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Troppo tardi per vendere ma non per approfittare della volatilità

25 Agosto 2015 14:58

financialounge -  cina mercati emergenti volatilità Vontobel
ata di avversione al rischio ha affossato le Borse dei paesi sviluppati. La debolezza persistente dei prezzi delle materie prime (che, a cascata, indebolisce le economie dei paesi sviluppati produttori di commodity) e i dati sulla contrazione della crescita economica cinese ha provocato perdite consistenti (tra il 6% e il 7%) nei principali indici azionari occidentali, dall’S&P500 al Dax, dall’EuroStoxx 50 all’indice Nikkei 225 e un balzo dell’indice Vix (il cosiddetto barometro della paura dei mercati) il cui valore è più che raddoppiato da quota 13 a 28.

L’attenzione degli investitori ruota attorno al deterioramento della situazione economica dei grandi mercati emergenti (EM) sulla scia dell’ulteriore brusco calo dei prezzi delle materie prime e dai brutti dati provenienti dall’economia reale di Pechino e dai mercati finanziari cinesi.

“Non c'è dubbio che la Cina stia affrontando molti ostacoli nel percorso disegnato per il riequilibrio dei fattori di supporto alla crescita: dagli investimenti e dalle esportazioni all’incremento della spese dei consumatori. La recente svalutazione del renminbi, anche se modesta alla luce del forte pluriennale apprezzamento, sottolinea la diminuzione del numero di opzioni a disposizione della leadership cinese per rilanciare la crescita economica. Il rapido deprezzamento delle valute dei paesi emergenti, il calo inarrestabile dei prezzi delle materie prime insieme con la domanda finale debole da questi paesi (compresa la Cina) pesano sulle prospettive reddituali in diversi settori azionari chiave, come l'energia, l'estrazione mineraria, gli industriali, l’automotive e i beni di lusso. Il rilascio di deboli numeri manifatturieri cinesi insieme con la svalutazione a sorpresa del renminbi, sono stati il catalizzatore per il sell-off (vendita di titoli sul mercato senza limitazione di prezzo e quantità) globale” fanno presente gli esperti di Vontobel Asset Management.

La Federal Reserve (Fed), a questo punto, molto probabilmente manterrà inalterato il suo tasso sui Fed funds alla prossima riunione del FOMC (16/17 settembre) e ritarderà l’inizio della stretta monetaria (rialzo dei tassi USA; ndr) a dicembre o addirittura a inizio. D’altra parte, le pressioni disinflazionistiche globali (derivanti dalla debolezza delle materie prime e dalla svalutazione delle valute emergenti), rendono la obiettivi di inflazione della Banca del Giappone (BOJ) e la Banca centrale europea (BCE) difficili da raggiungere, aumentando la probabilità di ulteriore "allentamento quantitativo" nel prossimo futuro. Ultimo ma non meno importante, la Cina molto probabilmente allenterà la politica monetaria aggressiva tagliando i tassi di interesse e i vincoli di riserva imposti alle banche nel concedere prestiti.

“È vero che alcuni problemi sono gravi, come il deterioramento della qualità del credito nei mercati emergenti e nei settori legati alle materie prime, tuttavia di solito un mercato toro è seguito da una recessione dopo un inasprimento della politica monetaria. In questo caso, si considera la probabilità di una recessione nei mercati sviluppati come estremamente bassa dal momento che la politica monetaria delle rispettive banche centrali resta estremamente accomodante. Resta il fatto, però, che vi è una grande divergenza tra i mercati emergenti deboli e lo stato di salute di alcuni importanti paesi sviluppati come, per esempio Stati Uniti, Regno Unito e Germania: tale divergenza resta una fonte di volatilità per i mercati finanziari” spiegano i professionisti di Vontobel AM che poi concludono con una riflessione operativa: “Con la fiducia degli investitori che evidenzia una profonda avversione al rischio, è probabilmente troppo tardi per vendere. In base al nostro scenario a medio termine, la nostra inclinazione è piuttosto quella di cercare opportunità di acquisto in aree che stanno beneficiando del contesto attuale, senza tuttavia mai perdere di vista il rischio complessivo del portafoglio”.

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