrigano rischiano di diventare invisibili per le ricerche effettuate su Mobile. E magari sono avvantaggiati quelli che un sito ancora non ce l’hanno e possono partire direttamente dal Mobile.

Greggio, il Nord Dakota può resistere anche a $30 al barile.
Il petrolio ai minimi da sei anni non riesce ad affondare il rinascimento energetico del Nord America. Bloomberg riporta che in alcune zone del Nord Dakota le estrazioni di shale restano redditizie anche con un petrolio sotto i 30 dollari. È il risultato dei recuperi di efficienza e del taglio dei costi cui le aziende estrattrici sono state costrette dopo la guerra dei prezzi dell’Arabia Saudita e degli altri produttori Opec. Con il West Texas Intermediate che viaggia poco sopra i 40 dollari i produttori del Nord Dakota riescono a fare utili nonostante gli sconti che devono praticare per gli extra costi del trasporto, che fanno scendere il prezzo poco sopra i 30 dollari. Nella contea di McKenzie, in Nord Dakota, il breakeven è sceso a $29 a barile. E la produzione da dicembre scorso, quando aveva toccato il picco, è scesa solo del 2 per cento.

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