agricoltura
International Editor's Picks - 31 agosto 2015
31 Agosto 2015 10:27
an style="color: #000080;">Dopo il QE arriva il QT, dalla Cina.
Lo scrive la Reuters secondo cui Pechino sta alleggerendo le sue immense riserve, in gran parte costituite da titoli del Tesoro americani, per reperire risorse a sostegno dell’economia. Se la banca centrale vende titoli (il contrario di quanto fatto dalla Fed prima e dalla BCE poi) drena liquidità dal mercato: quantitative tightening, appunto, vale a dire stretta quantitativa. La Reuters cita gli analisti di Citi, secondo cui la mossa, diretta anche a contrastare la fuga di capitali, potrebbe essere seguita da altre economie emergenti. Le stime di Citi parlano di vendite di riserve per $59 miliardi al mese nell’ultimo anno da parte di Pechino, con una accelerazione a quasi $100 miliardi negli ultimi mesi. Secondo un’altra grande banca globale citata da Reuters le banche centrali dei paesi emergenti, Cina compresa, avrebbero venduto riserve per oltre $200 miliardi solo ad agosto. Le riserve cinesi sono immense, a fine giugno erano stimate a $3,69 trilioni contro solo $150 miliardi al giro del millennio.
L’agricoltura salverà il Brasile?
Il grande paese sprofonda in recessione e rischia il downgrade delle grandi agenzie di rating. Ma potrebbe trovare nel settore agricolo la sua via d’uscita. Lo scrive la testata specializzata Agricolture.com secondo cui il nuovo rivale dei farmer americani sarebbe diventato proprio il Brasile, la cui produzione agricola ha scalato la classifica mondiale raggiungendo la seconda posizione di esportatore globale dopo gli Stati Uniti, con spazio per crescere ancora e contribuire a soddisfare la crescente domanda asiatica. Dal 1990 il Brasile ha raddoppiato la sua produzione agricola, con quella di carne quasi triplicata. Nel settore della carne il Brasile ha già superato gli USA, almeno a livello di aziende: la brasiliana JBS è il numero uno al mondo ed è entrata già dal 2007 nel mercato USA acquistando la Swift & Company. Ora vuol crescere ancora e si prepara a comprare il settore suini di Cargill.
La Cina colpisce. A Las Vegas!
Non solo a Wall Street. CNBC riporta che a luglio i ricavi della città del gioco sono scesi del 2 per cento, a causa soprattutto di un crollo del 21 per cento delle presenze ai tavoli di baccarat, un gioco particolarmente popolare tra gli asiatici. In termini di volumi, i ricavi del baccarat sono letteralmente crollati, meno 35 per cento. A giugno è andata ancora peggio, meno 43 per cento. Secondo gli analisti che seguono il settore potrebbe essere solo l’inizio, se la crisi cinese va avanti. “Ci aspettiamo che il business del baccarat resti sotto pressione a tempo indeterminato” ha scritto in una nota ai clienti l’analista Steven Wieczynski di Stifel Nicolaus. Non si fermano invece gli incassi delle slot machine, evidentemente alimentate da clienti USA, che hanno messo a segno un aumento del 9 per cento.
Lo scrive la Reuters secondo cui Pechino sta alleggerendo le sue immense riserve, in gran parte costituite da titoli del Tesoro americani, per reperire risorse a sostegno dell’economia. Se la banca centrale vende titoli (il contrario di quanto fatto dalla Fed prima e dalla BCE poi) drena liquidità dal mercato: quantitative tightening, appunto, vale a dire stretta quantitativa. La Reuters cita gli analisti di Citi, secondo cui la mossa, diretta anche a contrastare la fuga di capitali, potrebbe essere seguita da altre economie emergenti. Le stime di Citi parlano di vendite di riserve per $59 miliardi al mese nell’ultimo anno da parte di Pechino, con una accelerazione a quasi $100 miliardi negli ultimi mesi. Secondo un’altra grande banca globale citata da Reuters le banche centrali dei paesi emergenti, Cina compresa, avrebbero venduto riserve per oltre $200 miliardi solo ad agosto. Le riserve cinesi sono immense, a fine giugno erano stimate a $3,69 trilioni contro solo $150 miliardi al giro del millennio.
L’agricoltura salverà il Brasile?
Il grande paese sprofonda in recessione e rischia il downgrade delle grandi agenzie di rating. Ma potrebbe trovare nel settore agricolo la sua via d’uscita. Lo scrive la testata specializzata Agricolture.com secondo cui il nuovo rivale dei farmer americani sarebbe diventato proprio il Brasile, la cui produzione agricola ha scalato la classifica mondiale raggiungendo la seconda posizione di esportatore globale dopo gli Stati Uniti, con spazio per crescere ancora e contribuire a soddisfare la crescente domanda asiatica. Dal 1990 il Brasile ha raddoppiato la sua produzione agricola, con quella di carne quasi triplicata. Nel settore della carne il Brasile ha già superato gli USA, almeno a livello di aziende: la brasiliana JBS è il numero uno al mondo ed è entrata già dal 2007 nel mercato USA acquistando la Swift & Company. Ora vuol crescere ancora e si prepara a comprare il settore suini di Cargill.
La Cina colpisce. A Las Vegas!
Non solo a Wall Street. CNBC riporta che a luglio i ricavi della città del gioco sono scesi del 2 per cento, a causa soprattutto di un crollo del 21 per cento delle presenze ai tavoli di baccarat, un gioco particolarmente popolare tra gli asiatici. In termini di volumi, i ricavi del baccarat sono letteralmente crollati, meno 35 per cento. A giugno è andata ancora peggio, meno 43 per cento. Secondo gli analisti che seguono il settore potrebbe essere solo l’inizio, se la crisi cinese va avanti. “Ci aspettiamo che il business del baccarat resti sotto pressione a tempo indeterminato” ha scritto in una nota ai clienti l’analista Steven Wieczynski di Stifel Nicolaus. Non si fermano invece gli incassi delle slot machine, evidentemente alimentate da clienti USA, che hanno messo a segno un aumento del 9 per cento.
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