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Come cogliere le opportunità che si sono create in Cina
3 Settembre 2015 17:12
chiusura a 3.232 punti di venerdì 28 agosto, lo Shanghai Stock Exchange Composite Index della Borsa cinese si è riportato a +1,4% rispetto al valore di inizio anno e a +48,2% rispetto a 12 mesi fa. La correzione rispetto al picco di 5.166 punti del 12 giugno è però pari, tuttavia, al -37,4%. Proprio questa forte correzione, alla luce anche degli interventi della banca centrale cinese, ha convinto alcuni analisti azionari a rivalutare la posizione sul mercato azionario cinese.
Se, come sembrava ovvio a tutti, a giugno il listino di Shanghai sembrava una sala scommesse in cui si era letteralmente perso ogni riferimento rispetto ai fondamentali delle aziende quotate, questo violento ribasso dei prezzi ha riportato l’attenzione su quello che dovrebbe essere sempre il faro che indica la strada all’investimento azionario: il valore corrente delle aziende (in base agli ultimi dati di bilancio e patrimoniali disponibili) e quello prospettico (in base a stime ragionevoli e sostenibili).
Ecco perché, analizzando con cura le singole società, è possibile trovare ora aziende che, se non proprio a buon mercato in senso assoluto, sono ritornate abbastanza attraenti se confrontate con omologhe a livello regionale (Asia) e internazionale.
Per cercare di capire su quali puntare William Nygren, CFA, Portfolio Manager di Harris Associates (Gruppo Natixis), propone un approccio particolare: “Pensiamo che occorra pensare più a come il prodotto interno lordo (PIL) evolverà presumibilmente nei prossimi 5-7 anni piuttosto che nei prossimi trimestri. Da questo punto di vista, non solo il PIL globale salirà probabilmente rispetto al livello attuale, ma è presumibile che anche i mercati emergenti contribuiranno in futuro ad una percentuale maggiore del PIL globale totale rispetto a quanto avvenga attualmente”.
Avendo fatto tale premessa, il manager ritiene che sia comunque preferibile investire in società internazionali esposte a mercati emergenti quali la Cina piuttosto che detenere investimenti diretti su questi mercati. Infatti, nonostante il sell-off estivo sui mercati cinesi, William Nygren continua a ritenere che gli investimenti diretti in società cinesi di alta qualità continuino a non essere più economici rispetto a quanto si possa ottenere tramite società internazionali largamente attive in Cina.
“Inoltre, ci piace investire dove vi è sicurezza giuridica e la tutela della corporate governance e queste le troviamo nei mercati sviluppati. Pertanto, preferirei ad esempio acquistare società globali di prodotti di consumo che svolgono una parte significativa del proprio business in mercati emergenti piuttosto che tentare di individuare una società in un mercato emergente anche offerta attualmente ad un buon prezzo” conclude William Nygren.
Se, come sembrava ovvio a tutti, a giugno il listino di Shanghai sembrava una sala scommesse in cui si era letteralmente perso ogni riferimento rispetto ai fondamentali delle aziende quotate, questo violento ribasso dei prezzi ha riportato l’attenzione su quello che dovrebbe essere sempre il faro che indica la strada all’investimento azionario: il valore corrente delle aziende (in base agli ultimi dati di bilancio e patrimoniali disponibili) e quello prospettico (in base a stime ragionevoli e sostenibili).
Ecco perché, analizzando con cura le singole società, è possibile trovare ora aziende che, se non proprio a buon mercato in senso assoluto, sono ritornate abbastanza attraenti se confrontate con omologhe a livello regionale (Asia) e internazionale.
Per cercare di capire su quali puntare William Nygren, CFA, Portfolio Manager di Harris Associates (Gruppo Natixis), propone un approccio particolare: “Pensiamo che occorra pensare più a come il prodotto interno lordo (PIL) evolverà presumibilmente nei prossimi 5-7 anni piuttosto che nei prossimi trimestri. Da questo punto di vista, non solo il PIL globale salirà probabilmente rispetto al livello attuale, ma è presumibile che anche i mercati emergenti contribuiranno in futuro ad una percentuale maggiore del PIL globale totale rispetto a quanto avvenga attualmente”.
Avendo fatto tale premessa, il manager ritiene che sia comunque preferibile investire in società internazionali esposte a mercati emergenti quali la Cina piuttosto che detenere investimenti diretti su questi mercati. Infatti, nonostante il sell-off estivo sui mercati cinesi, William Nygren continua a ritenere che gli investimenti diretti in società cinesi di alta qualità continuino a non essere più economici rispetto a quanto si possa ottenere tramite società internazionali largamente attive in Cina.
“Inoltre, ci piace investire dove vi è sicurezza giuridica e la tutela della corporate governance e queste le troviamo nei mercati sviluppati. Pertanto, preferirei ad esempio acquistare società globali di prodotti di consumo che svolgono una parte significativa del proprio business in mercati emergenti piuttosto che tentare di individuare una società in un mercato emergente anche offerta attualmente ad un buon prezzo” conclude William Nygren.
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